Flavio Albanese

“Come ci insegna gran parte del pensiero contemporaneo, l’eterogeneità e la mobilità, il disordine e il senza-forma sono il luogo in cui al maggior rischio si accompagna anche la più imprevedibile concentrazione di possibilità” (Flavio Albanese, 2007).

Flavio Albanese. Foto © Vittoria Cattaneo

Il percorso di Flavio Albanese non è quello tipico della maggior parte dei grandi progettisti contemporanei. Nato nel 1951 a Vicenza, si forma sostanzialmente come autodidatta, combinando la sua passione per l’arte contemporanea con l’esperienza pratica di artigiano-architetto. Nello studio dell’architetto Motterle, dove lavora come apprendista nei primi anni ’70, ha anche l’occasione di incontrare Carlo Scarpa, personaggio altrettanto poco convenzionale, ma anche nume tutelare della cultura architettonica veneta del Novecento. Come Scarpa, anche Albanese manterrà per tutta la sua carriera un approccio alla progettazione che rifiuta gli apriori, e che si declina di volta in volta in base alle occasioni, ai temi e ai contesti che incontra.

Non sorprende, viste queste premesse, che Albanese si avvicini all’architettura in maniera progressiva, a partire da ambiti ad essa tangenti. Collabora fin dai primissimi anni ’80 con grandi marchi di design, come Driade e Rossitex. Allo stesso periodo risalgono i primi di una lunghissima serie di progetti d’interni, soprattutto showroom. Albanese ha l’opportunità d’interpretare lo stile di molte firme prestigiose della moda italiana, da Fiorucci a Trussardi, accumulando un’esperienza che nella seconda metà degli anni 2010 applicherà ai negozi che disegna per Thom Browne – dagli Stati Uniti, ad esempio a Miami, alla Cina, come a Chendgu, Pechino e Shanghai.

Nel 1987, visto l’aumento della quantità e della scala degli incarichi, Albanese costituisce con il fratello Franco un vero e proprio studio di progettazione, ASA studio albanese, con sede a Vicenza, poi a Milano e più di recente con un "con-temporary office" a Berlino. Coerentemente con la personalità del suo fondatore, lo studio promuove un’attitudine multidisciplinare e si interessa alle tante scale possibili della progettazione, dal design, all’architettura al progetto urbano.

Sul piano stilistico, la produzione di ASA studio albanese si caratterizza per il suo sostanziale, consapevole eclettismo. Così, la conformazione e i linguaggi dei suoi edifici sono determinate dal ricorso ad una molteplicità di riferimenti non disciplinari, ma anche da fattori altri, in primo luogo dal loro programma. In questo senso, un’architettura come la Hybrid Tower di Mestre (2016) è formalmente e concettualmente vicina alle opere di Rem Koolhaas e Stefano Boeri, tra gli altri, perché l’articolazione dei suoi volumi e il trattamento differenziato della loro pelle è la trascrizione visibile delle sue funzioni – non a caso, Albanese la definisce proprio come un “landmark multifunzione”.

Al di delle numerose realizzazioni in tutta Italia e all’estero, ASA studio albanese intrattiene un legame privilegiato con il paesaggio della città diffusa del Veneto, una regione in cui ha costruito molto, confrontandosi con i tanti temi proposti da un territorio così complesso. L’edificio per uffici Neores Carré di Schio (1999) e il Margraf Headquarters di Chiampo (2006), organizzato attorno alla galleria espositiva dei marmi prodotti dall’azienda, sono due interpretazioni originali dell’International Style aziendale contemporaneo.

La Casa sulla collina a Vicenza (2015) è un intervento di ristrutturazione ed estensione di un edificio esistente, la cui delicatezza è finalizzata non tanto a salvaguardarne le qualità materiali, ma piuttosto a non intaccare il delicato rapporto figura-sfondo tra l’architettura e il suo intorno di natura antropizzata. Le residenze Trecase ad Altavilla (2018) si collocano ai margini del centro abitato e alludono con le loro volumetrie archetipe alle sagome delle antiche case coloniche. Infine, il progetto per Agrologic, il Polo agroalimentare di Monselice (2016-in corso) è un tentativo ambizioso sia per la sua scala (più di 130 mila metri quadri) che per la sua concezione, con l’open space della logistica che sorregge una complessa piastra polifunzionale.

Questa selezione di architetture di Albanese e del suo studio in Veneto testimonia di un’attività particolarmente prolifica e molteplice nei suoi risultati, che comprende in un unico percorso le rielaborazioni ironiche sul classicismo di una primissima fase postmoderna – si vedano a tal proposito la profumeria Florian a Vicenza e il restauro della Chiesa di Mezzavia, entrambi del 1982; esperimenti di modellazione del suolo, come nell’ampliamento dell’aeroporto di Pantelleria (2004); ricerche sugli spazi e i patrimoni della città post-industriale, ad esempio nel complesso Morimondo 17 a Milano (2000).

La partecipazione di Albanese al mondo del progetto non si esaurisce nella sua attività professionale, ma si moltiplica in quella di editore – è direttore di Domus dal 2007 al 2010, nel suo impegno didattico in diverse università europee e americane e in una serie d’incarichi di rilievo in istituzioni pubbliche e private – tra cui Confindustria Vicenza, la Domus Academy, il MIart, l’Officina del Porto di Palermo e il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza.

ASA studio albanese, HTM – Hybrid Tower, Mestre, Italia, 2012. Foto © Germano Borrelli
ASA studio albanese, HTM – Hybrid Tower, Mestre, Italia, 2012. Foto © Germano Borrelli
Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram