Una premessa: l’ultima versione delle Wf-1000x, le cuffiette di Sony oramai alla loro quinta versione (la terza totalmente senza cavetti), hanno un suono incredibile. Difficile trovare qualcosa di meglio sul mercato. Non soltanto per la resa dell’audio e per la capacità di restituire in maniera dettagliata e insieme emozionante passaggi musicali complessi con suoni a cascata, ma anche perché a differenza di tanti altri auricolari che puoi comprare oggi, questi riescono a dare una fisicità alla musica che, in tempi di digitale a tutti i costi, è rara. Il sito specializzato Soundguys ne elogia la complessiva quantità e soprattutto la capacità di creare “un soundstage”.
Senza dubbio va riconosciuto a Sony anche di avere finalmente raggiunto il migliore compromesso tra misure e performance. La versione precedente degli auricolari era ancora un po’ ingombrante e qualcuno poteva sentire fatica nell’indossarle a lungo, per peso e vestibilità, ora invece scatola e bussolotti hanno trovato una dimensione perfettibile ma totalmente soddisfacente. Ed è comparso anche un pairing button fisico sulla custodia per semplificare l’associazione con nuovi dispositivi.
Le Wf-1000xm5 supportano il nuovo standard Bluetooth 5.3, standard comuni come Sbc e Aac, l’efficiente Le e il Ldac, il formato di Sony ad alta qualità.. Le vere gioie in qualche modo finiscono qui. Che è un bel punto dove finire: le Sony wf-1000xm5 sono forse le migliori cuffiette sul mercato se ascoltate molta musica e di generi diversi. E magari qualche podcast.
Ottime per ascoltare, ma…
Possiamo dire che se usassimo gli auricolari con le stesse funzioni delle cuffiette del Walkman negli anni ’80, ovvero per ascoltare musica (o magari un podcast, o l’audio di un film), gli auricolari flagship di Sony sarebbero semplicemente perfetti.
Ma oggi gli auricolari sono degli strumenti multifunzione che devono passare da un impiego all’altro nella maniera più fluida possibile. Devono rispondere alla nostra necessità di interagire costantemente con la tecnologia.
E quindi le cuffiette ci servono non solo per ascoltare, ma anche per parlare. Usiamo gli auricolari per chiamare e mandare messaggi vocali e nonostante una opzione che lavora proprio su una migliore resa della voce che puoi selezionare nell’app, non è raro il caso in cui la voce catturata dalle Wf-1000xm5 – soprattutto mentre invii un breve vocale o se parli velocemente – risulti annichilita o si dissolva sullo sfondo.
Il senso dell’audio
Ma il problema principale di utilizzo dei Wf-1000xm5 è la “trasparenza”, ovvero quell’opzione che permette di scavalcare la barriera acustica degli auricolari e ascoltare il mondo esterno come se non li stessimo indossando, passando fluidamente dal paesaggio elettronico e tempestoso dell’ultimo di Aphex Twin a una chiacchiera con la vicina ultrasettantenne sullo stato di riparazione dell’ascensore condominiale (che poi è anche la sintesi di come viviamo in questi anni Venti).
In questo, le AirPods Pro di Apple, che hanno un suono ottimo ma comunque meno esaltante dei flagship Sony, lavorano alla perfezione. È proprio sull’interazione con l’esterno che danno forse il loro meglio: basta un click sullo stelo e sei dentro alla tua musica (o puoi usarli anche solo come deterrente per i disturbi esterni, come abbiamo raccontato qui); con un altro click, è come non averli addosso. Dopo averli usati, cambia la tua aspettativa su cosa aspettarti da un paio di auricolari.
Apple ha messo sul tavolo una soluzione coerente con la filosofia della tecnologia di consumo di oggi (che non a caso ha definito più di chiunque altro): il dispositivo c’è, ma non è pesante, non è un ingombro, sparisce velocemente all’occorrenza. È fluido, come tutto in questi giorni di continuo adattamento e adattabilità. È sempre abilitante, mai una zavorra.
Sony riduce l’esperienza di “trasparenza” sulle Wf all’opzione “quick attention” con cui si può interagire con il mondo esterno per qualche secondo tenendo premuto un auricolare con il dito. Ma la resa non è fantastica, è oggettivamente scomodo - pensate se dovete avete qualcosa in mano - e la sensazione è che sia troppo poco, come se ci si potesse solo affacciare alla finestra, e non entrare e uscire di casa liberamente.
Nota: accoppiando gli auricolari (ultimo firmware al momento della recensione, 2.0.1) con un iPhone 15 Pro, abbiamo notato talvolta l’audio sganciarsi per qualche secondo da una o entrambe le cuffiette e qualche pausa di troppo nel passaggio di modalità del suono adattivo. Sono problemi che non avevamo riscontrato nei modelli precedenti e che ci auguriamo saranno presto risolti da aggiornamenti software.
