Tarsila do Amaral

Nobile, selvaggia, concettuale, poetica. La pittrice fu interprete sensibile dell’epopea del suo Brasile.

Inizia copiando le figure di santi nelle chiesette delle fazendas di famiglia e diventa, infine, la più famosa modernista brasileira. Nel gennaio del 1928, Tarsila do Amaral (1886-1973) dipinge il quadro Abaporu (“l’uomo che mangia carne umana”, definizione composta da due parole tupi-guaraní) per il compleanno del secondo marito, il poeta Oswald de Andrade. La tela rappresenta una figura nuda accanto a un cactus, con piedi monumentali e il volto piccolo e lontano, un sole che sembra un fiore che nasce tra i cactus. Il dipinto diventa l’emblema del Movimento Antropofágico, il cui manifesto era stato scritto dal marito, che rinnova l’arte brasiliana nutrendola di carne umana europea, così come i cannibali si appropriavano delle qualità dei nemici mangiandoli. (…) Il MoMA di New York le dedica una personale (aperta fino al 3 giugno 2018).

Tarsila di Amaral, Abaporu, 1928. Olio su tela, 85 x 73 cm. Collection MALBA, Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires. © Tarsila do Amaral Licenciamentos
Tarsila di Amaral, Sol poente, 1929. Olio su tela, 54x65 cm. Private collection, Rio de Janeiro. © Tarsila do Amaral Licenciamentos
Tarsila di Amaral, Cartão-postal, 1929. Olio su tela 127.5 x 142.5 cm. Collezione privata, Rio de Janeiro. © Tarsila do Amaral Licenciamentos
Tarsila di Amaral, A Negra, 1923. Olio su tela, 100 x 81,3 cm. Museo de Arte Contemporânea de Universidade de São Paulo. © Tarsila do Amaral Licenciamentos

Leggi l’articolo completo sullo speciale Novanta Anni di Domus, in allegato con il numero di maggio 2018.