Il film dei Fantastici 4 è un trip nel design anni ’60 di un grande fumettista dimenticato

Il film è un esperimento visivo ispirato al mondo di Jack Kirby, il più importante disegnatore della storia della Marvel: colori accesi, razzi lava, cappelli come a New York nel 1963.

Il mondo in cui si svolge I Fantastici Quattro – Gli inizi non è lo stesso dei film Marvel che abbiamo sempre visto. Non ci sono gli altri supereroi, non ci sono nemmeno i medesimi cattivi, ma soprattutto non c’è il medesimo design. Non sembra nemmeno di essere nel presente. Il film sembra ambientato negli anni Sessanta o forse in una versione del presente in cui domina il design degli anni Sessanta, gli usi e i costumi di quell’epoca e l’idea stessa di America (per come veniva propagandata dai media), anche se le tecnologie sono moderne. A ben vedere però non è nemmeno esattamente l’America degli anni Sessanta: più il film va avanti, più è chiaro che si svolge “nel mondo di Jack Kirby” e che quella è la sua carta più importante. Jack Kirby è stato il più grande disegnatore ad aver lavorato per la Marvel. Ha creato un buon numero degli eroi che poi sono diventati colonne della casa editrice, ha partorito i loro costumi, il loro character design e i loro accessori, ha ideato composizioni poi molto riutilizzate e un’intera grammatica di posizioni, mosse e pose per i supereroi, che sono diventate lo standard. La sua influenza e il suo lavoro negli anni Sessanta hanno un’importanza incalcolabile. Eppure, fino a oggi, i film del Marvel Universe, sempre molto attenti a omaggiare Stan Lee, l’uomo che ha scritto e co-creato quasi tutti i personaggi, non avevano mai nemmeno considerato Kirby. Lo fanno ora e in grande stile.

Terra 828 è la versione della nostra Terra in cui è ambientata la storia, e Kirby è nato il 28 agosto (8/28): è un easter egg che però rivela molto. Subito all’inizio vediamo un riassunto di cosa è successo fino a ora: i quattro astronauti che in un viaggio nello spazio sono colpiti dai raggi cosmici; la mutazione; i poteri acquisiti e la nuova vita come famiglia di supereroi da copertina. Le azioni che vengono riassunte hanno il tono delle storie disegnate da Jack Kirby, spesso sono proprio la sintesi di saghe a cui ha lavorato, e in alcuni casi le immagini che vediamo sono la replica esatta di note copertine da lui disegnate, come quella storica del primo albo.

Tutto quel mondo fatto di design googie, di interni e salottini ribassati con colori accesi, in stile anni Sessanta, di monitor dentro forme sferiche e poi un razzo che sembra un ago o una lampada lava, e ancora tutta la tecnologia del laboratorio di Reed Richards, tutto risponde al design di Jack Kirby, al suo stile di disegno e a come elaborava le tendenze di quegli anni adattandole ai fumetti. Quindi è tutto un po’ più estremo e più carico. Gli anni Sessanta dei media e dei fumetti.


Del resto anche la storia del film, di nuovo, è una tra le più note e importanti del ciclo dei Fantastici Quattro di Stan Lee e Jack Kirby. È quella di quando sulla Terra arrivò Galactus, il divoratore di mondi, annunciato dal suo araldo Silver Surfer, e i Fantastici Quattro dovettero trovare un modo per impedire a un essere superiore di divorare il pianeta. La trama è ampiamente rimaneggiata, specialmente negli esiti, per essere funzionale alla storia più grande che questo film comincia a imbastire e che culminerà in Avengers: Doomsday, a Natale del 2026. Ma il succo è quello. Soprattutto c’è la medesima idea di società che quei fumetti esprimevano, lo stesso ottimismo nei confronti degli altri, che oggi suona fuori dal tempo, per non dire poco credibile. Non è un grande film di supereroi, anzi, la sua storia è molto convenzionale: gli eroi vogliono fare il bene, un grande male incombe sull’umanità e loro la vogliono salvare nonostante tutto, rischiando tutto. Il punto di tutto e ciò che lo rende unico è sempre stato il design. Il materiale promozionale puntava su quello, l’introduzione alla storia punta su quello, il tono e il modo in cui parlano le persone puntano su quello, ciò che ci viene fatto capire subito, fin dalle scritte e dal logo Marvel, modificato in stile googie, è quello. Una volta tanto in un film di supereroi l’unica cosa importante, l’unico selling point vero e l’unico elemento che potrebbe convincere a pagare il prezzo di un biglietto, è la scelta di art direction.

Anche la scrittura si è sottomessa a questa scelta. Nel film infatti tutti si comportano come nelle storie degli anni Sessanta. Non siamo in Mad Men, cioè negli anni Sessanta così realistici da avere l’impressione che i personaggi siano usciti dal nostro presente: qui il modello non è mai il realismo (come invece era per Thunderbolts*, ma lo stile dei serial televisivi, dei cartoni, dei fumetti e delle storielle spensierate che più venivano consumate in quell’epoca. I Fantastici Quattro - Gli inizi è il prodotto della media culture americana degli anni ‘60 sotto steroidi, rielaborato e rimesso in scena per un pubblico moderno che più che sentire la nostalgia per quell’epoca che la maggior parte degli spettatori non ha vissuto, entra in una dimensione narrativa completamente nuova. Per l’appunto quella di Kirby. E anche se non il film non ha una grande scrittura, con tutto quel senso di ingenuità, quella bontà dei protagonisti impossibile nella nostra era, perché viviamo in un mondo di antieroi, e quella fiducia nei grandi valori del paese da parte dei suoi abitanti, la personalità che gli dà il design lo rende unico e apparentemente prezioso.
 


Si può dire senza timore di sbagliare che I Fantastici Quattro – L’inizio è la versione filmata e dal vero di un fumetto di Jack Kirby, con i suoi robottini divertenti e simpatici, la sua correttezza e anche il senso del tenero. Tutta la sottotrama di Johnny Storm, la Torcia Umana, che si sente messo da parte ma con garbo, è impensabile oggi e ha senso solo in un film “in stile”. E alla stessa maniera la dolce Cosa, triste perché diverso e guardato con sospetto da tutti tranne che da una ragazza della porta accanto (nei fumetti addirittura cieca, nel film non hanno osato tanto), è proprio La Cosa di Kirby, con il cappello in testa quando non è in servizio.

C’è solo un momento di tutto il film che non appartiene a questo stile, e infatti è stato proprio diretto da qualcun altro: la mid-credit scene, cioè la scena aggiunta che si vede a metà dei titoli di coda, serve ad annunciare alcune cose di Avengers: Doomsday ed è stata girata dai fratelli Russo. Invece la post-credit scene, quella che si vede quando tutti i titoli di coda sono terminati, invece è la perfetta chiusura di un film di questo tipo. Si vede un pezzo del cartone animato dei Fantastici Quattro, ricreato perfettamente e (ovviamente) pesantemente ispirato ai disegni di Kirby, uno showcase di personaggi, specialmente i cattivi che hanno esattamente il design inventato da Kirby, un omaggio alla varietà di stili e alla creatività che si interrompe quando la mano del robot non spegne il televisore. Si chiude così un film che è stato come guardare la versione live action di quei cartoni animati, in cui le auto volanti hanno il design delle automobili sembra quello di I Jetsons (manca la tradizionale vasca volante che usavano i Fantastici Quattro) e in cui tutte le comparse che interpretano i cittadini di New York City hanno il cappello, e le donne i capelli come Jackie Kennedy.