Il dispositivo più innovativo di Apple degli ultimi anni? Forse è una tastiera

Costa poco meno di un iPhone SE l’accessorio che meglio racconta cosa sia oggi l’azienda di Cupertino. E avvicina l'iPad a quello che forse voleva essere fin dall'inizio.

La Magic Keyboard per iPad Pro, una custodia/tastiera disegnata da Apple per i suoi tablet più performanti e presentata un paio di mesi fa, da poco finalmente disponibile per l’acquisto, è uno dei prodotti più significativi lanciati da Cupertino recentemente. A prima vista non si direbbe: sganciata dall’iPad appare come un oggetto come tanti, certo più rifinito delle miriadi di cover per tablet che affollano i banchi di certi negozietti di elettronica da Shenzhen alla California, ma niente che abbia quella meraviglia un po’ luccicante che associamo come una superstizione all’innovazione tecnologica. Eppure questo accessorio si colloca nell’intersezione e per alcuni versi al culmine tra due delle principali narrazioni che riguardano Apple da qualche anno. Da un lato quello sulla capacità o meno dell’azienda che fu di Steve Jobs di continuare a innovare: “Apple non sa più innovare” è il mantra dei suoi detrattori e non bastano le recenti voci sull’arrivo di un paio di occhiali in realtà aumentata a sminuirne il vigore; dall’altra parte invece il discorso su cosa l’iPad sia. 

Il primo iPad

Presentato dieci anni fa, il tablet di Apple fu accolto come il computer del futuro. Per un attimo, c’è chi ha pensato che sostituisse i computer portatili con uno schiocco di dita; da lì in poi, ci si è cominciati a domandare a cosa l’iPad servisse esattamente. Se lo smartphone era sempre in tasca, quale la collocazione della tavoletta digitale? Così, mentre l’iPhone diventava uno status symbol, il completamento perfetto per il selfie allo specchio da postare su Instagram, il tablet di Apple l’abbiamo visto asservito alle circostanze più disparate: utilizzato come blocco per gli appunti, con o senza l’utilizzo della Pencil; tavoletta grafica; libro, giornale, fumetto; menù digitale nei ristoranti; didascalia interattiva nei musei, cornice digitale in casa, tv da portare in treno. Console da gioco. E tagliere in certi video di YouTube. Il resto lo fanno le app: “There’s an app for that” vale anche per iPad, in alcuni casi ancora più che per iPhone; per assolvere ad alcuni compiti precisi, le app rendono l’iPad migliore di un MacBook, tutti ne abbiamo esperienza. Un computer del futuro l’iPad, leggero e sottile capace di portare la sua intelligenza quasi ovunque, con un sistema operativo semplifice semplice clonato da quello dell’iPhone. Un oggetto così versatile da non trovare però una sua identità precisa. “Ah, hai un iPad, anche tu, ma cosa ci fai?” è una frase che abbiamo sentito una miriade di volte. Anche perché l’iPad fa bene di tutto e di più, tranne forse quello che tradizionalmente associamo con le funzioni di un personal computer. In più, Apple si trova il problema di avere a catalogo un oggetto talmente ben disegnato, talmente potente, fin dal suo esordio, che detto così sembra un vantaggio, ma poi chi se ne compra uno nuovo?

Intanto la concorrenza non è rimasta a guardare. Gli altri tablet non raggiungono la popolarità di iPad, ma i portatili con Windows a bordo – e quindi la maggioranza sul pianeta, usati anche e soprattutto per lavoro – hanno cominciato a incorporare caratteristiche da tablet, come lo schermo touch e la penna; nei cataloghi di Lenovo, HP, Acer, Asus e degli altri produttori diventano sempre più popolari i laptop che si trasformano in tablet semplicemente girando la tastiera dietro lo schermo, i 2:1. La stessa Microsoft ha lanciato un suo reparto hardware, Surface, che nasce come linea di tablet: li vediamo sempre più spesso in mano ai professionisti, hanno a bordo un sistema operativo completo come Windows 10 e una tastiera con trackpad, certo meno elegante degli accessori pieghevoli di Apple, ma terribilmente efficace e comodissima per scrivere. Se il computer “di lavoro” può fare anche da tablet, l’IPad rischia di finire in soffitta.

Microsoft Surface Go 2

iPad viene riconsegnato alla sua missione di computer del futuro, anzi non-computer del futuro, quest’anno, quando Apple accompagna il lancio dei nuovi iPad Pro – la linea “top” dei suoi tablet – con un claim che più esplicito non si può: “il tuo prossimo computer non è un computer”. Che è anche una presa di responsabilità. Cos’è cambiato nel frattempo? Prima di tutto, iPadOS, un sistema operativo che emancipa i tablet di Apple dall’essere degli iPhone con lo schermo grande, o poco più. Viene lanciato nel 2019, durante l’annuale conferenza degli sviluppatori, e prevede una serie di migliorie che avvicinano l’esperienza di uso del tablet a quella di un computer come l’abbiamo sempre conosciuto, dal browser alla gestione dei file alla compatibilità con unità di memoria esterne alla possibilità di utilizzare un mouse o un trackpad in alternanza al touch. Nasce così il cursore dell’iPad, che non è una freccetta, ma un pallino. Si possono usare gesti a due o tre dita per scorrere e navigare tra le varie applicazioni. Anche il dock, la barra delle applicazioni, ora assomiglia un po’ di più a quella di un Mac. Il multitasking è fenomenale e sfrutta tutto lo schermo, si visualizzano anche tre applicazioni in contemporanea. L’iPad è diventato grande, o quasi. Mancava però un pezzo, per completarlo. Un pezzo fisico.

Al grido di “trasforma il tuo iPad in un MacBook”, da anni esistono sul mercato tastiere pensate per rendere l’esperienza del tablet il più vicina possibile a quella di un portatile; alcune sembrano proprio cloni dei laptop di Apple. Un’azienda originaria di Singapore che si chiama Brydge ne fa di ottime, ora anche con trackpad. Ma la Magic Keyboard per Apple è qualcosa di diverso, perché l’esperienza che propone a chi la usa non è esattamente quella di un computer portatile. L’iPad si aggancia alla Magic Keyboard magneticamente e si connette immediatamente; c’è una porta sul lato della tastiera per ricaricarlo o usare accessori. Una cerniera sul dorso della custodia permette di inclinare lo schermo del tablet, con una escursione limitata, ma sufficiente per scrivere, o anche solo per guardare un documento o guardare un film. La Magic Keyboard è infatti prima di tutto uno stand con tastiera che può essere utile sulla scrivania, sul tavolino di un treno, al bar o anche a letto per guardare Netflix. Per usare l’iPad verticalmente, o per prendere appunti con la Apple Pencil, lo si sgancia dal supporto. Può essere comodo a lavoro, un po’ meno in metropolitana o quando sei al gate in attesa che il tuo aereo imbarchi. L’iPad con Magic Keyboard si apre e chiude in modo simile al guscio di conchiglia dei portatili, ma non è per niente un laptop, proprio nel senso originario del termine, che rimarcava la possibilità di usare un computer in grembo: cosa che si può fare, ma la tastiera – peraltro ottima, sicuramente la migliore per iPad in circolazione – è parecchio più leggera rispetto al tablet, per cui quest’ultimo tende a rovesciarsi in avanti quando non è appoggiato su un piano orizzontale. Volendo sottolineare i difetti, sulla tastiera mancano i tasti funzione (ma si può usare Siri, o i comandi touch)  e sullo schermo alla riapertura resta il segno di una riga, causato dal contatto con la parte inferiore della custodia. Per regolare la retroilluminazione bisogna immergersi nei meandri delle impostazioni dell’iPad, quando una scorciatoia da tastiera avrebbe risolto più velocemente. Ah, pesa. Tablet e tastiera, insieme, arrivano a pesare come un portatile.

IPad Magic Keyboard

Tutti piccoli dettagli da valutare, che però non intaccano il quadro complessivo, tra l’altro reso ancora più positivo da una ottima esperienza di scrittura sulla tastiera e dalla perfetta integrazione del trackpad nella navigazione di sistema dell’iPad. La Magic Keyboard, che ha un prezzo importante (fino a 399 per la versione da 12.9”), forse non convincerà poi così tanti utenti Windows o MacOS a convertirsi all’uso del solo iPad da zero, soprattutto se suite creative come quelle di Adobe non fanno un grosso passo avanti nella loro versione iPadOS e molto presto. Ma per chi è già in un mondo di applicazioni e non può farne a meno, per chi si è sempre portato un iPad con sé per leggere o disegnare o prendere appunti, questo potrebbe essere il momento buono per lasciare finalmente il portatile a casa. O venderlo proprio, perché con una tastiera, un mouse e uno dei tanti stand che si trovano sempre un po’ dappertutto da Shenzhen alla California l’iPad si trasforma in pochi secondi in una postazione di lavoro da casa.

Ora però proviamo questo esperimento: stacchiamoci per un istante dal valore d’uso dell’oggetto tipico di tante recensioni tech e collochiamo la Magic Keyboard su una linea temporale più ampia. Solo così possiamo vedere  quanto bene, senza troppo clamore e senza fuori d’artificio, questa tastierina dimostri cosa sia l’innovazione in casa Apple: un processo a lungo termine, laddove molta della concorrenza fa a spallate per uscire sul mercato con la fotocamera fotonica, lo schermo con miliardi di colori, scocche sottili come uno shuriken, batterie a ricarica boomerang e via discorrendo. Elegante si veste elegante sempre, Apple, fin dai tempi dei primi veri personal computer; ma sotto al vestito c’è la capacità di fare dialogare l’anima e il corpo delle sue tecnologie, il software con l’hardware, e la costruzione soprattutto nell’ultimo decennio di una ineguagliata convergenza tra i suoi dispositivi – quello che chiamiamo ecosistema – in quel sottile equilibrio tra desiderio e necessità che da sempre caratterizza l’azienda fondata da Wozniak e Jobs. Così, quando in una stanzetta di un loft di Soho un qualsiasi John Appleseed della situazione mi raccontava le potenzialità della realtà aumentata sul nuovo iPhone 8 qualche giorno prima della sua uscita, in realtà stava spiegando che a lungo termine quella tecnologia sarebbe diventata parte della nostra vita, e che tra poco molti di noi vestiranno degli occhiali con fotocamera LIDAR che ci permetteranno di accedere al mondo digitalmente “aumentato” nel modo più ovvio e veloce possibile, come estrema sintesi di un processo che avrà reso impercettibile il tramite tra l’uomo e l’ambiente ridisegnato da glifi e icone e cifre. E oggi io posso finire di scrivere questo articolo sull’iPad da un qualche bar in una qualche città, senza l’ansia di dovere tornare a casa perché ci sono delle cose che dall’iPad non riuscirò a fare o riescono clamorosamente peggio che sul portatile, come mi succedeva dieci anni fa, quando mi ostinavo a scorrazzare per biblioteche portandomi dietro solo un iPad 2 e una Magic Keyboard che connettevo via Bluetooth – era però la tastiera per l’iMac, tutt’altro prodotto insomma. E questa dunque è la fine di una storia, e l’inizio di un’altra.

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