Super Bowl LIII. Atlanta, una città temporanea

In occasione della finale di football, una città effimera s’insinua nel tessuto urbano, offrendo ai suoi abitanti un’opportunità unica. Da Domus 1032.

Ogni anno, nel mondo, più di 110 milioni di persone affollano bar e locali pubblici o siedono comodi in poltrona per godersi l’evento televisivo di gran lunga più seguito negli Stati Uniti: il Super Bowl. Molte tra le principali città americane competono per ospitare la finale della National Football League (NFL). Nel 2019, anno di celebrazione della centesima stagione della NFL, è Atlanta la casa della 53ma edizione del Big Game. In realtà, non è la prima volta che la capitale della Georgia ospita il Super Bowl. In molti ricordano ancora la competizione del 2000 per le tempeste eccezionali che hanno paralizzato la città oltre che per un placcaggio spettacolare durante i secondi finali dell’incontro, il One Yard Short. In quel periodo, però, il Super Bowl era incentrato sul match della domenica e si vedeva solo le premesse di quello che oggi è un vero e proprio evento su scala urbana che si estende per la durata di 10 giorni.

Durante le settimane che precedono il Big Game, la città che lo ospita trasforma il suo aspetto e rompe i paradigmi delle sue dinamiche quotidiane. Una ‘città’ effimera s’insinua nel tessuto urbano, con strutture provvisorie costruite sia nell’area attorno allo stadio ‒ cuore pulsante dell’evento ‒ sia nelle vie del centro. Com’è facile aspettarsi, una miriade di padiglioni televisivi e infrastrutture accessorie fanno poi da cornice alle articolate operazioni del Super Bowl.

Il respiro globale dell’evento e soprattutto l’ingente flusso di tifosi nella città offrono inoltre un terreno fertile per attività d’intrattenimento. Esibizioni e spettacoli dal vivo costituiscono infatti l’attrazione principale nei nove giorni che precedono la competizione. Se non si tengono in considerazione gli eventi NFL Tailgate, Super Bowl Live e SB Experience, la più grande e complessa organizzazione ruota attorno al DirecTV Super Saturday Night, uno spettacolo dal vivo che, in passato, ha ospitato artisti del calibro di Bruno Mars, Jay-Z e Beyoncé, Pharrell Williams o i Red Hot Chili Peppers.

Nel corso degli anni, sia la dimensione sia la complessità del padiglione che ospita questi concerti sono cresciuti in maniera esponenziale, seguendo il trend evolutivo del Super Bowl. Pensato per la prima volta nel 2010 come una breve performance musicale per le celebrità del football sulle spiagge di Miami, l’evento è stato poi replicato negli anni in diverse città. Nel 2014, per esempio, 45 tonnellate di sabbia hanno attraversato una tempesta di neve per raggiungere New York City. Beach Bowl durante il giorno, la struttura a due livelli è stata poi convertita in sei ore in un club per l’esibizione serale. A Phoenix, il programma è stato esteso in un festival di tre giorni occupando un’area di 17 ettari con quattro palchi.

Le ambizioni architettoniche sono cresciute di pari passo con quelle del programma, spingendo a cambiare un approccio progettuale prima basato principalmente sulla riconfigurazione di una struttura temporanea in acciaio. Per il Super Bowl di San Francisco nel 2016, una chiesa dei primi del Novecento è stata convertita in uno spazio a tre livelli integrando un’intelaiatura di legno e acciaio con il sistema strutturale esistente. Un simile approccio è stato impiegato per Minneapolis dove, lo scorso anno, una vecchia armeria in disuso è stata trasformata in un grande spazio per concerti che da temporaneo è poi diventato permanente.

Questa volta ad Atlanta, l’evento DirecTV si svolge nel quartiere di Atlantic Station, poco distante dal Mercedes-Benz Stadium ‒ l’arena dall’innovativa copertura retrattile che ospita la finale del 3 febbraio. Costruita appositamente per l’occasione, la struttura ibrida a tre livelli può ospitare fino a 10,000 persone e occupa una superficie di oltre 9.300 m2, che corrisponde alla metà circa degli impianti come il Madison Square Garden di New York o il Pala Alpitour di Torino. Il concept del progetto è opera del produttore esecutivo Jack Murphy, da quasi 30 anni la mente creativa di molti dei grandi show del Super Bowl.

Dietro le quinte di questa esperienza d’intrattenimento ‘nomade’, c’è un processo rigoroso di progettazione e gestione che dura un intero anno. Sia i vincoli contestuali stringenti sia la pressione delle tempistiche spingono le fasi progettuali e costruttive a unirsi in una catena di scelte immediate, passando spesso dal modello 3D direttamente alle mani delle imprese costruttrici. I materiali e i componenti prefabbricati vengono trasportati in loco da Las Vegas, impiegando poi la manodopera e le risorse locali per realizzare questa imponente struttura in soli 45 giorni.

In molti ricordano ancora la competizione del 2000. In quel periodo, però, il Super Bowl era incentrato sul match della domenica e si vedeva solo le premesse di quello che oggi è un vero e proprio evento su scala urbana che si estende per la durata di 10 giorni.

Attraverso la combinazione di esperimenti spaziali e soluzioni tecnologiche d’avanguardia il progetto va ben oltre la performance musicale, incorporando elementi di realtà aumentata e virtuale oltre a pareti video interattive e ologrammi. Per Atlanta è stato ideato un percorso sequenziale che esplora un diverso coinvolgimento dell’utente sia dal punto di vista visivo che sonoro. L’esterno della struttura è inoltre animato con un doppio sistema di videomapping sulla facciata principale, suggerendo l’evento come landmark temporaneo nella città.

Se da un lato il Super Bowl è uno spettacolo di 10 giorni per il milione di visitatori che invade Atlanta, dall’altro si tratta di un’opportunità decennale per i suoi abitanti. Come per ogni città che ospita un evento di così grande rilievo, il Big Game è infatti un’occasione rara per favorire lo sviluppo economico e il miglioramento delle infrastrutture, oltre a far conoscere al mondo intero la cultura della comunità locale.

A tale scopo, l’Atlanta Super Bowl LIII Host Committee (la commissione fa da liaison tra la NFL, il Comune di Atlanta e la comunità locale) lo scorso anno ha lanciato un’iniziativa ambiziosa per sfruttare il Super Bowl come ripercussione positiva di lunga durata sulla città. Chiamato Legacy 53, il programma si basa principalmente su cinque punti: sostenibilità, rapporti commerciali, progetti di riqualificazione, supporto ai giovani, diritti civili e giustizia sociale. La prima iniziativa si è concretizzata in 11 progetti di foreste urbane per piantumare più di 20.000 alberi, creare habitat d’impollinazione e realizzare giardini pubblici in diversi quartieri. La seconda strategia coglie le opportunità economiche generate dal Super Bowl per coinvolgere oltre 200 attività commerciali locali. 

Il terzo pilastro ha visto invece un progetto di 2 milioni di dollari di riqualificazione del John F. Kennedy Park nei pressi dello stadio. Il quarto punto mira poi a supportare le scuole dell’area metropolitana di Atlanta attraverso programmi di corretta alimentazione, attività fisica e merito scolastico.

Il Super Bowl LIII, infine, lascerà una traccia originale nel tessuto urbano. Attraverso il progetto Off the Wall, 11 artisti statunitensi sono stati selezionati per realizzare 30 graffiti nel centro della città che richiamano l’attenzione su questioni legate a diritti civili e giustizia sociale. Le installazioni sono nate dal dialogo con le comunità locali che “hanno portato alla luce storie che avevano bisogno di essere raccontate”, come riportato dall’organizzazione artistica WonderRoot. In prossimità delle opere, l’esperienza per i visitatori viene inoltre arricchita da un’applicazione digitale che racconta la genesi dell’opera. Questo progetto di arte pubblica funzionerà in ultimo come un promemoria costante per i cittadini e gli ospiti di Atlanta ad ambire a essere una comunità sempre più responsabile e civile negli anni a venire.

Testo, ricerca, elaborazioni grafiche Stefano Andreani, Joanna-Maria Helinurm.

Speciale Guest Editor

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