Dagli anni Settanta, il dibattito sul ruolo dell'architettura nella realtà si è sviluppato tra due opposti versanti: il progetto ridotto a fatto superfluo; e il progettista esaltato come eroe salvifico. Se il campo della letteratura architettonica continua a essere compreso entro queste due opposte posizioni, con tutte le sfumature intermedie possibili, le suggestioni a interrogare le radici del problema continuano a essere altrettanto vitali. Tra queste, non mancano quelle paradossali, o addirittura, forse, involontarie, che emergono da mondi altri rispetto alla letteratura architettonica. Sono forti, per esempio, le suggestioni che suscita la graphic novel di David Mazzucchelli Asterios Polyp, la cui traduzione italiana è recentemente giunta alla prima ristampa, dopo essere uscita nel 2011.
Asterios Polyp è una novella biografica che comprende e comprime magistralmente una serie di interrogativi sul rapporto tra il sé e gli altri e tra il caso e la volontà; tuttavia, letta sub specie architettonica, pone il tema del ruolo dell'architettura nella finzione, speculare a quello del ruolo dell'architettura nella realtà. E il fatto che nella finzione di Asterios l'architettura sia presentata in una versione in cui è completamente avulsa dalla realtà mette a nudo contraddizioni e temi che da dentro la discussione disciplinare finiscono per passare come ovvi. Mazzucchelli, autore newyorkese di grande influenza nel mondo dei fumetti, non ha rilasciato interviste sulla genesi del libro (uscito negli Stati Uniti nel 2009) e, pertanto, le origini della sua familiarità con la storia dell'architettura nordamericana degli ultimi quarant'anni, che traspare dal racconto, rimangono allo stato congetturale. Tuttavia, le verosimiglianze e i prestiti sono tali da rendere certe pagine simili a leak rivelatori.





