Si trova a 2.300 metri di altitudine in Val Seriana, tra un susseguirsi di impervi canyon innevati e pascoli alpini circa 100 chilometri a nord di Milano, nel cuore di uno dei percorsi escursionistici più noti e impegnativi della Lombardia: l’Alta Via delle Orobie Bergamasche.
Il Bivacco Aldo Frattini è un rifugio, uno dei tanti che punteggiano i 120 chilometri di questo itinerario tra cime argentate e vallate verdi, ma è anche un’opera architettonica unica: il primo rifugio alpino d’emergenza realizzato con materiali tessili.
A metà strada tra un avamposto tecnologico e un museo di arte contemporanea, si inserisce nel percorso progettuale di Ex., lo studio di architettura fondato da Andrea Cassi e Michele Versaci, che ha fatto dei progetti in ambienti estremi la propria cifra distintiva.
Il nuovo Bivacco Aldo Frattini
Dimensioni compatte (3,75 x 2,60 x 2,60 m) e peso esiguo (meno di 2.500 kg), su una superficie d’appoggio ridottissima: il Bivacco Frattini sfrutta per il rivestimento una “pelle” tessile innovativa, resistente agli agenti atmosferici e realizzata in collaborazione con Ferrino, storica azienda italiana dell’outdoor. Ha l’aspetto di una tenda da campeggio pronta per l’allunaggio, con due piccoli oblò panoramici nascosti tra i drappeggi rossi, porte blindate e un ingresso con scalette in acciaio che ricorda il portellone di una navicella spaziale.
È un prototipo — il primo bivacco nel suo genere — con un sistema costruttivo sviluppato ad hoc per garantirne il rapido montaggio e ridurre al minimo l’impatto sul suolo.
L’ispirazione progettuale affonda le sue radici in Shelter (1973) di Lloyd Kahn e Bob Easton, un libro che celebrava forme di abitare leggere, autocostruite e provvisorie.
Il Bivacco Frattini può ospitare fino a nove persone e, all’interno, racchiude un mondo a sé: rivestimenti in sughero naturale per isolare termicamente e acusticamente l’ambiente, panche perimetrali che seguono la curvatura dello spazio, un lucernario e una serie di letti pieghevoli ispirati ai portaledge alpinistici — le piattaforme di telaio leggero con cui gli arrampicatori si assicurano alle pareti rocciose per dormire durante le scalate più lunghe — e che in questo caso fungono anche da barelle d’emergenza.
Abitare minimo e sperimentazione architettonica
Come altri bivacchi di recente costruzione sulle Alpi incarna la quintessenza dell’abitare minimo e raccoglie molta della sperimentazione architettonica contemporanea.
L’ispirazione progettuale affonda le sue radici in Shelter (1973) di Lloyd Kahn e Bob Easton, un libro che celebrava forme di abitare leggere, autocostruite e provvisorie. Come le fragili capanne e le tende documentate in quelle pagine, il nuovo Bivacco Frattini riconosce nell’impermanenza e nell’adattabilità qualità essenziali.
Una sede del museo in “alta quota”
Il progetto nasce dalla collaborazione tra la Gamec – la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo – e la sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano, nell’ambito di Pensare come una montagna – I Biennale delle Orobie, il programma a cura di Lorenzo Giusti che, da maggio 2024, accompagna la Gamec fuori dagli spazi canonici dell’arte per esplorare il territorio bergamasco. Ne avevamo già parlato su Domus a proposito della mostra diffusa in città di Maurizio Cattelan, inaugurata nell’estate scorsa, e intitolata Seasons.
All’interno di questo ampio programma biennale che intreccia arte e ambiente, il nuovo Bivacco Frattini rappresenta forse l’elemento più emblematico. Equipaggiata con sensori ambientali, la struttura fungerà anche da avamposto scientifico, utile a monitorare e raccogliere dati sulla montagna, che saranno trasmessi direttamente alla sede del museo nel cuore di Bergamo. Una sede del museo in “alta quota”.
Tutte le immagini: Courtesy Gamec-Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. Ph. @Tomaso Clavarino
