Promo testo stripe

Decollo

Il più recente edificio di Steven Holl, uno svettante museo a Nanchino, esplora i misteri spaziali dell'antica pittura cinese, e molto rivela della condizione contemporanea dell'architettura.

Veniamo portati in auto in un'area che ha, o presto avrà, una densità di opere architettoniche simile a quella che normalmente si trova sulle pagine di una rivista come quella che state leggendo. Questo, però, è un luogo reale, nel quale quell'esperienza mediatica assume intorno a noi concretezza fisica. All'inizio, come in una specie di perversa negazione della realtà, vengo condotto nell'unico lavoro non architettonico dell'area, un casotto di cantiere in mattoni, all'interno del quale ci sediamo su sgabelli con fondi colorati simili a smarty giganti. In vassoi di acciaio inossidabile a scomparti stampati, ci viene servito un pranzo a base di verdure coltivate proprio dietro la baracca. Su una panchina, temporaneamente convertita in bancone, è festosamente esposta una sequenza di zucche provenienti dallo stesso terreno. Questo quadretto architettonico scomparirà, quando il progetto sarà interamente finito. Tutto questo avviene sul pendio di una collina. In lontananza, si può scorgere Nanchino. Se si fissa lo sguardo, si può quasi vedere la città crescere come in un'opera di animazione. Intorno a noi si estende un bosco che raggiunge la cresta della collina. Nel paesaggio è disseminata una serie di strutture che potrebbero essere le rovine di una qualche civiltà del futuro. Naturalmente non lo sono. Sono gli edifici previsti dal piano Cipea (China International Practical Exhibition of Architecture) che diventerà presto un resort turistico circondato da una cintura di ville satellite. Al momento, comunque, essendo ancora in costruzione o in fase di completamento, queste strutture non ci fanno capire con certezza se il tempo stia scorrendo in avanti o all'indietro: come se tronconi, fondamenta, strutture e anche alcune costruzioni quasi ultimate si trovassero, in realtà, in uno stato di rovina. L'intervento diventerà presto un complesso di inconfondibili architetture d'autore. In alto, vicino al crinale, vi è una struttura brutalista in calcestruzzo che ospiterà gli studi per artisti creati da Ai Weiwei. Alla stessa altezza, sul lago artificiale scavato recentemente, si trova una piattaforma rettangolare a palafitta, che farà parte della villa progettata da SANAA. Più in basso, troviamo una costruzione che assomiglia a un'elegante imbarcazione orientale di legno, ma che è, in realtà, una residenza creata dall'architetto messicano Alberto Kalach. Il progetto, comunque, non si ferma qui: Zhang Lei, Mathias Klotz, Odile Decq, Sean Godsell, David Adjaye... Queste ville circondano edifici di maggiori dimensioni: un centro congressi di Isozaki e un albergo di Sottsass.
Partito nel 2003, il Cipea ha coinvolto ventiquattro architetti di fama internazionale: accanto ai cinesi Wang Shu, Zhang Lei, Qingyun Ma, Ai Weiwei, sono intervenuti, tra gli altri, SANAA, David Adjaye, Arata Isozaki e Sean Godsell.
Partito nel 2003, il Cipea ha coinvolto ventiquattro architetti di fama internazionale: accanto ai cinesi Wang Shu, Zhang Lei, Qingyun Ma, Ai Weiwei, sono intervenuti, tra gli altri, SANAA, David Adjaye, Arata Isozaki e Sean Godsell.
Nel punto più alto del cantiere si trova il fulcro culturale dell'intero piano urbanistico, l'elemento caratterizzante in termini di programma, forma e nome, quello che rivela la strategia del Cipea di combinare alta cultura e natura: è questo edificio che sono venuto a vedere. Il Contemporary Art & Architecture Museum di Steven Holl si innalza compiendo una massiccia torsione verticale. È alto, di un'altezza vertiginosa, filiforme e la sua forma bianca punta verso il cielo, si torce, quindi, fino quasi a formare un cerchio e, infine, si allunga nel vuoto sul paesaggio sottostante. Il museo si articola in due parti: il pesante piano terra e il corpo semitrasparente a forma di G, che volteggia sopra di esso. Alla base, una serie di muri angolari forma dei recinti non dissimili dagli astratti giardini cinesi murati. Eseguiti con una cassaforma di bambù, che ha impresso nel cemento una tessitura di linee orizzontali per sottolineare una continuità con il paesaggio, e dipinti di nero carbone per accentuare la loro gravità, questi muri si intersecano