Palermo Atlas: una guida (incompleta) per Manifesta 12

La pubblicazione a cura di OMA esplora l’architettura, l’archeologia, l’antropologia della città, i suoi archivi storici e le storie personali.

Come si descrive in modo complesso una città o contemporanea? Come fare se questa si trova al centro del Mediterraneo, al confine sud dell’Unione Europea e a breve distanza dall’Africa e al centro dei flussi che vanno da Suez a Gibilterra? Palermo Atlas è la ricerca che OMA compie in preparazione di Manifesta 12, la Biennale Nomade Europea che dal 16 giugno porta a Palermo più di 40 autori, le cui azioni artistiche si relazionano al suo territorio urbano. La pubblicazione edita da Humboldt Books analizza per layer – in puro stile Koolhaas – le diverse condizioni geografiche e culturali che caratterizzano il capoluogo siciliano. Secondo Ippolito Pestellini Laparelli: “La tensione fra una fluida identità globale e un milieu irriducibile contribuisce a formare il complesso carattere di Palermo nel momento del suo ingresso nell’era post-globale”. A metà tra libro e rivista, Palermo Atlas racconta le diverse identità della città mediterranea.

Img.1 Palermo Atlas, edited by OMA, Humboldt Books, Milano, 2018
Img.2 Palermo Atlas, edited by OMA, Humboldt Books, Milano, 2018
Img.3 Palermo Atlas, edited by OMA, Humboldt Books, Milano, 2018
Img.4 Palermo Atlas, edited by OMA, Humboldt Books, Milano, 2018
Img.5 Palermo Atlas, edited by OMA, Humboldt Books, Milano, 2018

Palermo è una città abbandonata, incompiuta, non realizzata.
È caratterizzata da un centro storico che resiste alla modernizzazione e da uno sviluppo edilizio incontrollato che dal 1955 al 1975 ha portato 300 milioni di metri cubi di cemento, trasformando una città bene organizzata in un conglomerato informe e ingovernabile. Palermo è meta del turismo di massa, di visitatori frettolosi che consumano i luoghi delle guide turistiche, alla ricerca di “cartoline folkloristiche”.
Ma è anche una città caratterizzata da una grande diversità biologica e culturale. Così come sono migliaia le specie che popolano l’Orto Botanico della città (uno dei luoghi principali di Manifesta 12), altrettante sono le nazionalità, le culture e le fedi religiose che convivono nel centro della città e contaminano la tradizione. Il libro è formato da capitoli diversi e indipendenti. Procede per catalogazione, inventario e collezione di immagini, dati e frammenti. Il risultato non è però un mosaico concluso. L’ultimo capitolo, “Viaggio”, è formato da un lungo elenco di luoghi e immagini che sono frutto delle incursioni fatte durante le prime “gite” palermitane, con 100 persone differenti. Invece che provare a ricomporre i pezzi precedenti il racconto si sgretola ulteriormente. 

Nelle 418 pagine su Palermo, di Palermo non si dice nulla. Si parla dei rituali religiosi ma non della fede principale: quella calcistica; l’Atlante dedica due pagine alla Stele Funeraria di Anna (1149), una celebre iscrizione in quattro lingue (latino, greco, giudeo-ebraico e arabo), ma non accenna alla rivista artistica Sicilia, che dal 1953 al 1989 l’editore Salvatore Fausto Flaccovio pubblicava in italiano, inglese, francese e tedesco per promuovere l’isola all’estero; l’Atlas cataloga i film in cui si rappresenta la città ma non ne analizza gli hashtag più popolari su Instagram. Anche lo scrittore palermitano Giorgio Vasta, tra gli autori presenti nel libro, rinuncia a definire Palermo, e riduce i 160 chilometri quadrati del suo territorio in 190 metri quadri, la superficie dell’appartamento in cui ha vissuto per 25 anni. 

In apertura: Sacred Crossroads. Qui sopra: L'Orto Botanico di Palermo. Foto Delfino Sisto Legnani

Non voler dare una definizione chiara è in netta contrapposizione ai tempi in cui viviamo, in cui regnano semplificazione e populismo. Palermo Atlas è un invito a essere curiosi e scoprire la città, che tiene nascosti i suoi monumenti involontari e la cui storia si trova incrostata nei muri, e non nelle teche dei musei. Ma soprattutto, la ricerca di OMA è il preludio di una manifestazione artistica che per quasi cinque mesi prova a dialogare con un territorio e la sua civiltà. Come scrive Giuseppe Barbera, professore di Colture Arboree, Università degli Studi di Palermo: “Se si vuole perseguire una conoscenza sistemica che non sfugga alla necessità di confrontarsi con la complessità biologica e culturale, diventa necessario uno strumento in grado di rappresentare emozioni, sentimenti, sogni. Questo strumento è l’arte, nelle sue diverse forme possibili.” Complessità, ambiguità e indefinibilità siano le benvenute.

  • Palermo Atlas
  • OMA – Office for Metropolitan Architecture
  • Nora Akawi, Giuseppe Barbera, Letizia Battaglia, Franco Maresco, Marina Otero, Giorgio Vasta et al.
  • 418 pagine, colore 17 x 21 cm
  • Mousse
  • Humboldt Books
  • 30€
  • 978-88-99385-48-4