High-performance tram terminal in Nice

Scavato nella collina, un grande intervento di Marc Barani riunisce in sé valenze urbane, architettoniche, paesaggistiche e infrastrutturali. Design Atelier Marc Barani. Testo Rita Capezzuto. Foto Serge Demailly.

Se per gli architetti la linea è uno degli strumenti base del proprio lavoro, tanto nella lettura del mondo fisico quanto nell'elaborazione progettuale, per Marc Barani la linea per eccellenza è quella dell'orizzonte. È un segno che per il progettista nizzardo va ben oltre la definizione puramente geografica di un confine e coinvolge la sfera percettiva individuale: suggerisce il passaggio tra il vuoto e il pieno, mette in azione l'immaginario, il sogno. L'orizzonte è un punto di riferimento, di equilibrio, ma è anche la soglia verso l'ambito del non esperibile. Tutto questo rivela molto della sensibilità sfaccettata di Barani, scenografo e studioso di antropologia, oltre che architetto. I suoi interessi e la sua cultura lo aprono a una visione delle cose per nulla settoriale, ne fanno un architetto-umanista, in grado di parlare di densità e materia urbana ma anche di luoghi dell'indeterminato.

Proprio questa sua capacità di visione allargata delle situazioni lo ha portato nell'opera più recente realizzata a Nizza a trasformare quello che era un incarico di natura tecnicoinfrastrutturale in un intervento con valenze architettoniche, urbanistiche e paesaggistiche, oltre a soddisfare la richiesta primaria; tutto ciò, anche grazie alla fortunata coincidenza di trovare una committenza pubblica perspicace e ricettiva.

Per la creazione di un centro di manutenzione dei tram era infatti stato scelto nel 1999 dalla municipalità un sito non adeguato per dimensioni. L'individuazione di un'altra area urbana ha offerto l'occasione di un ripensamento, guidato da Barani, del programma iniziale, allo scopo di valorizzare le potenzialità del luogo, situato nel nord della città. L'elaborazione del progetto ha dunque seguito un processo atipico ed è andato a incidere in un quartiere che presentava gravi carenze di disegno degli spazi aperti e di servizi.

Il polo multimodale – comprensivo della stazione di capolinea della linea tramviaria, di un centro di manutenzione delle vetture, di un parcheggio di interscambio, di uffici e sale di controllo del traffico su rotaie, di piccole attività commerciali e di un prossimo centro socioculturale – è infatti andato a impiantarsi in un'area amorfa e degradata sulla collina, tra l'autostrada e una serie di alte stecche di abitazione degli anni Sessanta-Settanta, tenute ai margini del tessuto urbano. Il progetto ha assunto in toto l'impronta del sito, sfruttandone la geometria per concatenare i flussi funzionali in una successione di episodi architettonici alti e bassi, aperti e chiusi, sopraterra e sottoterra. Il pendio della collina è stato scavato per far posto al Polo, che si propone con un'intersezione di tanti livelli e prospettive, ma che predilige la vista diretta verso il mare in fondo alla strada in pendenza, e verso il prezioso orizzonte mediterraneo. Nel movimento a spirale che si attiva sul luogo, l'agglomerato 'reietto' dei grandi blocchi di abitazione viene risucchiato e ricollegato alla città; l'autostrada trova uno svincolo e un ingresso automobilistico decorosi per il centro, o, in alternativa, uno sbocco a un facile parcheggio; la vegetazione della collina prosegue sui tetti-giardino dei corpi bassi; i pedoni incontrano percorsi chiari, e il personale di manutenzione dei tram lavora in locali sempre raggiunti dalla luce naturale. Il cemento a vista, l'accenno di brutalismo hanno un ruolo importante nell'architettura di Barani, nitida, con piani secchi e angoli tagliati al vivo. Soprattutto colpisce la capacità d'interpolazione degli spazi pubblici, che, su una superficie di 65.000 metri quadri, avrebbero potuto trasformarsi in un labirinto di passi perduti: interviene in questo caso il Barani antropologo, con l'attenzione alla vita sociale e all'uso degli spazi comuni, maturata anche durante il periodo di studio trascorso negli anni Ottanta in Nepal.

Vista da una delle
strade di accesso
Vista da una delle strade di accesso
Il perimetro curvo del
lotto è stato mantenuto
ed è stato assunto
come elemento funzionale
al progetto
Il perimetro curvo del lotto è stato mantenuto ed è stato assunto come elemento funzionale al progetto
Al centro del
complesso si distingue
il volume cubico degli
uffici
Al centro del complesso si distingue il volume cubico degli uffici
La
sala di controllo con una
grande vetrata rivolta
verso la città bassa e
il mare
La sala di controllo con una grande vetrata rivolta verso la città bassa e il mare
Una parte del parcheggio
di interscambio
si trova all’aperto,
sotto semplici tettoie
realizzate con le cannette
ricavate dalla
vegetazione delle
spiagge
Una parte del parcheggio di interscambio si trova all’aperto, sotto semplici tettoie realizzate con le cannette ricavate dalla vegetazione delle spiagge

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