Sia la scienza che l’architettura hanno profondamente trasformato il mondo in cui viviamo. L’esposizione “Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture” – in mostra presso il Canadian Centre for Architecture (CCA) di Montreal fino al 2 settembre – esplora la relazione tra queste due materie e guarda al “laboratorio” come spazio-momento prediletto per la contaminazione interdisciplinare. Attraverso modelli, strumenti scientifici, fotografie e film, la mostra indaga l’importanza dei workshop come spazi-momenti porosi per la sperimentazione e la ricerca, analizzandone il ruolo nella “regolazione degli ambienti e la standardizzazione delle modalità in cui viviamo”, spiega il curatore Evangelos Kotsioris.
Spaziando dalla fine del 1800 agli anni Ottanta del Novecento, “Lab Cult” affronta una moltitudine di argomenti – dall’urbanismo, alla psicologia, l’ingegneria, la fisiologia, la matematica, il design industriale, fino all'informatica – offrendo una panoramica non esaustiva, ma vasta, di questo lungo e continuo scambio. Kotsioris, che ha sviluppato la sua ricerca in qualità di CCA Emerging Curator 2016-2017 – un programma del CCA che offre a giovani curatori l'opportunità di presentare progetti curatoriali relativi a tematiche contemporanee in campo architettonico – ha mescolato materiale d’archivio della collezione del museo con oggetti e media da più di dodici istituzioni internazionali.
La mostra è organizzata in sei tematiche, che vengono presentate abbinando un caso studio storico appartenente al mondo della scienza con uno relativo all’architettura. Intitolato “Osservare il comportamento”, il sesto capitolo, ad esempio, combina le opere dell'urbanista e giornalista americano William “Holly” Whyte con quelle dello psicologo, medico e professore americano della Yale University, Arnold Gesell. Entrambi, infatti, hanno adoperato le tecnologie di ripresa foto e video per migliorare la conoscenza nei rispettivi campi di ricerca.
Nel suo Street Life Project (1969-80), Whyte utilizzò riprese in time-lapse per tentare di dare un senso al tessuto urbano di New York e per imparare come rendere più vivibili i centri cittadini americani. Le sue scoperte ebbero un profondo impatto sugli urbanisti americani e sulle successive politiche di zoning della città di New York.
Dal canto suo, tra il 1924 e il 1946, Gesell applicò le telecamere alla sfera medica per osservare lo sviluppo mentale e fisico di pazienti in età infantile. Il suo Gesell Dome – una cupola cinematografica funzionante come una sorta di specchio unidirezionale – consentiva ai ricercatori di seguire i loro pazienti senza essere visibili. Facilitando così il lavoro di osservazione dei medici. Illustrando le somiglianze, in termini di metodologia e tecnologia, tra campi di ricerca molto distanti, gli esempi proposti dalla mostra mettono in luce il ruolo dei laboratori scientifici e architettonici nel plasmare la nostra vita quotidiana. Perché, come afferma Kotsioris, “se la scienza ha prodotto un nuovo tipo di architetto, l'architettura per conto suo ha modellato un nuovo tipo di scienziato”.
- Titolo mostra:
- Lab Cult: An unorthodox history of interchanges between science and architecture
- A cura di:
- Evangelos Kotsioris
- Date di apertura:
- fino al 2 settembre 2018
- Luogo:
- CCA – Canadian Centre for Architecture
- Indirizzo:
- 1920 rue Baile, Montreal