Spazio alla diversità

Domus 1034: nel nuovo numero della rivista, il guest editor Winy Maas dedica il suo editoriale alla crescita dell'ineguaglianza e al problema delle abitazioni nelle città, che sono sempre più inaccessibili sotto il profilo economico. 

La discriminazione e le disuguaglianze vanno eliminate. Ecco cosa mostra il progetto di Claude Cormier, architetto del paesaggio e urbanista canadese: una strada multicolore, uno spazio pubblico sicuro e accessibile a tutti, che andrebbe esportato ovunque, per tutti. Le nostre città, infatti, devono dare spazio alla diversità: a quelle differenze di razza, genere, carattere o gusto che garantiscono un mondo molto più stimolante e consapevole.
Nel frattempo, il divario tra ricchi e poveri continua a crescere in tutto il mondo, innescando tensioni e conflitti. Non sarebbe meglio se tutti noi facessimo parte di un’unica, gigantesca classe media? Aumentare la ricchezza per tutti, rafforzare la ricerca della qualità, fare in modo che gl’investimenti nella lotta contro il cambiamento climatico diventino alla nostra portata: tutto questo potrebbe contribuire a creare opportunità e accesso al lavoro, alla scuola e all’alloggio per tutti.

18 Shades of Gay di Jean-Michel Seminaro

È allarmante quanto le città stiano diventando economicamente inaccessibili e quanto gravi possano essere le conseguenze politiche e sociali di tale processo, se esso porta i cittadini a non essere più in grado di soddisfare bisogni fondamentali, come una casa adeguata e spazi decenti. Com’è possibile gestire realtà urbane in cui infermieri o agenti di polizia non possono più permettersi di vivere? Il declino dei partiti socialdemocratici in tutta Europa coincide ovviamente con la globalizzazione, ma anche con un meccanismo che rende sempre più difficile l’accesso alla casa.
In questo numero parliamo del declino dell’edilizia sociale a New York, del fatto che la città sta attraversando un processo di gentrificazione che la rende sempre più inaccessibile e sempre meno diversificata. New York è solo un esempio, perché questo fenomeno riguarda i centri abitati di tutto il mondo.
La soluzione a questa crisi è, a mio parere, straordinariamente semplice: almeno il 30% di tutte le nuove case dovrebbe essere accessibile dal punto di vista economico. Alcuni Paesi si stanno già muovendo in questa direzione, e non solo: oltre a consentire nuovi interventi di edilizia privata solo se prevedono il 30% di alloggi a prezzi calmierati, alcune città, come Amsterdam, sollevano l’asticella fino ad avere il 50% di nuove abitazioni a prezzi accessibili. Tali regolamenti devono inoltre garantire che questo tipo di alloggi siano distribuiti in modo uniforme, così da far partecipare a questa nuova forma di egualitarismo anche le aree più ricche delle nostre città. Ma forse è meglio non dipendere troppo dagli investimenti privati e finanziare l’edilizia sociale coi proventi delle nostre tasse, in modo da garantire la proprietà collettiva.

La soluzione a questa crisi è, a mio parere, straordinariamente semplice: almeno il 30% di tutte le nuove case dovrebbe essere accessibile dal punto di vista economico.

Quando abbiamo fondato lo studio MVRDV, negli anni Novanta, ci siamo subito dedicati all’edilizia sociale e le nostre proposte sono state spesso apprezzate per il loro senso dell’umorismo e l’uso del colore. Si tratta di aspetti importanti del progetto che, se combinati, possono essere molto efficaci.

L’edilizia sociale di MVRDV ha ottenuto consensi perché il Governo olandese ha permesso di creare abitazioni di alta qualità che dessero spazio alla differenziazione. Tuttavia questo non sempre accade, e in molti esempi di edilizia sovvenzionata la qualità è decisamente bassa. In molti casi, la pianificazione urbana è ottima, mentre l’architettura è triste, ripetitiva e priva di vita.
Ecco perché mi piace il lavoro di Boa Mistura, un collettivo di artisti spagnoli che ha deciso di trasformare la città in qualcosa di colorato e artistico. Non sono i primi – nelle favelas brasiliane o nelle strade di Tirana abbiamo già visto usare l’arte e il colore come strumento urbanistico – ma non sottolineremo mai abbastanza quanto sia importante essere creativi, ottimisti e trasformare la città in un posto più bello.

Molte riviste di architettura si concentrano esclusivamente sulle pratiche migliori. Ciò che mi stupisce è la poca attenzione che diamo all’architettura mediocre, progettata e costruita giorno per giorno intorno a noi fino a quando non raggiunge improvvisamente una massa critica. A questo proposito, ho notato come in Germania le soluzioni vincenti dei concorsi sempre più spesso si assomigliano. A quanto pare, c’è la tendenza a costruire edifici con una facciata fatta di finestre strette, paragonabili a una fenditura a freccia, che io chiamo “gabbia per uccelli alla tedesca”. Certo, Max Dudler è il maestro di questo tipo di facciata e i suoi edifici spesso hanno una forte qualità scultorea, ma che dire di tutte le brutte imitazioni?
In questo numero discutiamo di come il lavoro di Oswald Mathias Ungers e Dudler venga replicato nell’architettura mainstream e di come le città tedesche si stiano lentamente riempiendo di questa tipologia “a gabbia per uccelli”. Senza dubbio, molti di questi edifici rientrano nell’ambito dell’edilizia sociale ed ecologicamente sostenibile, ma non è abbastanza. La vera sostenibilità e la vera diversità creano una città bella e vivibile. Un’architettura di qualità che duri più di 30 anni deve rientrare negli approcci sostenibili e inclusivi alla costruzione della città. Altrimenti finiamo per creare una sottospecie di architettura dimessa, fatta di brutti edifici che vorremmo sostituire o, se ciò non è possibile, affidare al trattamento artistico di Boa Mistura.

Speciale Guest Editor

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