Dario Buratto: “L’amore per il vetro nasce da un cuore spezzato”

Insieme a Matilde Antonacci e Luca Fornaro, Buratto ha fondato Stories of Italy, lo studio milanese che unisce artigianato e design.

A Matilde Antonacci e Dario Buratto di Stories of Italy, entrambi classe 1981, bastano due parole in un whatsapp per capirsi. Abbiamo incontrato Dario di Stories of Italy, lo studio che dal nome dichiara una missione: raccontare la loro Italia, all’estero e non solo. Matilde e Dario si sono conosciuti all’università venti anni fa, esattamente il primo giorno, e da allora non si sono più lasciati; hanno poi convissuto e anche lavorato insieme a fasi alterne – tra i viaggi dell’uno e dell’altra. Dario conosce e condivide il gusto di Matilde, Matilde è in perfetta sintonia con Dario, qualsiasi sia la distanza tra i due. Vivendo negli ultimi 15 anni spesso in posti diversi, sono quindi abituati questa tipologia di scambio creativo. Flessibili e indipendenti, non hanno bisogno della costante presenza fisica in studio. Per questo motivo le dinamiche imposte dalla pandemia non hanno compromesso la sintonia del loro lavoro a quattro mani.

Perché è iniziata tra voi due?
La cosa che più ammiro di lei è il suo senso della composizione e allo stesso tempo del dettaglio. Il suo Instagram personale ne è un perfetto esempio. Amo la sua sensibilità estetica, sempre sintonizzata alla modernità prima che diventi mainstream, e il suo amore per la ricerca e l’archiviazione. Quello che Matilde apprezza maggiormente in me è la mia pragmaticità. Il far accadere le cose. Il trasformare velocemente un’idea in un progetto concreto o in un oggetto vero e proprio senza perdermi nei dettagli meno importanti. 

Stories of Italy, Dattero Giallo

Come organizzate il lavoro?
Il nostro modo di lavorare insieme ha subito diverse evoluzioni negli anni e si è sempre adattato alle nostre vite private. Da un paio di anni vivo tra Milano, sede dello studio, e Venezia dove invece avviene la produzione, mentre Matilde si è trasferita a Roma e ha avuto due bambine. Siamo in una fase in cui sono io a occuparmi principalmente di Stories of Italy, mentre lei si dedica più alla famiglia. Faccio dei test materici e cromatici in fornace, e poi li si guarda insieme, decidiamo se portarli avanti e come, poi ritorno in fornace e li trasformo in oggetti veri e propri.

Da dove arriva la passione per il vetro?
È nata come suggestione durante una vacanza in cui avevo il cuore spezzato. A Pantelleria un’artista americana creava mosaici con scarti di pezzi di vetro provenienti da Murano; in lei trovai una scintilla vitale che diede forma al mio vago interesse nei confronti dell’artigianalità italiana, delle botteghe e laboratori…andai a Murano a bussare a qualche porta. Nel giro di pochi giorni ho trovato il Maestro giusto e realizzato il mio primissimo pezzo, il vaso mono-fiore Dattero. In breve, mi sono innamorato dell’ambiente della fornace e della dimensione isolana, e ho sentito immediatamente che lì si apriva un universo di possibilità. Ho capito che avrei potuto concretizzare il mio ancora vago desiderio di ricerca. Nel giro di pochi mesi poi, il mio lato pragmatico mi ha permesso di creare la nostra squadra formata da Matilde e Luca Fornaro, nostro altro socio, che ha saputo dare una struttura reale a quello che è oggi Stories of Italy.

Stories of Italy, Macchia Su Macchia

Come nasce un progetto? 
Il 99% delle volte partiamo dalla materia e non dalla forma; da archivi storici, dagli scarti di lavorazione o dai magazzini delle fornaci troviamo un pezzo, una tecnica che sviluppiamo. La rielaboriamo parlandone con il Maestro e producendo prototipi – una delle nostre collezioni più vendute è Macchia su Macchia, rielaborazione della tecnica classica della macia, usata nei Goti, i classici bicchieri d’acqua colorati muranesi. Gli esperimenti materici che ci convincono di più diventano progetti.

Avete creato diverse collaborazioni declinando il vostro sapere.

Si, oltre al brand, Stories of Italy ha anche una dimensione progettuale, collaborando soprattutto con diversi architetti francesi (tra cui Pierre Gonalons) su progetti residenziali o di hotellerie. Proprio perché l’essenza dei nostri progetti è la materia prima, dal punto di vista tattile e cromatico oltre alla tecnica di lavorazione, siamo versatili nel soddisfare più forme in base alle richieste. La forma non è mai il centro del progetto, e non deve sovrastare mai la bellezza del nostro vetro, cosi diverso dalla maggior parte dei vetri soffiati; non è quasi mai liscio come ci si aspetterebbe. Inoltre, è ricco di fantasie, pattern cromatici che creiamo personalmente con fusioni di polveri, graniglie e pezzi di vetro già soffiato.

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