È in costruzione il nuovo Teatro dell'Opera di Hanoi firmato da Renzo Piano Building Workshop: si accendono i riflettori sulla capitale vietnamita come protagonista attiva della scena culturale internazionale, e su un nuovo dirompente gesto architettonico di "contaminazione", come spesso avviene nella pratica dello studio, tra tecnologia e genius loci, tra ingegneria e poetica.
Il teatro, soprannominato "Isola della Musica" e ricavato dalla rimozione di circa 13.000 mq di terreno, è un ciclopico complesso galleggiante sull’acqua tra i due laghi West Lake e Đam Tri Lake, in un’area interessata da trasformazione e un tempo battuta dai pescatori di ostriche d’acqua dolce, per il commercio di perle rare di colore rosa, arancione e bianco. E proprio alle sagome articolate dei gusci di ostrica si ispira la composizione, caratterizzata da volumi sinuosi che dichiarano negli esterni l’organizzazione funzionale degli interni secondo un approccio organico intollerante a formalismi e mutuato da principi matematici desunti dalla natura.
La struttura è stata elaborata attraverso una complessa progettazione digitale che ha consentito di ottimizzare il design da un punto di vista dell’efficienza statica, della resistenza agli eventi sismici e dell’abbattimento dei costi di costruzione.
La forma è determinata da un sistema di curve catenarie 3D in cemento nervato, che lavorano esclusivamente a compressione, in grado di dissipare i carichi sul perimetro e in pochi punti interni e di consentire la realizzazione di un involucro iper-sottile in cui si aprono le visuali sul paesaggio attraverso ampie superfici vetrate.
Esternamente, una “pelle pixelata” in ceramica dai toni perlacei si anima di sfumature diverse a seconda delle ore del giorno e delle stagioni, evocando la poetica del guscio cangiante dell’ostrica come scrigno prezioso non di perle ma di musica.
All’interno, la Sala Opera da 1.800 posti e la Sala Congressi da 1.000 posti sono progettate in modo da adattarsi a programmi e spettacoli diversi.
