Domus 90. Gio Ponti

Per i novanta anni della rivista, il 14 aprile Domus inaugura due mostre alla Galleria Carla Sozzani: “Domus 90. Gio Ponti” e una piccola mostra di fotografie di Giorgio Casali.

Il 14 aprile, a cavallo tra Miart e Salone del Mobile, Domus inaugura due mostre negli spazi di Galleria Carla Sozzani in Corso Como 10: “Domus 90. Gio Ponti” che legge in modo trasversale il lavoro dell'architetto, e una mostra di Giorgio Casali, che per 30 anni ha fotografato per la rivista. In occasione dei 90 anni della rivista Domus, sono in mostra una selezione di pezzi di Gio Ponti, a partire dai materiali d’archivio. La mostra racconta la poliedrica attività dell’architetto e il suo approccio di sintesi delle arti che esprime per tutta la vita attraverso le pagine della rivista – che ha diretto per quasi 40 anni dal 1928 al 1979, con un’interruzione dal 1941 al 1947. Il lavoro di Ponti è raccontato per suggestioni a partire dal tema della casa a cui ha dedicato molti editoriali e articoli stimolando il dibattito sul passaggio all’abitazione “moderna” negli anni Trenta e interpretando i cambiamenti della società nel dopoguerra. La mostra si compone di immagini fotografiche, copertine di Domus e una selezione di oggetti che nell’insieme coprono circa 50 anni del suo lavoro.

Gio Ponti, Vaso Prospettica per Richard Ginori, 1925. Foto Studio Casali Archivio Domus
Gio Ponti, Primo Palazzo Montecatini, Milano, 1936. Foto Studio Casali Archivio Domus
Gio Ponti, Chiesa di San Carlo Borromeo all’Ospedale San Carlo, Milano, 1966. Foto Studio Casali Archivio Domus
Gio Ponti, poltrona Gabriela o “di poco sedile”, pubblicato in Domus 490, 1970. Foto Studio Casali Archivio Domus
Gio Ponti, Disegno della poltrona Gabriela o “di poco sedile”, pubblicato in Domus 490, 1970. Courtesy Gio Ponti Archives
Gio Ponti, Piatto per Richard Ginori, anni Trenta. Foto Studio Casali Archivio Domus
Gio Ponti, Casa Melandri, Milano, 1954-1957. Foto Studio Casali Archivio Domus
Gio Ponti, Alzata serie dei Mestieri, anni Trenta per Richard Ginori, Manifattura San Cristoforo. Courtesy Noleggiocose di Andrea Moscardi
Gio Ponti, Macchina per cucire Visetta per Visa, pubblicata in Domus 237, 1949. Collezione Permanente Triennale Design Museum, Milano
Gio Ponti, Servizio da tavola in ceramica per Franco Pozzi, 1967. Courtesy Noleggiocose di Andrea Moscardi
Gio Ponti, Servizio da tavola in ceramica per Franco Pozzi, 1967 (dettaglio). Courtesy Noleggiocose di Andrea Moscardi
Gio Ponti, biglietto di auguri, 1954. Courtesy Silvia Blanchaert

Una serie di grandi immagini mette in scena l’alfabeto dell’architetto: gli accostamenti e il confronto tra oggetti, disegni, architetture mostrano il suo approccio progettuale, indirizzato in particolar modo sulla potenzialità espressiva dei materiali e che abbraccia ogni settore, dall’artigianato all’architettura. Un’intera parete è dedicata alle coloratissime copertine della rivista del 1939 e 1940, alcune disegnate dallo stesso Ponti. Sono tempi cupi in Italia e in Europa. Ponti sembra non voler vedere quel che sta succedendo ma le testate del maggio e giugno 1940 portano i colori della bandiera nazionale, a celebrare l’entrata in guerra dell’Italia fascista. La ceramica è uno dei materiali da lui prediletti, affinato sin dagli anni Venti con l’esperienza con Richard Ginori e proseguito con le tante piastrelle disegnate per interni ed esterni. Tre sedute, tra cui la famosissima Superleggera, suggeriscono il suo interesse per il mobile e la sensibilità per le forme.

Gio Ponti, tessuto La legge mediterranea, 1957

Un grande tessuto, “La legge mediterranea”, è il cenno al suo pensare al Mediterraneo come a un ambito culturale unitario a cui l’Italia doveva guardare per trovare la propria via al Moderno. Al tessuto è accostata una macchina per cucire, la Visetta del 1949. E ancora tre oggetti progettati per alberghi: un portabagagli in legno e due pezzi di un servizio per tè e caffè. L’hotel: la casa di quando non si è a casa. Nel 1970 inaugura la Concattedrale di Taranto, una delle ultime grandi imprese di Gio Ponti: negli stessi anni in cui progetta la chiesa, vedono la luce un servizio di piatti, geometrico e coloratissimo, e una serie di mobili pratici, pieghevoli e su ruote. L’architetto coglie lo spirito dei tempi, che vuole case più informali. Una serie di lettere ci raccontano la persona: gli auguri e i ringraziamenti agli amici sono piccole opere d’arte, disegnate a mano su pezzi di carta o su fogli sciolti. Con garbo e attenzione dedicava i suoi disegni a coloro con cui era in rapporto d’amicizia e affetto. Allora si usava, oggi lo fanno solo i bambini.

Giorgio Casali, Una villa in Brianza, architetto Vico Magistretti, in Domus 405, agosto 1963. Foto Studio Casali Archivio Domus
Giorgio Casali, Guglielmone bar a Genova, progetto Ettore Sottsass, in Domus 376, marzo 1961. Foto Studio Casali Archivio Domus
Giorgio Casali, Lampada Snoopy, design Achille e Piergiacomo Castiglioni, in Domus 455, ottobre 1967. Foto Studio Casali Archivio Domus
Giorgio Casali, Interno della casa del collezionista Giobatta Meneguzzo a Malo, progetto Nanda Vigo, in Domus 482, gennaio 1970. Foto Studio Casali Archivio Domus

Nella galleria piccola della Fondazione Sozzani, una selezione di stampe vintage provenienti dall’Archivio Domus illustra il lavoro di Giorgio Casali (Lodi 1913 – Milano 1995). Il fotografo che per 30 anni ha lavorato per la rivista e ha contribuito con i suoi scatti a definire una linea distintiva, riconoscibile, che interpretava le esigenze di una rivista per cui l’immagine, spesso, conta più del testo. Le stampe d’archivio sono in bianco e nero, ma Casali su Domus è anche a colori: sin dagli anni Sessanta numerose copertine con i dettagli dei suoi scatti – scorci di architetture, mobili, allestimenti – aprono le porte della rivista.  

  • a cura di Simona Bordone e Cristina Moro. Direttore editoriale Walter Mariotti. In collaborazione con Gio Ponti Archives
  • Galleria Carla Sozzani, corso Como 10, Milano
  • dal 14 aprile al 6 maggio 2018