Zollverein School

Il primo edificio in Europa degli architetti giapponesi SANAA unisce la semplicità plastica all'alta tecnologia impiantistica. Fotografia di Thomas Mayer. A cura di Joseph Grima, Kayoko Ota.

Un cubo perforato
Oltre a essere il primo progetto realizzato in Europa dal duo giapponese Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa (SANAA), la Zollverein School of Management and Design è il primo edificio completato sul sito della miniera di Zeche Zollverein da quando, nel 2001, l'area è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Situata nei pressi di Essen, in Germania, la Zeche Zollverein è probabilmente il più importante sito industriale in disuso d'Europa, un monumentale assortimento di pozzi, cokerie e impianti di lavaggio sparsi su un'area di svariate centinaia di acri.

Con l'esaurirsi della vena carbonifera, l'attività della miniera era andata gradualmente diminuendo, per cessare completamente a metà anni Ottanta. Gli impianti sono rimasti così in stato di abbandono fino a quando la città di Essen, spinta da un rinnovato interesse per il sito a livello internazionale, ha iniziato a redigere dei piani per trasformare la Zeche Zollverein in un centro per il design, l'architettura e l'arte di primo piano a livello europeo. Il progetto di massima per l'area, firmato da Rem Koolhaas/OMA, ha conferito una nuova funzione come spazio espositivo a gran parte dell'architettura originale preesistente, e la prima parte della rinnovata struttura che ospitava l'impianto di lavaggio del carbone è stata inaugurata in agosto in concomitanza con la prima mostra della Zollverein, "Entry 2006". In questo paesaggio postindustriale color ruggine, la scuola di design progettata da SANAA emerge come un punto di riferimento che segnala l'accesso principale al sito, in una posizione che sottolinea l'incontro tra i sobborghi di Essen e la miniera.

Si tratta di un cubo quasi perfetto, un'estrusione della pianta di 35 x 35 metri (quattro piani più un giardino pensile, oltre a due livelli sotterranei); gli architetti dichiarano che era loro intenzione operare sulla scala quasi monumentale degli edifici industriali circostanti per stabilire una linea di demarcazione con il tessuto suburbano di Essen. Nonostante la sua semplice forma ortogonale, la scuola presenta degli spazi interni estremamente diversificati nel carattere: modulando le perforazioni dell'involucro in cemento armato è stato infatti possibile ottenere per ciascuna area dell'edificio un maggiore o minore senso di isolamento, penetrazione della luce ed esposizione al paesaggio circostante.

In aggiunta, va sottolineato come non ci siano due piani che presentino la stessa distanza d'interpiano. Il primo piano, dove ha luogo la maggior parte delle attività didattiche, ha ad esempio un soffitto alto quasi dieci metri, e per quanto una simile altezza possa essere considerata superflua in un edificio scolastico, essa riflette il desiderio di SANAA di creare un volume generoso ed elegante per la produzione collettiva e il confronto di idee. L'involucro della scuola, realizzato con una gettata di cemento armato chiaro, costituisce inoltre il principale elemento portante della costruzione.

Gli spazi interni sono privi di colonne, e l'unico supporto strutturale oltre alla facciata è offerto dall'albero dell'ascensore, dalle scale e da un paio di sottili colonne. Al momento di decidere lo spessore dell'involucro, gli architetti hanno dovuto affrontare un vero rompicapo: dal punto di vista estetico, desideravano infatti ridurlo al minimo, e se strutturalmente era richiesto uno spessore minimo di venticinque centimetri, che pareva accettabile, l'aggiunta di materiale isolante e di un secondo strato di cemento lo avrebbe quasi raddoppiato. Tuttavia, in un'inusuale combinazione di genio e fortuna il problema è stato trasformato in un vantaggio.

Si è scoperto infatti che alcune miniere ancora operative nelle vicinanze estraevano, da una profondità di oltre 1.000 metri, una grande quantità d'acqua a una temperatura naturale di circa 28°C. E così gli ingegneri hanno deciso di sfruttare proprio questa risorsa: nella versione finale del progetto, l'acqua calda viene infatti pompata attraverso tubazioni inserite nelle quattro facciate per mezzo di un sistema simile a quello del riscaldamento a pavimento, eliminando in tal modo la necessità dello strato isolante. Questa soluzione, sia nella realizzazione che nella gestione, comporta costi minori dell'uso di un normale isolante termico. J.G.
Per ridurre al minimo lo spessore delle facciate, gli architetti hanno eliminato lo strato isolante nelle pareti esterne. La temperatura interna viene invece mantenuta costante da un sistema di tubi incassati nel calcestruzzo attraverso cui scorre acqua tiepida proveniente dalla miniera
Per ridurre al minimo lo spessore delle facciate, gli architetti hanno eliminato lo strato isolante nelle pareti esterne. La temperatura interna viene invece mantenuta costante da un sistema di tubi incassati nel calcestruzzo attraverso cui scorre acqua tiepida proveniente dalla miniera
Per suddividere gli spazi è stato usato quasi esclusivamente il vetro in modo da eliminare le barriere visive. Nelle pagine seguenti: una veduta del laboratorio al primo piano. Per dare un senso di luminosità e spazio, le finestre vanno dal pavimento fino al soffitto, alto quasi 10 metri
Per suddividere gli spazi è stato usato quasi esclusivamente il vetro in modo da eliminare le barriere visive. Nelle pagine seguenti: una veduta del laboratorio al primo piano. Per dare un senso di luminosità e spazio, le finestre vanno dal pavimento fino al soffitto, alto quasi 10 metri

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