Light Time Tales

Il progetto espositivo di Andrea Lissoni per la mostra antologica su Joan Jonas riunisce negli spazi dell’Hangar Bicocca venti opere di una delle più riconosciute artiste contemporanee.

Light Time Tales
Pirelli HangarBicocca presenta “Light Time Tales”, mostra antologica dedicata a Joan Jonas, protagonista dell’arte degli ultimi 50 anni.
Curata da Andrea Lissoni, la rassegna comprende dieci installazioni e nove video monocanale, riunendo per la prima volta in Italia le più importanti opere di Joan Jonas: dalle più storiche come Mirage (1976/1994/2005) e Volcano Saga (1985/1994) alle più recenti come Lines in the Sand (2002), Reanimation (2010/2012/2013) e altre mai esposte in Europa, come Double Lunar Rabbits, (2010), oltre a una nuova produzione appositamente concepita per HangarBicocca. Le opere sono mostrate insieme a film e video prodotti dagli anni '60 a oggi, come Wind (1968) e Merlo (1974).
Light Time Tales
In apertura: Joan Jonas, Reanimation, 2010/2012/2013. Video, 19'11" color, sound. Video still. Courtesy the artist. b>Sopra: Joan Jonas, Revolted at the Thought of Known Places... Sweeny Astray,1992/1994. Installation at Queens Museum, New York, 2003. Photo: David Allison, Courtesy the artist

Il 21 ottobre, durante il periodo di mostra, verrà inoltre presentata la performance Reanimation, realizzata in collaborazione con il musicista e compositore jazz Jason Moran: un’occasione per confrontarsi con l’esperienza della tensione performativa di Joan Jonas.

Il progetto espositivo, nella sua globalità, intende offrire testimonianza al grande pubblico del percorso e della costante evoluzione artistica di Joan Jonas. Grande sperimentatrice, ma sempre aperta alle collaborazioni multidisciplinari, l’artista porta avanti un linguaggio individuale che si snoda fra video, installazioni e performance intrecciati in un continuo rinnovamento di nuclei figurativi e di soluzioni formali divenuti un modello per molti artisti delle nuove generazioni.

Nel 2015 Joan Jonas rappresenterà gli Stati Uniti d’America alla Biennale di Venezia, 56ª Esposizione Internazionale d’Arte, con un progetto presentato dal MIT List Visual Arts Center.

Light Time Tales
Joan Jonas, Volcano Saga, 1985/1994. Performance: The Performing Garage, New York, 1987. Photo: Gabor Szitanyl, Courtesy the artist

Tra le prime artiste donne a utilizzare il video accanto alla performance, Joan Jonas fin dagli anni '60 esplora il tema dell’identità e le relazioni tra il corpo e la sua rappresentazione, sempre sfuggendo a un’immagine stereotipata di se stessa.

Partendo da una formazione legata alla storia dell'arte e alla scultura, il linguaggio di Jonas attraversa la danza, il cinema sperimentale, la musica contemporanea, il teatro giapponese Nō e Kabuki e il disegno. Nelle sue opere coesistono miti e ricordi personali, magia e quotidianità, poesia e psicoanalisi, con uno sguardo attento verso altre culture, come quella della comunità Hopi del Sud-Ovest degli USA o quella antica della civiltà minoica. Fortemente influenzata dalle varie forme della letteratura, utilizza specchi, maschere, costumi, veli e travestimenti per indagare i codici della rappresentazione. Avvia un intenso lavoro sui testi e sulla traduzione di narrazioni in movimento, soffermandosi sullo studio del sonoro messo in relazione al tempo e allo spazio. Nel suo agire interdisciplinare, porta avanti un’indagine sul video come mezzo artistico che tende a svelare l’illusione del racconto e a rivelarne i meccanismi.

Light Time Tales
Joan Jonas, Volcano Saga, 1985/1994. Video, 28', color, sound. Video still. Courtesy the artist

Forte rilievo nel pensiero dell’artista ha la natura, considerata come un contesto in continua evoluzione da preservare poiché fonte di sostentamento spirituale. I paesaggi, sia urbani sia naturali, e gli animali sono spesso i protagonisti delle sue opere capaci di offrire al pubblico un’esperienza di coinvolgimento emotivo, rappresentando l’espressione di stati d'animo fondamentali. Allo stesso tempo, la dialettica fra il tempo passato e il tempo presente, indica un tratto autobiografico e un motivo di riflessione  su temi universali e sullo stato del mondo attuale.

La resistenza alla classificazione dell’opera d’arte come oggetto di mercato, l’affermazione dello sguardo femminile, la necessità della collaborazione e il senso della trasmissione del sapere, entro cui si iscrive il lungo percorso d'insegnamento di Joan Jonas, rappresentano un convinto statement politico.

Light Time Tales
Joan Jonas, My New Theater III, in the Shadow a Shadow, 1999. Installation view, Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento, Trento. Photo: Moira Ricci, Courtesy the artist

La mostra si apre con una serie di opere video che restituiscono immediatamente al visitatore la ricerca pionieristica di Joan Jonas rispetto al mezzo video e cinematografico e alle sue molteplici modalità di diffusione e di visione: dalla macroscala delle proiezioni a quella più ridotta dei monitor sino ai My New Theater, dispositivi che possono essere ricondotti sia a sculture, sia a piccoli teatrini portatili.

Il titolo della mostra fa riferimento tanto alle caratteristiche del lavoro dell’artista “time based”, basato sul tempo e sulla luce, sul video e sul racconto, quanto  alla specificità di HangarBicocca: uno spazio esteso, in cui il buio accoglie le opere come luminose capsule temporali che incorporano racconti e possibilità di storie.

Il percorso di “Light Time Tales” si sviluppa intorno a tre opere centrali, installate seguendo un criterio circolare – di temi e di soggetti che si rincorrono e aggiornano –, ma non cronologico, che intende enfatizzare la natura ciclica di una ricerca artistica aperta, sempre in divenire e mai monolitica.

Light Time Tales
Joan Jonas, Lines in the Sand, 2002. Performance: Documenta 11, Kassel, 2002. Photo: Werner Maschmann, Courtesy the artist

La prima è la proiezione video Waltz (2003) in cui viene interrogato, non senza divertimento, il ruolo dell’artista e del suo corpo invecchiato, attraverso immagini che la ritraggono  mentre indossa balzani costumi e compie azioni tanto semplici quanto misteriose sulla spiaggia e in un bosco, insieme a alcuni perfomer.

Mirage (1976/1994/2005) è una delle opere più emblematiche della produzione di Joan Jonas. La complessa installazione esplora gli aspetti formali della ricerca iniziale e li ricombina con nuove soluzioni. Essa ripropone gli elementi della performance realizzata nel 1976 in cui l’artista con il volto coperto da una maschera messicana svolge alcune azioni come correre sul palco, eseguire disegni gestuali, soffiare dentro un cono e interagire con elementi scultorei. L’opera, poi tradotta in installazione, è composta da alcuni oggetti di scena, tre monitor e tre proiezioni.

Reanimation (2010/2012/2013), installata nell’ultima area dello spazio espositivo chiamata “Cubo”, è l’installazione più recente e rappresenta un esempio significativo dell’evoluzione sperimentale dell’artista. Joan Jonas, riguardo a quest'opera, afferma: “questo lavoro racconta gli spazi inesplorati come metafora e l’attualità dell’archeologia dell’oceano”. Quattro griglie di legno e carta giapponese formano gli schermi utilizzati per la proiezione di video che mostrano paesaggi nordici, montagne al tramonto e disegni di inchiostro nero tracciati sulla neve. Una struttura metallica contiene numerosi cristalli appesi e due My New Theaters completano l’opera proiettando alcuni estratti dei video Disturbances (1974) e Melancholia (2005).


fino all’1 Febbraio 2015
Joan Jonas
Light Time Tales

a cura di Andrea Lissoni
HangarBicocca
Via Chiese 2, Milano

Ultime News

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram