Century of the Child: Growing by Design

Il volume di Juliet Kinchin e Aidan O'Connor, pubblicato in occasione dell'omonima mostra ospitata al MoMA nel 2012, si presenta come un'estesa e importante pubblicazione che traccia l'evoluzione del design per l'infanzia, in relazione alle trasformazioni ideologiche e sociali, politiche ed economiche del XX secolo.

Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, MoMA, New York, 2012 (pp. 264; € 40,00)

Dalla pubblicazione avvenuta agli inizi del '900 del Secolo dei fanciulli (1), dell' innovatrice svedese del campo del design Ellen Key, a Growing by Design ("Crescere con il design"), 40° Convegno Internazionale di Design tenuto ad Aspen nel 1990, l'infanzia non è stata più considerata come un'idea astratta e rigida, ma è diventata uno dei motori del design del XX secolo.

L'evoluzione del design per i bambini, connessa alle trasformazioni ideologiche e sociali, politiche ed economiche del XX secolo, è stata tracciata cronologicamente in Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, un esteso e importante volume redatto dal curatore del dipartimento di Design del MoMA Juliet Kinchin e dal suo assistente Aidan O'Connor, in occasione dell'omonima mostra che si è tenuta al MoMA nel corso del 2012. Con i contributi di Tanya Harrod, Medea Hoch, Francesco Luca, Amy Ogata, e Maria Paola Maino, distribuiti in sette sezioni riccamente illustrate, il libro tenta di sviluppare un'indagine scientifica sul rapporto in continua evoluzione tra infanzia e progettazione, monitorando quella che Kinchin definisce come la sua "affascinante confluenza".

Agli inizi del Novecento specialmente i designer iniziarono a capire che il bambino è una buona mediazione tra ideale e reale. Con la sua limpida visione della vita quotidiana, non contaminata da convenzioni sociali e culturali, indirizza sempre i pensieri dei progettisti a un futuro migliore.
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, <em>Century of the Child: Growing by Design</em>, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
L'architettura è una delle arti che hanno contribuito in modo netto all'evoluzione della vita del bambino. Nel periodo della prima guerra mondiale e del primo dopoguerra l'architettura è stata attraversata dalle esperienze d'avanguardia della Catena di vetro, di De Stijl e del Bauhaus, dai nuovi ambienti dedicati all'istruzione come la nuova scuola modernista di Eugène Beaudouin o le scuole all'aria aperta di Richard Neutra, o ancora le colonie per l'infanzia italiane del regime fascista. Dopo la Seconda guerra mondiale il bambino e l'infanzia costituirono un capitolo importante della politica del dopoguerra. Per aiutare i bambini a superare il trauma dell'esperienza bellica gli architetti individuarono nella scuola una potenziale terapia per la mente e per lo spirito.
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, <em>Century of the Child: Growing by Design</em>>, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Copertina
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, Century of the Child: Growing by Design>, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Copertina
Non meno importante è l'intervento dei progettisti nell'ambiente interno ritagliato per i bambini: la stanza dei giochi. Progettata per arricchire la creatività dei più piccoli, formarne l'identità oppure solo come spazio privato esclusivo, la stanza dei giochi è un microcosmo destinato a trasformare il bambino in adulto. L'arredamento per bambini passò dai visionari oggetti progettati da Giacomo Balla negli anni Venti ai mobili di Gerrit Rietveld e di Marcel Breuer in legno curvato e tubo d'acciaio, alla fondazione dell'Ikea degli anni Quaranta fino al movimento del fai-da-te proposto da Victor Pappane, e ai giocattoli autocostruiti dai bambini poveri con i rifiuti dell'industria moderna nel Sudafrica di oggi.

Oltre alla creazione di uno specifico ambiente per l'apprendimento, i progettisti più inventivi (bambini compresi) hanno creato e ricreato gli oggetti fondamentali della vita infantile: i giocattoli. Come nota Friederich Fröbel "il gioco è il momento più importante dello sviluppo del bambino" (2). Juliet Kinchin e Aidan O'Connor paiono sottolineare che gli oggetti dovrebbero essere più importanti delle parole, e che il fare dovrebbe essere preferito al memorizzare o al parlare. E così era quando i giocattoli e gli strumenti didattici erano al centro dell'attenzione dei progettisti, degli insegnanti e dei teorici della pedagogia. Tutti i decenni del secolo sono stati altrettanto produttivi e ricchi in fatto di novità progettuali. Mentre il primo decennio del secolo fu segnato dall'interesse per l'arricchimento del potenziale creativo del bambino attraverso le lezioni dell'artigianato, i decenni successivi diedero alla luce burattini svizzeri e giocattoli colorati secondo la moderna prospettiva cecoslovacca, più vicini all'idea di produzione in serie.

Il paradosso pedagogico verificatosi negli anni tra le due guerre fa comprendere al lettore che, nonostante il desiderio dei riformatori di proteggere il bambino dai fardelli della vita adulta, i più piccoli furono implicati negli eventi politici del XX secolo
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, <em>Century of the Child: Growing by Design</em>, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Il paradosso pedagogico verificatosi negli anni tra le due guerre fa comprendere al lettore che, nonostante il desiderio dei riformatori di proteggere il bambino dai fardelli della vita adulta, i più piccoli furono implicati negli eventi politici del XX secolo. Tentando di aiutare i bambini a riprendersi dalle ideologie politiche che sono state loro inculcate e, cosa più importante, dalle cicatrici della Seconda guerra mondiale, i designer cercano di riportare i bambini alla fase della tabula rasa, il più puro dei manifesti d'innocenza. Così sono nati negli anni Cinquanta i "giocattoli buoni" (3) in tutto il mondo reduce dalla guerra.
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, <em>Century of the Child: Growing by Design</em>, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Quando negli anni Cinquanta l'esplorazione dello spazio divenne tanto una ricerca quanto un tema di gioco, i giocattoli e l'animazione diventarono mondi infantili complessi, inventivi e fantastici. Tuttavia questi simboli della nuova modernità dimostrano come l'ambiente del bambino si trasformi radicalmente in direzione di un mondo in cui il marketing aggressivo si traveste di apparenze sentimentali. Perciò sui capitoli finali del libro di Juliet Kinchin e Aidan O'Connor rimane un velo d'incertezza: l'infanzia è al sicuro dall'ostilità del mondo adulto di oggi? Siamo in grado di fissare livelli di qualità imprescindibili per la vita di tutti i bambini?
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, <em>Century of the Child: Growing by Design</em>, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Il bambino e la società dei consumi – come entità sociali che rappresentano il sacro e il profano – si sono reciprocamente influenzati nel corso del XX secolo. Mentre il desiderio dell'adulto era ottenere un nuovo ambiente dotato di forti potenzialità creative per il bambino, talvolta egli sembra esser riuscito a creare solo una copia in miniatura del proprio mondo e dei propri difetti.
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, <em>Century of the Child: Growing by Design</em>, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000 fa ripensare al posto che il bambino occupa nella società adulta. Non si capisce il bambino se non si è un po' bambini. Ciò significa che si dovrebbe trattare il bambino davvero da pari a pari, non perdendo di vista il fatto che dopo tutto l'arte possiede una forte dimensione ludica e ogni artista è in certo qual modo Homo ludens. Roxana Mazilu, studentessa del Politecnico di Milano
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, <em>Century of the Child: Growing by Design</em>, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, MoMA, New York 2012. Vista pagine interne
1. Ellen Key, Barnets århundrade, Stockholm, Albert Bonniers Förlag, 1900; trad. it. di Maria Ettlinger Fano, Il secolo dei fanciulli, Torino, Bocca, 1906
2. Friedrich Fröbel, Die Menschenerziehung, Keilhau, Verlag der allgemeinen deutschen Erziehungsanstalt, 1826; trad. it. di Margherita Brivio, riv. e aggiornata da Winfried Böhm, L'educazione dell'uomo, a c. di Francesco Flores D'Arcais, Scandicci, La Nuova Italia, 1993
3. Amy Ogata, in Juliet Kinchin, Aidan O'Connor, The Century of the Child: Growing by Design, 1900-2000, New York, MoMA, 2012
4. Johan Huizinga, Homo ludens, Amsterdam-Leipzig, Pantheon akademische verlagsanstalt, 1939; trad. it. di Corinna van Schendel, Homo ludens, Torino, Einaudi, 2002

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