Ciao Franco

Un saluto di Walter Mariotti, Direttore Editoriale, al nostro collega e amico Franco Miragliotta, grafico di Domus, scomparso la scorsa domenica.

Ciao Franco,

faccio molta fatica a scriverti queste parole perché non riesco ancor a credere che non sei più qui, con i colleghi di Domus e, se mi permetti, anche con me. Era solo venerdì scorso quando mi sono avvicinato a te, di prima mattina, che armeggiavi con il tuo nuovo telefono cellulare. “È bello ma troppo grande”, mi hai detto rigirandotelo tra le mani. La tua espressione diceva tutto. Eri contento e andavi avanti, ma qualcosa non ti tornava. Ecco, per me questo sei tu. E lo sarai sempre.

Sono arrivato quasi tre anni fa a Domus e tu mi hai subito colpito. Per il tuo sorriso, la tua simpatia, la tua eleganza. Anche per le tue capacità professionali, ma soprattutto per la tua disponibilità ad accogliere con un sorriso le novità o le richieste di chi poteva apparire un diverso, o peggio un marziano, come me. E questo nonostante avessi una macchina uguale alla tua, che dava gli stessi problemi a entrambi. E di cui parlavamo, la sera, davanti al parcheggio.

In questi trentasei mesi ne abbiamo viste tante e ogni volta che ci incrociavamo ci guardavamo, senza dire niente ma capendoci alla perfezione. O almeno a me sembrava così e tu lo confermavi. Ci ho pensato spesso, in questo periodo. Sapevo poco di te, ma abbastanza per immaginare come due vite diverse, due storie diverse, due uomini diversi si intendessero così, senza parlare. Era come se ci legasse qualcosa di impalpabile ma che a me faceva caldo nel cuore. Non ti conoscevo ma eri un amico, uno di noi anzi di più: uno di me.

Purtroppo non ho avuto la possibilità di parlare e conoscerti, né di farmi conoscere come hanno potuto fare i colleghi che con te hanno passato molti anni. Sono felice per loro e mi dispiace per me. Posso solo dirti che questo è uno dei miei più grandi rammarichi, una delle cose che mi porterò sempre nel cuore e che mi insegnerà a ristabilire equilibrio, in un tempo e uno spazio dove gli equilibri saltano spesso. Assieme alle priorità.

Ricordo quando mi avevi parlato di tua figlia, e della sua laurea, del tuo orgoglio, della commozione con cui hai parlato di tua moglie e del sorriso con cui hai chiuso il discorso, come sempre, girando la testa da una parte e storcendo la bocca un po’, come a dire di non voler aggiungere altro. Questo sei tu e questo mi porto nel cuore.

Per quanto poco ti posso aver conosciuto, ti dico che sei stato anche un ottimo grafico, un professionista come si dovrebbe aspirare a essere tutti: sempre puntuale, sempre disponibile, sempre preciso e aperto alle novità, alle sfide, ai cambiamenti. Sempre pronto a fare per gli altri quello che spesso loro non potevano o non sapevano. A volte anche non volevano, diciamo.

Non riesco a dire niente di più e di meglio di questo. Ti saluto solo dicendo che mi hai insegnato e mi hai dato molto più di quanto tu possa pensare.

Mi mancherai. E non ti dimenticherò.
Walter

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