Tarsila do Amaral

Nobile, selvaggia, concettuale, poetica. La pittrice fu interprete sensibile dell’epopea del suo Brasile.

Tarsila do Amaral. A Cuca, 1924. Oil on canvas. 23 13/16 × 28 9/16 in. (60.5 × 72.5 cm). Centre National des Arts Plastiques, Paris, France FNAC 9459. Photography © Cnap / Ville de Grenoble / Musée de Grenoble – J.L. Lacroix. © Tarsila do Amaral Licenciamentos

Inizia copiando le figure di santi nelle chiesette delle fazendas di famiglia e diventa, infine, la più famosa modernista brasileira. Nel gennaio del 1928, Tarsila do Amaral (1886-1973) dipinge il quadro Abaporu (“l’uomo che mangia carne umana”, definizione composta da due parole tupi-guaraní) per il compleanno del secondo marito, il poeta Oswald de Andrade. La tela rappresenta una figura nuda accanto a un cactus, con piedi monumentali e il volto piccolo e lontano, un sole che sembra un fiore che nasce tra i cactus. Il dipinto diventa l’emblema del Movimento Antropofágico, il cui manifesto era stato scritto dal marito, che rinnova l’arte brasiliana nutrendola di carne umana europea, così come i cannibali si appropriavano delle qualità dei nemici mangiandoli. (…) Il MoMA di New York le dedica una personale (aperta fino al 3 giugno 2018).

Leggi l’articolo completo sullo speciale Novanta Anni di Domus, in allegato con il numero di maggio 2018.

Speciale Novanta anni

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