Sviluppo sostenibile: quale contributo da architettura e design?

“Per collaborare dobbiamo condividere gli stessi obiettivi”: Paolo Cresci di Arup in questo intervento illustra come progettare per uomo e natura. Da Ecoworld, allegato del numero 1038 di Domus.

Questo articolo è stato pubblicato in origine sull’allegato di Domus 1038, settembre 2019

Quando ho iniziato a discutere con Domus la possibilità di realizzare un numero di EcoWorld che si occupasse di sviluppo sostenibile secondo la formulazione delle Nazioni Unite, in Arup avevamo appena iniziato un processo di trasformazione tuttora in corso e volto all’ampliamento del nostro ruolo e campo di azione per contribuire alla realizzazione di questo ambizioso programma.

Domus EcoWorld 2019 è oggi dedicato interamente a questo tema e a come esso possa impattare sul mondo che abitiamo. La definizione che le Nazioni Unite danno di “sviluppo sostenibile” è contenuta in “Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development”, adottata da 193 Paesi dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015. I 17 Sustainable Development Goals (SDG) introdotti – validi sino al 2030 – sono definiti come “il piano per raggiungere un migliore e più sostenibile futuro per tutti”. I goal sono senza dubbio il più ampio framework di sostenibilità di cui disponiamo oggi. Essi disegnano un approccio sistemico volto a dare risposte alle sfide globali che l’umanità e il nostro pianeta stanno affrontando: dalla scarsità delle risorse naturali al danno ecologico e all’emergenza climatica, alla povertà e all’ineguaglianza sociale, fino all’incremento demografico e all’invecchiamento della popolazione.

Forest Tower Camp Adventure
Effekt Architects, Forest Tower Camp Adventure, Haslev, Danimarca. Vista della torre. Foto Rasmus Hjortshoj

In tutto il mondo, governi, organizzazioni e società li stanno stanno adottando per promuovere un significativo cambio di passo nelle loro politiche, nel loro modo di fare business e generare impatti sull’ambiente e la società. L’utilizzo da parte delle Nazioni Unite dei due termini ‘sostenibile’ e ‘sviluppo’ rivela chiaramente che esse riconoscono ancora come fondamentale la necessità di promuovere e incentivare l’avanzamento economico e tecnologico, assieme a quello culturale e sociale, per assicurare migliori condizioni di vita a persone e comunità. Ma tutto questo non può essere realizzato senza mettere in atto alcune fondamentali azioni di sostenibilità: disaccoppiare la crescita dal consumo di risorse naturali, investire nella rigenerazione del pianeta, realizzare una transizione verso una economia zero carbon.

Considerato il livello di complessità introdotto dal contesto degli UN SDG, l’importanza di un approccio sistemico è diventato straordinariamente evidente: siamo entrati in una nuova era nella quale il sapere scientifico, umanistico, economico e digitale sono parti di un tutto e devono essere capaci di dialogare insieme con linguaggio e obiettivi comuni.

Padiglione della sostenibilità
Dubai Expo 2020 Padiglione della sostenibilità, Dubai, UAE. Completamento: 2020. Il Padiglione della sostenibilità progettato da Grimshaw Architects per Dubai Expo 2020 si ispira ai processi naturali assorbendo energia dal sole, dall’acqua e dall’umidità dell’aria. Foto © Grimshaw.

UNSDG e progetto: un territorio da esplorare

Il passo intrapreso con questa edizione di EcoWorld è stato investigare come i principi contenuti nei goal possano trovare una loro applicazione pratica nel mondo costruito e, in particolare, quale contributo l’architettura e il design possano portare allo sviluppo sostenibile.

Da questa esplorazione sono emerse una serie di domande: quale ruolo rivestono in questo nuovo scenario architetti, designer, ingegneri e gli altri specialisti coinvolti? La creatività sta cambiando forma? Esiste la necessità di una ridefinizione dei confini tradizionali? Come possiamo creare valore da esperienze locali e condividerle a livello globale? E viceversa, come possiamo risolvere meglio problemi locali lavorando globalmente? Quale forma avrà il futuro ‘circolare’? In quale tipo di ambienti ci troveremo a vivere?

La scala del problema e la vastità del campo d’azione degli UNSGD – con i suoi target e indicatori – richiede molte energie e serietà. Credo che ci siano molti modi per portare il proprio contributo, sia individualmente sia attraverso un’esperienza collettiva. Non è un caso che il diciassettesimo obiettivo riconosca nella partnership la sola strada per raggiungerli tutti entro il 2030. Ma per collaborare dobbiamo partire da una fondamentale regola di base: condividere gli stessi obiettivi e utilizzare un linguaggio comune, per comprenderci l’un l’altro. Questo significa in ultimo condividere gli stessi valori o, parafrasando Karl Jaspers, la stessa psicologia di visione del mondo, “il tracciato del territorio che possediamo concettualmente in quel momento” (Psychologie Der Weltanschauungen, 1925).

Ed è fuori di ogni dubbio che in qualità di esseri umani non possiamo più ignorare la necessità di sviluppare un’etica degli enti di natura che ci porti a riconsiderare la fondamentale relazione uomo-natura.

La riqualificazione delle casa popolari opera di Lacaton & Vassal nel 2016 a Bordeaux, esempio di rigenerazione del tessuto urbano senza demolire l’esistente.

In Domus Green 2017 avevamo investigato questa relazione in una prospettiva tecnica post-antropocentrica. Da quell’esperienza sono nati quattro principi, che ritengo fondamentale adottare come linee guida di ogni progetto.

1) Progettare per uomo e natura. Passare dal progettare per l’uomo riducendo l’impatto sulla natura a farlo per uomo e natura generando mutui benefici. Valutare il capitale naturale nella progettazione e nelle analisi costi-benefici è un obiettivo da perseguire. La logica evoluzione del concetto di sostenibilità è chiedersi come possiamo rimediare al danno ecologico degli ultimi 50 anni, e come possiamo evitare che un simile risultato si ripeta nei prossimi 20.

2) Ridefinire i confini tradizionali all’interno dei quali siamo usi operare (e pensare), al fine di riformulare sia le entità sia le relazioni: cultura e natura, ambiente costruito e ambiente naturale, privato e pubblico, industria ed edilizia, prodotto e materiale, rifiuto e risorsa, utilizzatore e produttore.

3) Considerare il tempo, fare tesoro della lezione di Enzo Tiezzi (Tempi storici, tempi biologici, Donzelli Editore, Roma 1984) e cercare di pensare al tempo umano (storico) in una prospettiva biologica, per comprendere pienamente l’impatto che ogni nostra azione determina sul pianeta (antropocene). Per fare questo dobbiamo spingerci oltre la tradizionale scala temporale del progetto, della costruzione e del ciclo di vita, con un approccio ecosistemico che consideri non soltanto il ‘nostro’ progetto bensì le più ampie implicazioni per l’ambiente naturale e il contesto sociale nel quale si inserisce. Il progetto si fa quindi ‘evolutivo’.

4) Abbracciare il digitale, per raggiungere l’obiettivo del primo principio e gestire la complessità del secondo e del terzo. Dobbiamo sviluppare un approccio digitale, utilizzandone coscientemente i processi e le potenzialità per comprendere e misurare in anticipo impatti e risultati, con il fine ultimo di guidare le nostre decisioni progettuali. Il digitale, in molte delle sue espressioni, è un promotore di collaborazione e cooperazione, essenziali per il pieno conseguimento del primo principio e dei goal.

Troverete questi principi tra le pieghe delle esperienze raccolte, delle vite raccontate e dei progetti descritti in questo nuovo EcoWorld.

Paolo Cresci (Massa, 1970) dopo la laurea alla facoltà di Ingegneria di Pisa e un Master in Architettura Sostenibile al Politecnico di Milano ha maturato una vasta esperienza internazionale negli ambiti della sostenibilità e dell’innovazione. Attualmente è responsabile del settore Sostenibilità e Impianti di Arup Italia.

Immagine di apertura: L’innesto, Scalo. Il progetto vincitore del bando Reinventing Cities di C40 e del Comune di Milano per la rigenerazione dello Scalo Greco di proprietà di FS Sistemi Urbani. © Barreca & La Varra, Wolf Visualizing Architecture

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