Più rigore, meno ideologia

È giunto il momento di adottare un approccio olistico all’energia, che tenga conto delle specificità ambientali, economiche e sociali delle diverse aree geografiche e dei diversi climi, afferma De Carli, socio fondatore di One Works.

I tempi sono più che maturi, in materia di energia, per un approccio olistico, più scientifico e rigoroso, meno ideologico né fuorviato da attese di profitti, magari iniqui. La riduzione dei consumi, il migliore uso delle risorse e la transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili devono essere accelerate su basi oggettive e misurabili, tenendo conto di peculiarità ambientali, economiche e sociali di diverse geografie e caratteristiche climatiche. Insistere per ragioni esterne alla materia energetica o solo parzialmente collegate a potenziali risultati efficaci, su impiego di tecnologie non adeguatamente supportate da dati migliorativi o con impatti positivi percentualmente poco influenti, aiuta nella migliore delle ipotesi a sensibilizzarci su priorità improcrastinabili ma non serve a risolvere i problemi del pianeta. 

Troppo spesso il supporto di comunicazione, e talvolta normativo, a favore di soluzioni tecnologiche validissime ma non di per sé risolutive, se non inserite in un ecosistema più ampio coerente, avvantaggiano interventi e progetti con benefici solo parziali. Pensiamo, per esempio, all’opzione elettrica totale nella mobilità o al fotovoltaico nell’edilizia, entrambe risposte ottimali nei rispettivi campi solo se parte di un ambiente che ne sfrutti appieno le potenzialità, non generando impatti indesiderabili. Per chi ha a che fare con i progetti di territorio, città e edifici, un primo tema davvero chiave è quello dei consumi: come ci stiamo lavorando oggi? Come si gioca il ruolo della progettazione passiva nella realizzazione di nuovi edifici e infrastrutture, nell’adattamento del patrimonio edilizio esistente, nella pianificazione urbana e territoriale? 

Se da un lato appaiono avanzatissime le performance di materiali e tecnologie puntuali, ancora lontani sono gli obiettivi raggiungibili lavorando parallelamente sulla riduzione dei fabbisogni di energia e sull’impiego coordinato e armonico di tecnologie per l’efficientamento energetico. Intervenendo sulle modalità d’uso di infrastrutture e edifici, sui loro dimensionamenti ottimizzando i layout funzionali e ancor più sulle caratteristiche fisiche lavorando su architettura, strutture e impianti, si possono ottenere risultati sorprendenti, sia in termini di riduzione dei consumi energetici, sia in termini di comfort degli spazi. Che possono, tra l’altro, sfruttare al meglio le performance di tecnologie e materiali già disponibili. Il nuovo Terminal aeroportuale di Noida in India è modello di risparmio energetico e appare come sintesi perfetta di tutti i fattori vantaggiosi sull’energia, portati proprio dai criteri di progettazione passiva. 

Un secondo tema altrettanto chiave è la necessità di aumentare comunque la produzione di energia e di distribuirla più capillarmente ed efficientemente possibile. Non facciamoci illusioni sulla possibilità di tradurre la riduzione e le ottimizzazioni dei consumi di energia per gli spazi che viviamo e i servizi che usiamo in maggiori estensioni di boschi e prati verdi: come suggerito dalla recente copertina dell’Economist («Hug pylons, not trees»), piaccia o meno dovremo crescere anche per contrastare il cambiamento climatico e la crescita comporterà nuove infrastrutture e aggiornamento di quelle esistenti. La sfida parallela per pianificatori e progettisti sarà potenziare capacità e prestazioni nella produzione e distribuzione di energia, contenendo gli impatti ambientali, misurando i progressi verso net zero, aiutati dal sempre più esteso raggio di azione del digitale che dall’industria, al terziario e al domestico, finanche all’“energia urbana”, come evidenziato da Monica Iacono nell’Interview di questo numero, favorirà ottimizzazione e gestione dei consumi. Il lavoro sinergico fra discipline e professioni su tecnologie, territorio, città e paesaggio sarà determinante quanto la maggiore neutralità tecnologica che la politica, gli indirizzi normativi e le policy riusciranno a promuovere e a trascrivere nelle norme regolatorie.  

DomusAir n. 8. Copertina

DomusAir

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