a formare la base dell'edificio, cioè quello che, in progetti architettonici più tradizionali, sarebbe considerato un plinto. Da questa base si innalza il corpo dell'edificio, rivestito di policarbonato semitrasparente con le sue celle a doppia parete che ne accentuano ulteriormente la verticalità. Molto più in alto, con torsione scultorea, la bianchezza trasparente della costruzione sembra evaporare nel cielo. Pur essendo in pratica un edificio formato da due piani, essi sono divisi da una distanza di almeno trenta metri. Questa strana separazione verticale, questa violenta scissione, si presta a una lettura antropomorfica. Potremmo vederci un verme gigante di colore bianco, che esce, contorcendosi, alla luce del sole dalla sua tana artificiale e se fa una strana impressione, la fa perché 'è' strano. In questa disarmonica forma bianca vi è qualcosa che ricorda le pallide creature contorte ai piedi della crocifissione di Francis Bacon. In fondo, comunque, anche questo edificio è una sorta di mutante architettonico: due edifici separati da un vaso sanguigno estremamente dilatato.
Pur essendo una struttura studiata per fluttuare nel vuoto con una certa leggerezza, il museo si apre raramente sul paesaggio esterno. Si potrebbe assimilarlo a una sorta di promenade architettonica verso l’alto, in cui si incontrano anche spazi multifunzionali a gradoni.
Pur essendo una struttura studiata per fluttuare nel vuoto con una certa leggerezza, il museo si apre raramente sul paesaggio esterno. Si potrebbe assimilarlo a una sorta di promenade architettonica verso l’alto, in cui si incontrano anche spazi multifunzionali a gradoni.
All'interno, la costruzione presenta analoghi contrasti. La parte inferiore è uno spazio interno compatto che si conficca nel suolo, quella superiore è leggera e sfumata. Per accedervi, comunque, prima del completamento dei lavori, sono dovuto entrare da dietro, salendo la scala antincendio. Questo è stato, forse, il momento più strano e spiazzante della visita. Salire d'un fiato tutte le rampe della scala d'acciaio priva di pilastri, solitamente il più banale degli elementi architettonici, è stata un'esperienza surreale. La logica dell'edificio, scultorea nelle altre parti, ha un forte impatto su questo semplice elemento della costruzione, trasformando del tutto un momento normalmente secondario e conferendogli una dimensione spettacolare: il miglior genere di spettacolarità, la spettacolarità ordinaria (piccolo avviso: se soffrite di vertigine, cercate di non trovarvi qui dentro in caso di incendio). Questa scala è ciò che rende leggibili le dimensioni di un edificio costituito anche da elementi astratti: i muri sono piani, le finestre aperture e così via. Da lontano, infatti, le dimensioni dell'edificio sono vaghe. La scala si trova come dislocata all'interno del suo campo visivo come fosse un objet trouvé (ma drammaticamente bizzarro). Una volta saliti nelle gallerie superiori, la sensazione rimane irreale, anche se non così surreale. Sono leggere, costruite in acciaio e brillano del bagliore della doppia parete utilizzata come superficie esterna. Stranamente, pur essendo in cima al museo, la nostra visione sull'esterno è severamente limitata. Frammenti di vetro conficcati nella superficie di policarbonato ci consentono fuggevoli occhiate. Perfino il balcone, dove la vista sull'intero complesso è finalmente libera, è sottoposto a limitazioni, essendo collocato dietro un cavo rigido a un solo filo.
Pur agendo come un’immagine, il museo genera una moltitudine di sensazioni ed esperienze non fotografabili
L’edificio è costituito da due elementi principali: un basamento massiccio in cemento armato gettato in opera e una galleria che galleggia nell’aria. I visitatori accedono, tramite un ascensore occultato in una grande ‘colonna’ di colore bianco, alle sale superiori.
L’edificio è costituito da due elementi principali: un basamento massiccio in cemento armato gettato in opera e una galleria che galleggia nell’aria. I visitatori accedono, tramite un ascensore occultato in una grande ‘colonna’ di colore bianco, alle sale superiori.
È come se venisse data priorità all'idea d'innalzamento rispetto alla sensazione fisica. Le gallerie hanno una forte intimità derivante dal fatto di essere racchiuse in una 'nuvola', invece di offrire una visuale dall'alto sul paesaggio. In questo, come anche altrove, l'edificio fa due cose nello stesso tempo: ricerca un effetto drammatico e straordinario e, allo stesso tempo, lo smorza. Come in molte altre opere di Holl, accanto all'audacia formale, alle strutture a sbalzo e all'altezza vertiginosa, si percepisce anche una sensazione più sottile e indefinibile: un senso di leggerezza e provvisorietà. Quello che, in altre mani, potrebbe risultare pomposo e altisonante produce qui un effetto misurato. È un effetto che trasmette una strana sensazione: una sensazione contemporaneamente di velocità e lentezza, tranquillità e rumore, grande e piccolo, normalità ed eccezionalità. Il modo in cui viene concepita l'architettura è il limite di ciò che può diventare. Le modalità di rappresentazione, all'interno delle quali essa viene immaginata, si trasmettono alla forma finale costruita. Qui, forse, si scorge la traccia degli acquerelli di Holl che echeggia all'interno dell'architettura. È, per esempio, difficile immaginare di essere arrabbiati oppure ampollosi, mentre si dipinge un acquerello. È un mezzo dai registri più fini. In un certo qual modo, percepiamo queste sensazioni acquee, evanescenti attraverso le sensazioni spaziali e materiali della costruzione.
Holl coinvolge i visitatori in un’esperienza sensoriale: impone alla galleria aerea una leggera pendenza, creando un percorso in salita che culmina in una sala aperta sul paesaggio.
Holl coinvolge i visitatori in un’esperienza sensoriale: impone alla galleria aerea una leggera pendenza, creando un percorso in salita che culmina in una sala aperta sul paesaggio.
Il museo, anzi, l'intera area, dice molto sullo status dell'architettura nella cultura contemporanea e sulla cultura interna della stessa architettura. Ovvero, mette in luce gli scopi per i quali è utilizzata l'architettura e, viceversa, come essa adopera, per i suoi fini, le opportunità che le vengono offerte. Il Cipea conferma, innanzitutto, la condizione dell'architettura come merce: come fosse una cosa che crea valore. In questo caso, il valore generato dall'architettura è trattenuto da soggetti privati, invece di essere speso nell'interesse più ampio della società. In secondo luogo, nello spazio autonomo creato da questo luogo di svago nasce e prospera una certa idea di architettura. All'interno di questo ambito eccezionale vige un patto: accettando di essere concepita come un meccanismo per la creazione di valore privato invece che pubblico, l'architettura può liberamente perseguire il suo insopprimibile sogno specialistico di dare vita a progetti pienamente autonomi da un punto di vista formale. Questo resort è un esempio estremo del compromesso che caratterizza una larga parte dell'architettura contemporanea: rinunciando alla dimensione sociale e politica, essa può realizzare le proprie aspirazioni formali. Abbandonando ogni pretesa di visione totalizzante, l'architettura rafforza la propria possibilità di azione in altre aree. L'accordo porta benefici a entrambe le parti: quanto più l'architettura fa quello che vuole, maggiore è il valore che crea per il cliente. È un bene che l'architettura abbia attualmente sufficiente narcisismo specialistico per essere contenta di occuparsi di se stessa. In tali condizioni, essere Architettura con la A maiuscola è la sua funzione primaria. Potremmo ricondurre questa traiettoria architettonica ai modi attraverso i quali essa viene comunicata. Dopo Bilbao, la nostra stessa idea di architettura è cambiata, avvicinandosi a quella di un sito web che riversa all'esterno un flusso ininterrotto di belle immagini. Si è accentuata la visione dell'architettura come attività formale autonoma a scapito del suo rapporto con le problematiche politiche e sociali.
Holl riduce l’abaco dei colori ai minimi termini: utilizza una palette monocromatica con l’obiettivo di mettere
a disposizione dei curatori museali uno sfondo neutrale.
Holl riduce l’abaco dei colori ai minimi termini: utilizza una palette monocromatica con l’obiettivo di mettere a disposizione dei curatori museali uno sfondo neutrale.
Se il Contemporary Art & Architecture Museum di Holl è un esempio di questa tendenza, essa può anche essere vista come una condizione che può produrre un'architettura fine, straordinariamente bella, strutturalmente ricca e spazialmente interessante. Pur agendo come un'immagine, genera una moltitudine di sensazioni ed esperienze che non sono fotografabili. Il museo pone anche una domanda: che cosa succede, quando trasformi l'architettura in un oggetto museale? Come dobbiamo interpretare un museo, e per di più un museo d'architettura contenuto all'interno di un contesto museale? In questo caso, l'architettura ha ingoiato se stessa, capovolgendosi? L'edificio di Holl, forse, fa allusivamente riferimento proprio a questo. Forse, la sua forma allungata e contorta è il risultato di questo prolasso della condizione operativa dell'architettura. Da una parte, possiamo leggerlo come fosse un oggetto scultoreo collocato nel paesaggio (dove il paesaggio stesso è museo). Dall'altra, la sua architettura si gira e si volta allungandosi in tutte le direzioni, come se cercasse di tastare i limiti dell'involucro di questo nuovo genere di spazio, nel quale l'intero paesaggio è diventato una sorta di galleria. Il fascino del Cipea deriva dall'accelerazione che esso imprime a questo aspetto latente dell'architettura. Nel farlo, esso altera, e forse capovolge, le abituali condizioni operative dell'architettura come attività, progetto e prodotto. L'architettura non è più un modo di rispondere alle sollecitazioni del mondo: essa 'è' il mondo, o almeno la propria versione del mondo. La mia simpatia, comunque, continua ad andare al casotto del cantiere e al suo orto. Esso rappresenta qui un'altra idea di architettura: qualcosa di produttivo, piuttosto che esperienziale, un punto di contatto con il mondo esterno. Se dovessimo estendere l'idea di un "paesaggio musealizzato", anch'esso potrebbe aggiungersi agli altri pezzi della collezione, un artefatto modificato e riadattato magari da un'altra grande firma dell'architettura, continuando a produrre infinite esposizioni di zucche e zucchine intese come pratica architettonica concettuale. Sam Jacob, Critico e architetto
Il progetto strutturale è stato curato da Guy Nordenson and Associates, New York. Professore alla Princeton University, Nordenson ha recentemente pubblicato la raccolta di saggi Patterns and Structure. Selected Writings (Lars Müller Publishers).
Il progetto strutturale è stato curato da Guy Nordenson and Associates, New York. Professore alla Princeton University, Nordenson ha recentemente pubblicato la raccolta di saggi Patterns and Structure. Selected Writings (Lars Müller Publishers).
Design Architect: Steven Holl Architects (Steven Holl, Li Hu)
Associate-in-Charge Architect: Hideki Hirahara
Project Architects: Clark Manning, Daijiro Nakayama
Project Team: Joseph Kan, Jongseo Lee, Richard Liu, Sarah Nichols
Associate Architect: Architectural Design Institute, Nanjing University Structural engineering consultant: Guy Nordenson and Associates
Lighting design: L'observatoire International
Client: Nanjing Foshou Lake Architecture and Art Developments ltd
Nello scegliere i materiali costruttivi, Holl muove anche una sottile critica allo sviluppo impetuoso che negli ultimi anni ha spazzato via i centri storici delle principali città cinesi: riveste, infatti, la corte del museo con mattoni provenienti dalle demolizioni degli antichi hutong (le tradizionali abitazioni a corte, caratteristiche delle antiche città cinesi).
Nello scegliere i materiali costruttivi, Holl muove anche una sottile critica allo sviluppo impetuoso che negli ultimi anni ha spazzato via i centri storici delle principali città cinesi: riveste, infatti, la corte del museo con mattoni provenienti dalle demolizioni degli antichi hutong (le tradizionali abitazioni a corte, caratteristiche delle antiche città cinesi).
Il Nanjing Contemporary Art & Architecture Museum è il primo museo in Cina dedicato esclusivamente all’architettura contemporanea. L’edificio è riscaldato e raffreddato da venti pozzi geotermici, ed è dotato di un tetto verde.
Il Nanjing Contemporary Art & Architecture Museum è il primo museo in Cina dedicato esclusivamente all’architettura contemporanea. L’edificio è riscaldato e raffreddato da venti pozzi geotermici, ed è dotato di un tetto verde.

La pietra naturale: una materia eterna

Giunto alla sua 59esima edizione, Marmomac torna dal 23 al 26 settembre a Verona, per raccontare il ruolo della pietra nella progettazione contemporanea.

  • Informazione pubblicitaria

Ultimi articoli di Architettura

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram