L'abitazione  parigina di Yona Friedman raccontata da Manuel Orazi, fotografata da Stefano Graziani.

Dal 1968 Yona Friedman vive con la moglie Denise in un appartamento al quarto piano di un ordinario e solido palazzo haussmanniano lungo Boulevard Garibaldi, a Parigi. Chiunque abbia avuto la fortuna di visitarlo lo avrà visto aprirsi davanti a sé come qualcosa di più di una mera successione di stanze bensì come un piccolo e personale sancta sanctorum – debhir, in ebraico.

Un luogo segreto colmo di una grande quantità di oggetti, affatto eterogenei, che colpiscono il visitatore direzionandone lo sguardo fin quasi a far sparire la forma pura delle stanze. L’apparente disordine della composizione di souvenir, oggetti d’artigianato, plastici, disegni elementari e piccoli rifiuti trasformati in ready-made è però in linea con la ricerca teorica di Friedman (1).

Stefano Graziani persegue da tempo una fotografia opposta allo “instant décisif” (2). Graziani mira piuttosto a una fotografia più meditata e concettuale che raffiguri enti esanimi, cioè privi di anima, ma contemplati dalla tassonomia, siano essi oggetti d’archivio, vegetali o animali imbalsamati. Per questo è stato del tutto naturale per lui fotografare la casa di Friedman, scovandovi peraltro una dominante di colore differente in ogni stanza.

Ha scritto Giorgio Agamben: “I poeti del ‘200 chiamavano «stanza», cioè «dimora capace e ricettacolo», il nucleo essenziale della loro poesia, perché esso custodiva, insieme a tutti gli elementi formali della canzone, quel joi d’amor che essi affidavano come unico oggetto alla poesia” (3). Analogamente Yona Friedman – e con lui Stefano Graziani - sembra dunque disporre la sua «stanza» come «grembo» della propria opera.

Note:

1. Yona Friedman, Rubbish is beautiful ovvero dell’utilizzazione dei rifiuti, in Id., Utopie realizzabili, Macerata, Quodlibet 2003, pp. 92-93.
2. Henri Cartier-Bresson, L’instant décisif, in Id., L’imaginaire d’après nature, Fata Morgana 1996, pp. 17-32.
3. Giorgio Agamben, Stanze. La parola e il fantasma nella cultura occidentale, Torino, Einaudi 1977, p. XIII; Stanzas: Word and Phantasm in Western Culture, Minneapolis - London, University of Minnesota Press 1992, p. xvii.