Se per gli architetti la linea è uno degli strumenti
base del proprio lavoro, tanto nella lettura
del mondo fisico quanto nell'elaborazione progettuale,
per Marc Barani la linea per eccellenza
è quella dell'orizzonte. È un segno che per il
progettista nizzardo va ben oltre la definizione
puramente geografica di un confine e coinvolge
la sfera percettiva individuale: suggerisce il
passaggio tra il vuoto e il pieno, mette
in azione l'immaginario, il sogno.
L'orizzonte è un punto di riferimento,
di equilibrio, ma è anche la soglia verso
l'ambito del non esperibile. Tutto questo rivela molto della
sensibilità sfaccettata di Barani,
scenografo e studioso di antropologia,
oltre che architetto. I suoi interessi e
la sua cultura lo aprono a una visione
delle cose per nulla settoriale, ne fanno
un architetto-umanista, in grado di
parlare di densità e materia urbana ma anche di
luoghi dell'indeterminato.
Proprio questa sua capacità di visione
allargata delle situazioni lo ha portato nell'opera
più recente realizzata a Nizza a trasformare
quello che era un incarico di natura tecnicoinfrastrutturale
in un intervento con valenze
architettoniche, urbanistiche e paesaggistiche,
oltre a soddisfare la richiesta primaria; tutto
ciò, anche grazie alla fortunata coincidenza di
trovare una committenza pubblica perspicace
e ricettiva.
Per la creazione di un centro di manutenzione
dei tram era infatti stato scelto nel 1999 dalla
municipalità un sito non adeguato per dimensioni.
L'individuazione di un'altra area urbana ha
offerto l'occasione di un ripensamento, guidato
da Barani, del programma iniziale, allo scopo
di valorizzare le potenzialità del luogo, situato
nel nord della città.
L'elaborazione del progetto ha dunque
seguito un processo atipico ed è andato a incidere
in un quartiere che presentava gravi carenze
di disegno degli spazi aperti e di servizi.
Il polo multimodale – comprensivo della
stazione di capolinea della linea tramviaria, di
un centro di manutenzione delle vetture, di un
parcheggio di interscambio, di uffici e sale di
controllo del traffico su rotaie, di piccole attività
commerciali e di un prossimo centro socioculturale
– è infatti andato a impiantarsi in un'area
amorfa e degradata sulla collina, tra l'autostrada
e una serie di alte stecche di abitazione degli
anni Sessanta-Settanta, tenute ai margini del
tessuto urbano. Il progetto ha assunto in toto
l'impronta del sito, sfruttandone la geometria
per concatenare i flussi funzionali in una successione
di episodi architettonici alti e bassi,
aperti e chiusi, sopraterra e sottoterra. Il pendio
della collina è stato scavato per far posto al Polo,
che si propone con un'intersezione di tanti livelli
e prospettive, ma che predilige la vista diretta
verso il mare in fondo alla strada in pendenza,
e verso il prezioso orizzonte mediterraneo.
Nel movimento a spirale che si attiva sul luogo,
l'agglomerato 'reietto' dei grandi blocchi di abitazione
viene risucchiato e ricollegato alla città;
l'autostrada trova uno svincolo e un
ingresso automobilistico decorosi per
il centro, o, in alternativa, uno sbocco
a un facile parcheggio; la vegetazione
della collina prosegue sui tetti-giardino
dei corpi bassi; i pedoni incontrano
percorsi chiari, e il personale di
manutenzione dei tram lavora in locali
sempre raggiunti dalla luce naturale.
Il cemento a vista, l'accenno di
brutalismo hanno un ruolo importante
nell'architettura di Barani, nitida, con
piani secchi e angoli tagliati al vivo. Soprattutto
colpisce la capacità d'interpolazione degli spazi
pubblici, che, su una superficie di 65.000 metri
quadri, avrebbero potuto trasformarsi in un labirinto
di passi perduti: interviene in questo caso
il Barani antropologo, con l'attenzione alla vita
sociale e all'uso degli spazi comuni, maturata
anche durante il periodo di studio trascorso negli
anni Ottanta in Nepal.
High-performance tram terminal in Nice
Scavato nella collina, un grande intervento di Marc Barani riunisce in sé valenze urbane, architettoniche, paesaggistiche e infrastrutturali. Design Atelier Marc Barani. Testo Rita Capezzuto. Foto Serge Demailly.
View Article details
- 15 ottobre 2008