Cemento non cemento: innovazione materica 

L’esempio di Concreo e Conclad, lastre a effetto cemento, che oltre a essere esteticamente fedeli al materiale di cui mimano le caratteristiche, sono facili da installare, eco-compatibili ed economicamente competitive. 

Se è vero che il futuro del design è nei materiali, è altrettanto vero che le aziende produttrici si stanno muovendo sempre più nella direzione della ricerca e dell'innovazione per proporre soluzioni al passo coi tempi. È il caso di Concreo e Conclad, due lastre di rivestimento made in Italy realizzate con un impasto di fibre di cellulosa, gesso e resine immesse sul mercato dal Gruppo Bonomi Pattini, azienda brianzola che da oltre quarant’anni è specializzata nella vendita di materiali destinati all’industria dell’arredo e design. Conclad, biocompatibile e ignifugo, è concepito per rivestimenti murali e controsoffittature mentre Concreo è realizzato con impasto denso e compatto, trattamento antimacchia, ed è indicato per la produzione di arredi e per essere installato in ambienti con alta concentrazione di umidità. 

“Il cemento non cemento è un materiale che rivoluziona l’uso del cemento per l’interior design, perché consente un risultato certo e replicabile, a differenza di quello tradizionale. Quando parliamo di cemento applicato al mondo delle finiture le variabili da tenere presente sono molteplici, e il rischio di errore è molto alto anche quando il cementista è molto competente”, spiega Gilberto Minelli, amministratore delegato di Gemin Srl, l’azienda produttrice di cemento non cemento. “Le nostre lastre partono dalla fabbrica, con un attento controllo di qualità, e possono raggiungere qualsiasi parte del mondo garantendo una facilità di lavorazione unica: è sufficiente la presenza di un falegname”. 

Oltrepassare i limiti fisiologici del calcestruzzo, garantendo un impatto ambientale significativamente ridotto è tra gli obiettivi dichiarati da Gemin Srl, come spiega Silvia Fregoli, architetto e Art Director di cemento non cemento: “Concreo è un materiale innovativo che non contiene cemento, dunque privo di calcestruzzo e resine. Si tratta di un composto a emissioni zero realizzato con fibre e materiali naturali. Rispetta gli standard richiesti oggi dall’industria dell’arredo e del design e rappresenta quanto i committenti e i progettisti stessi cercano in fatto di materiali. È un prodotto notevole proprio perché sul mercato le alternative sono composte da resine, è semplice da utilizzare anche grazie al suo peso specifico: circa la metà di quello del cemento, ed è facilmente lavorabile con le medesime tecniche e strumentazioni impiegate per la lavorazione del legno, ottenendo un effetto cemento realistico in loco.”  

Il target di riferimento di cemento non cemento è l’industria del contract, dove trova applicazione nel retail, dell’hotellerie e della ristorazione, ma anche nel residenziale di fascia alta. Tra i clienti ci sono brand del lusso come Calvin Klein, Pal Zileri, Céline, Louis Vuitton, Marcolin, Max&Co, Under Armour, Bottega Veneta e L’Occitante. Più recentemente Conclad è stato utilizzato per i rivestimenti interni di uno yacht realizzato in Olanda per un armatore russo, come spiega Gilberto Minelli: “Leggerezza rispetto al cemento, facilità nella lavorazione, eco-compatibilità, resistenza al fuoco e ovviamente estetica raffinata sono i fattori più interessanti per il settore della nautica che apre potenziali innovativi”. 

Tra le molteplici applicazioni, cemento non cemento si è prestato all’utilizzo nell’ambito artistico. “Una cosa particolarmente interessante è la possibilità di stampare immagini fotografiche su questa superficie ad altissima risoluzione, realizzando di fatto un elemento di design con una sua matericità,” racconta l’architetto e digital artist palermitano Francesco Ferla. “Dal punto di vista tecnico è un materiale conveniente per leggerezza e non ha bisogno di una retrostruttura per essere applicato. La certificazione antiincendio diventa poi fondamentale quando si lavora nell’ambito museale. Viviamo in un momento storico di ibridazione e nell’ambito architettonico avere a disposizione un materiale sul quale sperimentare con delle immagini non può che fare bene.” 

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