È strutturata secondo tre temi maggiori che trovano espressione in progetti architettonici e in installazioni artistiche: il Sogno, il Cell Network e Homeland. A questi si aggiungono tre focus su tre specifici case stories di cui vengono approfonditi aspetti morfologici e contesti sociopolitici di riferimento. Il primo dei tre è costituito dall'architettura di massa basata sui grandi edifici a blocchi in Russia dal periodo staliniano a oggi: un modello abitativo diffusosi poi nel mondo intero. Il secondo verte sui Rom, e più precisamente sulla storia dell'incontro tra il modo di vivere tradizionale dei Rom europei e la società moderna, globalizzata e ferreamente regolata, che li accerchia da ogni lato. Difficile dire che esista un'architettura Rom, ma certo esiste un'estetica Rom, e le case che i Rom costruiscono hanno un forte valore simbolico come veicolo d'identità e un ruolo importante all'interno della loro narrativa di sé. Il terzo case story riguarda la storia di un laboratorio digitale e di un'istituzione che cresce in un modo organico e funge da luogo di pratiche alternative all'interno di un'area abitativa, funzionando come centro culturale, scuola, studio e galleria. Il progetto è sorto a Delhi in India, ma potrebbe costituire un modello di integrazione sociale in altre aree in fase di sviluppo urbano.
La mostra fa continuo riferimento alla dicotomia tra il termine house, casa, e la parola home, ancora "casa", ma con riferimento al luogo reale o simbolico dove ognuno sente di trovarsi nel proprio ambiente. House comprende quindi il concetto di "casa" e quello di abitare, il rapporto di ognuno con il posto da dove viene e con quello in cui vive.
Lungi dall'intendere l'architettura come isolato esercizio formale, Living parte dall'assunto che i modelli di abitazione riflettano il modo in cui ci troviamo a vivere, come individui e come collettività.
Frontiers of Architecture III-IV. Living
Louisiana Museum