Con il sostegno delle loro varie attività accademiche e la loro facilità a superare i confini disciplinari, i soci di Post Works rappresentano bene la componente di crescente fluidità che prevale tra i giovani studi d'architettura londinesi.
Il progetto realizzato consisteva in una serie di griglie, concepite dopo una settimana di lavoro a stretto contatto con i danzatori. Come nota Butcher si realizza una tensione con lo spazio bidimensionale degli architetti che fa riferimento a Bernard Tschumi e alla pratica postmoderna. "C'è la satira di un certo fallimento nel rappresentare realmente lo spazio da parte dei disegni d'architettura", scherza.
C’è la satira di un certo fallimento nel rappresentare realmente lo spazio da parte dei disegni d’architettura
L'impianto economico di queste imprese è precario. I due spiegano che il modello che adottano si basa sulle donazioni, cui si aggiunge il loro lavoro universitario. La sinergia tra formazione e professione è sempre stata stretta, ma per gli architetti in epoca di recessione è intensa. L'accademia per Post Works è anche un luogo di sperimentazione di idee che non troverebbero spazio concreto fuori dell'aula? Per Butcher la risposta è negativa: "Siamo ben convinti che non dobbiamo chiedere agli studenti di rispondere alle nostre idee. A loro non porta alcun vantaggio e noi non sempre li cerchiamo. L'insegnamento è uno dei pochi luoghi della ricerca in architettura, ed è vergognoso quando diventa anche un metodo per ottenere dei risultati pratici".
Il progetto dell'emittente, benché sia solo sulla carta, suggerisce una forma progettuale più convenzionale di quella vista nelle loro performance e nelle loro scenografie. Le linee che hanno articolato, le forme e la composizione sono visibili in due dimensioni e sarà molto interessante osservare l loro transizione da veduta compositiva a negoziazione di spazio e funzione.
L'emittente radiofonica è un esperimento, forse ansiogeno, ma entrambi si illuminano quando parliamo del loro prossimo progetto di libro. In collaborazione con Bronstein stanno realizzando un saggio critico sull'architettura "Neo georgiana" di Londra: la forma priva di stile apparentemente scelta dal catalogo delle tipologie architettoniche senza una ragione precisa, che costituisce il banale sfondo delle residenze borghesi e degli edifici pubblici degli anni Ottanta. "È talmente anodina che è diventata parte della nostra psiche: è accettabile perché è predominante. Dai frontoni prefabbricati sotto vuoto agli architravi stampati in fibra di vetro. Sono una follia ma documentarli è stato affascinante." Il libro sarà pubblicato quest'anno da Koenig.
