Quando Montale scrisse una poesia contro il primo ecomostro d’Italia

Al posto dell’hotel Fuenti, una costruzione abusiva che infiammò per trent’anni le polemiche, oggi sono tornati orti e agrumeti, con due ristoranti d’eccellenza dall’estetica modernista.

Non si può essere scrittori senza una relazione simbiotica con lo spazio e il paesaggio. La scrittura necessita di particolari modalità di osservazione, vicine a quelle degli architetti e dei progettisti. “Ambiente, dintorni, territorio: in poche righe ecco tre concetti sui quali sarebbe bene cercare di fare chiarezza. Una scrittura che cerca il più possibile di farsi intendere, o fraintendere, non dovrebbe lasciare nel vago il senso di parole così pesanti e […] così ricorrenti, e così spesso a vanvera”, scriveva Vitaliano Trevisan nel suo Works.

Così, se nel 1957 Italo Calvino pubblicava il racconto lungo La speculazione edilizia; oggi, la professoressa Ida Duretto, docente di Letteratura italiana all’Università di Kyoto ed ex alunna della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha trovato tra le carte conservate nell’archivio del Centro Manoscritti dell’Università di Pavia una poesia che Eugenio Montale scrisse nel 1975 – lo stesso anno in cui ricevette il Nobel – schierandosi contro l’Hotel Fuenti, il primo progetto italiano a guadagnarsi il titolo di “ecomostro”.

Costruito a Vietri sul Mare, in località Fuenti, nel 1971, sulla Costiera Amalfitana vicino a Salerno, l’hotel fu poi abbattuto nel 1999, dopo una lotta trentennale da parte degli ambientalisti. Pare fu Elena Croce, figlia di Benedetto, a convincere il poeta ligure a prendere posizione contro quell’esemplare misfatto ecologico, per dirla con le parole di Antonio Cederna, insieme ad altri intellettuali dell’epoca – tra cui lo stesso Calvino, Natalia Ginzburg, Mario Soldati e Franco Zeffirelli.

Ecco la poesia: “Pare che prima o poi / anzi prima che poi / sugli Aliscampi che splendono / tra Amalfi e Vietri si vedranno enormi / grattacieli e già sorge dalla cintola insù / l’intellighenzia, con suoi alti piati. / Ma saranno sprecati; grattare il cielo / è ciò che resta a chi non creda più / che un cielo esista”.

Oggi l’area, caratterizzata da terrazzamenti che si susseguono lungo il promontorio di tufo, ospita i Giardini del Fuenti, con orti, vigne, agrumeti, terrazze panoramiche, una spiaggia, un bar e due ristoranti d’eccellenza dall'estetica modernista, inaugurati nel 2019 e nel 2022.

The cover image is from Wikipedia.

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