Il tesoro di Chandigarh

"La città che siede sui suoi tesori senza vederli". Così il New York Times ha definito Chandigarh, manifesto architettonico di Le Corbusier e Pierre Jeanneret.

Se tutti sanno che nella città indiana del Punjab i dipendenti dei principali palazzi pubblici hanno il privilegio di lavorare in veri e propri capolavori modernisti, in pochi invece immaginavano che all'interno di questi edifi ci fossero rimasti intatti anche gli arredi originali. Icone del design, come la V Chair disegnata da Pierre Jeanneret, sono state usate con noncuranza per decenni da impiegati che, probabilmente, sognavano mobili più moderni. In molti hanno ceduto alla tentazione di sbarazzarsene, vendendoli per poche rupie, senza immaginare che venivano acquistati da galleristi e poi battuti alle principali aste internazionali per decine di migliaia di dollari. Un business redditizio, tanto che non pochi antiquari sono diventati assidui frequentatori della città indiana. E, pezzo dopo pezzo, ne stavano smantellando il tesoro modernista. Dopo l'allarme lanciato da alcuni architetti e funzionari locali, la curiosa storia sembra però volgere verso un lieto fine: le autorità cittadine sono corse ai ripari dando vita al Chandigarh Heritage Furniture Committee. E.S.

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