Il futuro della mobilità: come sarà il mondo nel 2030?

Invitati a Londra da Audi, Alison Brooks, Cloud9, Diller Scofidio Renfro, Jurgen Mayer H, Bjarke Ingels and Standard hanno presentato le proprie idee sul futuro della mobilità urbana.

Per gli architetti, la città del futuro è un tema infinitamente affascinante. Da Palladio a SuperStudio e Archigram, il compito di fornire un progetto alla civiltà o di fare esperimenti con l'architettura e con la fantascienza ha fatto parte del lavoro dei progettisti più visionari della storia. La settimana scorsa, a Londra, un gruppo internazionale di architetti sperimentali è stato invitato dalla casa automobilistica tedesca Audi a illustrare le proprie idee sul futuro della mobilità urbana. Come sarà il mondo nel 2030? Come ci sposteremo e come viaggeremo, considerato che la mole di traffico che blocca le nostre città è insostenibile e che le infrastrutture del trasporto pubblico non sono in grado di tenere testa a una popolazione in continua espansione. Come evolverà domani il rapporto tra la città, statica e immobile, e la fluidità e transitorietà della mobilità e della tecnologia?

Nell'ambito del progetto che culminerà con una mostra alla Biennale di Venezia di quest'anno, Audi ha invitato Alison Brooks (GB), Cloud9 (Spagna), Diller Scofidio Renfro (USA), Jurgen Mayer (Germania) Bjarke Ingels (Danimarca) e Standard Architecture ( Cina) ad illustrare uno scorcio di come sarà il futuro nel 2030. Che concezioni hanno coloro su cui ricade la responsabilità di costruire tale scenario?

Per prima cosa, con il ritmo di crescita dell'Asia, il 2030 di una città europea, in Cina potrebbe facilmente essere il 2060, osserva Zhang Ke di Pechino, fondatore di Standard Architecture (Start). Zhang Ke ha proposto una serie di anelli per il trasporto pubblico, ispirati a quelli di Saturno, che circondano l'estrema periferia di Pechino in modo di arrestare lo sviluppo incontrollato della città e favorire una crescita mirata collegata in modo diretto al trasporto pubblico.

Bjarke Ingels ha presentato una evoluzione dell'immaginazione, prevedendo nelle città delle zone a sistema 'driverless' (senza conducente) che creeranno una maggiore densità di traffico, più facile da controllare. La stessa concezione 'driverless' è stata immaginata da Jurgen Mayer H, ad un livello leggermente più elaborato che associa le automobili alla proliferazione dei dati nella città. Enrique Iglesias ha proposto qualche materiale sperimentali alla visione d'insieme con qualche riferimento al design delle "bubble car", ma poco altro.
Le profezie degli altri architetti sono meno utopistiche e sembrano orientate ad automobili auto-guidate, alle "bubble car", e immaginano un futuro di città dalle strade leggermente più strette. I contributi di Alison Brooks e Diller Scofido Renfro sono entrambi piuttosto scarsi, con varie idee ma senza una visione o un'evoluzione chiara.

Come accade per tutte le presentazioni, nella prossima fase di sviluppo ci sarà ancora molto da fare fino al completamento della mostra di agosto. Nel complesso, le presentazioni si rivolgono ad un futuro non abbastanza distante da renderle un'opera di pura fantascienza ma sufficientemente vicino da essere qualcosa che assomiglia alla realtà. Ciò in cui speravamo era una panoramica delle possibilità. Anziché essere veramente innovativi, la maggior parte dei progetti sembra aver implementato alcune delle invenzioni più prevedibili circolate negli ultimi cinquant'anni nel campo del design automobilistico, lasciando molte domande senza risposta. Beatrice Galilee
Bjarke Ingels, BIG
Bjarke Ingels, BIG
Cloud 9
Cloud 9
Jurgen Mayer H
Jurgen Mayer H
Standard Architecture
Standard Architecture

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