72 Hour Urban Action

Tre giorni e tre notti per progettare lo spazio pubblico: Halbrecht e Karjevsky raccontano come funziona il primo concorso di architettura in tempo reale.

Immaginate un gruppo di 120 architetti e designer che scendono in una comune strada di edifici residenziali e pubblici, di centri commerciali, servizi e piccola industria: non è la versione di quartiere del reality televisivo Extreme Makeover – Home Edition, ma un progetto sociale di architettura con l'obiettivo di restaurare il tessuto urbano. Si chiama 72 Hour Urban Action (Iniziativa urbana di 72 ore) e i due responsabili, Kerem Halbrecht e Gilly Karjevsky, attivi a Tel Aviv-Jaffa, si preparano a estenderla a tutto il mondo.

Dopo un'analisi dell'area, con la mappatura dei flussi di circolazione, delle abitudini, delle caratteristiche fisiche e del contesto urbanistico, vengono scelti i dieci siti della strada che presentano le migliori potenzialità di intervento. Costituiscono, dicono i due architetti, una piattaforma sperimentale per mettere alla prova idee e metodi. Finora il trenta per cento dei progetti completati nel corso di 72HUA rimane in attività. Il tutto implica la consultazione dei residenti nel corso del progetto e un processo costruttivo che gli organizzatori hanno battezzato "architettura in tempo reale". La scoperta di sacche di autonomia e perfino di anarchia nel sistema municipale permette al progetto 72HUA di articolare un linguaggio architettonico per i non architetti che dà ai residenti parole e progetti tangibili cui fare riferimento. Secondo la logica sottesa all'opera di Shigeru Ban e di Architecture for Umanity, 72HUA elabora strategie di soccorso d'emergenza per contribuire a riparare il tessuto urbano. I residenti, prendendo parte alla trasformazione delle loro comunità, immaginano realtà alternative per il loro spazio pubblico. "Ci interessa elaborare il progetto come potente strumento di sperimentazione urbanistica e di progettazione", dichiarano Halbrecht e Karjevsky. "Attualmente siamo in procinto di esportare un certo numero di concorsi 72HUA negli Stati uniti, in Europa e in Medio Oriente."
Il progetto <i>Space Invaders</i>, che alla Biennale di Bat Yam si è aggiudicato una menzione d'onore, suggerisce nuovi utilizzi dello spazio pubblico, sempre più spesso invaso dai privati per il loro utilizzo personale.
Il progetto Space Invaders, che alla Biennale di Bat Yam si è aggiudicato una menzione d'onore, suggerisce nuovi utilizzi dello spazio pubblico, sempre più spesso invaso dai privati per il loro utilizzo personale.
Joshua Simon: Come definireste il progetto 72HUA?
Kerem Halbrecht e Gilly Karjevsky: È il primo concorso al mondo di architettura in tempo reale. Con tre giorni e tre notti per progettare e realizzare progetti di spazio pubblico, concorrenti provenienti da tutto il mondo si dividono in dieci squadre con dieci obiettivi differenti ma tutti nella stessa strada. Canalizzando la passione e l'entusiasmo dei partecipanti è possibile fare una gran quantità di lavoro: 120 persone, ciascuna delle quali contribuisce con 72 ore, fanno un contributo gratuito di 8.680 ore di lavoro professionale. Ci guadagnano tutti: i residenti, il Comune e i partecipanti. L'architettura può essere divertente.

<i>Nothern Gate</i>, uno dei due progetti vincitori della Biennale di Bat Yam, suggeriva di creare uno spazio pubblico che permettesse usi diversi in diversi momenti della giornata, per rendere vivo l'ingresso al Business District all'incrocio tra due vie di natura diversa: la trafficata Yoseftal St. e la pedonale Ort Israel St.
Nothern Gate, uno dei due progetti vincitori della Biennale di Bat Yam, suggeriva di creare uno spazio pubblico che permettesse usi diversi in diversi momenti della giornata, per rendere vivo l'ingresso al Business District all'incrocio tra due vie di natura diversa: la trafficata Yoseftal St. e la pedonale Ort Israel St.
Come nasce 72HUA?
Per noi il punto fondamentale era: possiamo introdurre l'immediatezza operativa nella sfera dell'architettura e dell'urbanistica? Di solito queste attività richiedono una gran quantità di tempo, hanno bisogno di molto denaro e di una montagna di permessi: pare impossibile cambiare qualunque cosa. Volevamo dimostrare che cambiare è possibile, indurre la gente a impegnarsi più direttamente con l'ambiente circostante e mettere in discussione i luoghi comuni sulla proprietà degli spazi pubblici: chi possiede il diritto di intervenire sullo spazio pubblico? Chi ne ha la responsabilità? Possiamo cambiare i preconcetti su questi diritti e queste responsabilità? Il progetto 72HUA è nato in Israele, in una cultura in perpetua crisi, che pone molte domande a chi vive qui: come si fa a vivere felici quando si è di fronte a una situazione che pare senza soluzione? Quando cose tremende vengono fatte a nostro nome? Qual è il nostro rapporto con la vita in un conflitto perpetuamente presente? Si può scegliere l'apatia e ignorare i problemi finché si può, si può diventare un militante antagonista, si può diventare aggressivi verso chi è diverso oppure, come suggerisce questo progetto si può creare la realtà in cui si vuol vivere. Inducendo i cittadini a instaurare un rapporto attivo con l'amministrazione locale è possibile dare avvio a un cambiamento politico: la partecipazione alla riflessione sul cambiamento e il coinvolgimento attivo nello spazio pubblico hanno un significato politico, nel senso che ricordano ai cittadini che le amministrazioni sono al servizio della società e a essa devono rendere conto.

Ci interessa elaborare il progetto come potente strumento di sperimentazione urbanistica e di progettazione. Attualmente siamo in procinto di esportare un certo numero di concorsi 72HUA negli Stati uniti, in Europa e in Medio Oriente.
Il progetto <i>Space Invaders</i>, menzione d'onore alla Biennale di Bat Yam.
Il progetto Space Invaders, menzione d'onore alla Biennale di Bat Yam.
Perché Bat-Yam?
La prima manifestazione di 72HUA ha avuto luogo alla Biennale di urbanistica del paesaggio di Bat-Yam, nella zona sud di Tel Aviv, nel settembre 2010. C'erano 120 partecipanti provenienti da 20 paesi. Bat-Yam è una specie di insediamento suburbano di Tel Aviv-Jaffa. Ha l'immagine di una città cupa, dove regna la violenza, caratterizzata dalla scarsa qualità degli spazi pubblici: un'immagine che l'attuale sindaco è deciso a cambiare. La popolazione ammonta a 160.000 abitanti, e si tratta della seconda città israeliana per densità. Il 30 per cento degli abitanti sono immigrati dall'ex Unione Sovietica e il 10 per cento dell'area cittadina è costituito da spazi pubblici. La città si affaccia sulle rive del Mediterraneo: si estende lungo la costa, con insediamenti residenziali per una profondità media di 1.100 metri dalla riva. L'idea del sindaco di farne un laboratorio di urbanistica all'aperto per migliorare la qualità degli spazi pubblici ha reso possibile il nostro lavoro. Realizzando il progetto con l'autorizzazione per una manifestazione invece che con un permesso edilizio ha tolto di mezzo parecchi vincoli normativi. Ma ne rimanevano ancora due importanti: il divieto di escavazioni più profonde di 30 centimetri (a causa delle infrastrutture sotterranee) e quello di non ampliare i lavori alla strada. I progetti rimasti dopo il concorso hanno ottenuto un'autorizzazione edilizia retroattiva. Nel periodo tra la fine del progetto e la presa in carico da parte del Comune alcuni progetti sono stati gestiti dai residenti.

E poi coma ha funzionato concretamente?
Il campo base è stato una scuola elementare trasformata in centrale operativa in tempo reale per il concorso. La scuola era vuota perché i ragazzi erano in vacanza e ogni gruppo di lavoro ha avuto a disposizione un'aula. I letti li abbiamo presi dai magazzini d'emergenza della protezione civile. A partire dal rapporto stretto tra i partecipanti, nonché tra loro, il sito e l'ambiente circostante, fino alla definizione del progetto e alla sua realizzazione, la struttura della centrale operativa ha permesso di realizzare quasi tutte le idee concepite dai gruppi di lavoro.

Work in progress di <i>Nothern Gate</i>, progetto vincitore della scorsa Biennale di Bat Yam.
Work in progress di Nothern Gate, progetto vincitore della scorsa Biennale di Bat Yam.
Quali sono le proposte di 72HUA?
Collaboriamo a livello internazionale con partner locali per fare ricerca e per finanziare e realizzare la manifestazione in varie città di tutto il mondo. Per la maggior parte questi partner locali sono persone e organizzazioni che hanno già preso parte alla manifestazione. Con la crescita quantitativa dei progetti di 72HUA e la loro diffusione in varie parti del mondo, cresceranno di numero anche le occasioni di scambio interculturale per gli stessi partecipanti, per i professionisti e per gli studenti dei paesi in cui si svolge ciascuna manifestazione e anche peri cittadini e per le amministrazioni delle città in questione. Ciò porterà un cambiamento nella percezione del modo in cui lavorare nello spazio pubblico, per i professionisti, per gli amministratori pubblici, per i cittadini e per noi stessi. Un altro effetto è lo sviluppo di una rete internazionale di professionisti basata sulla prassi: non un convegno tra colleghi, ma un cantiere per l'architettura e per la società.
Il progetto <i>The Alley</i> del Blender Team si proponeva di trasformare la strada che collega Ort Israel St. al Business District e ingresso principale per i 350 studenti della scuola elementare Ben Gurion, in uno spazio pubblico in continuo cambiamento.
Il progetto The Alley del Blender Team si proponeva di trasformare la strada che collega Ort Israel St. al Business District e ingresso principale per i 350 studenti della scuola elementare Ben Gurion, in uno spazio pubblico in continuo cambiamento.
Il gruppo di lavoro vincitore della Biennale di Bat Yam: Tal Gur (Israele), Matan Israeli (Israele), Haim Kazas (Israele), Sami Jubrane (Israele), Imad Jubrane (Israel), Ziad Jubrane (Israele), Kabala Dorota (Polonia), Magdalena Juszczak (Polonia), Maya Ober (Israele — Polonia), Marta Florkowska-Dwojak (Polonia), Christophe Barlieb (Germania).
Il gruppo di lavoro vincitore della Biennale di Bat Yam: Tal Gur (Israele), Matan Israeli (Israele), Haim Kazas (Israele), Sami Jubrane (Israele), Imad Jubrane (Israel), Ziad Jubrane (Israele), Kabala Dorota (Polonia), Magdalena Juszczak (Polonia), Maya Ober (Israele — Polonia), Marta Florkowska-Dwojak (Polonia), Christophe Barlieb (Germania).
Il progetto <i>The Lobby</i> del Team Dasding Hofmann è uno dei due progetti vincitori della Biennale di Bat Yam. Obiettivo del progetto è creare uno spazio comune di alta qualità per i residenti di una torre, convertita in residenza per anziani senza però adeguati spazi pubblici. Photo Mor Arkadir.
Il progetto The Lobby del Team Dasding Hofmann è uno dei due progetti vincitori della Biennale di Bat Yam. Obiettivo del progetto è creare uno spazio comune di alta qualità per i residenti di una torre, convertita in residenza per anziani senza però adeguati spazi pubblici. Photo Mor Arkadir.
Il progetto <i>The Lobby</i> del Team Dasding Hofmann uno dei due progetti vincitori della Biennale di Bat Yam. Photo Mor Arkadir
Il progetto The Lobby del Team Dasding Hofmann uno dei due progetti vincitori della Biennale di Bat Yam. Photo Mor Arkadir

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