Mario Pedrali, tra collezionismo e innovazione

Ritratto informale dell’azienda d’arredamento lombarda, nata dall’incontro del fondatore, il vulcanico artigiano Mario Pedrali, con l’architetto Luigi Vietti, premiata con il Compasso d’Oro nel 2011, e oggi guidata dai figli Monica e Giuseppe.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1046, maggio 2020.

Nella collezione museale di Mario Pedrali c’è anche il “cembalo scrivano”, prototipo di macchina per scrivere di legno, ispirato allo strumento musicale e brevettato nel 1855, prima della Remington in metallo. L’alternanza tra i due elementi è una costante della storia industriale e segna anche questa azienda, ma in senso inverso. La bottega di fabbro a Palazzolo sull’Oglio prende in prestito due vetrine per esporre mobili in ferro. Siamo nel 1963 e l’incontro del vulcanico artigiano con l’architetto Luigi Vietti porta alla creazione di un marchio che nel decennio successivo vende all’estero gran parte della produzione. Una delle principali aziende di sedie non poteva non avere un modello in legno e nasce Frida, Compasso d’oro nel 2011.

Anche se Pedrali colleziona macchine per scrivere e moto d’epoca Sterzi, l’innovazione lo attrae più della conservazione. Per ottenere un effetto di leggerezza, si punta alla multimatericità: metalli, resine plastiche e legno. Il legno viene da foreste certificate e le vernici sono all’acqua e vegetali. Si espande la vendita di arredi per ufficio e per la ristorazione, secondo una concezione sempre meno settoriale mentre spazi lounge e caffetteria entrano in azienda.

Pedralitales, art direction Studio FM, foto Andrea Garuti

Luoghi di lavoro sempre più domestici e luoghi domestici sempre più lavorativi. La sede di Google in California e quella di Microsoft a Milano, con tutto il family mood delle imprese digitali, hanno sedie, tavoli e altri mobili Pedrali. Biblioteche, scuole e università rientrano tra i clienti dall’Italia all’Egitto, fino al Giappone.

L’impegno nella didattica diventa ancora più sociale con gli arredi del ristorante In galera, legato al carcere di Bollate, e 21 grammi, a Brescia, dove il nome si riferisce non solo al peso dell’anima (vedi film con Sean Penn), ma anche alla trisomia 21, essendo gestito da studenti di cucina con la sindrome di Down. Oggi l’azienda è gestita dai figli Monica e Giuseppe e si è spostata da Palazzolo sull’Oglio a Mornico al Serio. Immersa in campagna, la nuova sede si estende per mezzo km tra gli stabilimenti e gli uffici con uno skytrain che attraversa i cinque corpi di fabbrica e il magazzino automatizzato progettato da CZA Architetti, mimetizzato da lamelle che danno l’effetto di “fili d’erba” e cambiano colore con la luce.

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram