Per indicare il concetto di nudo l’artista ha scelto significativamente il termine Nude e non Nakedness. Il “Nudo” The Nude non è la nudità Nakedness, parola quest’ultima che allude ad un corpo umano inerme, indifeso, senza vesti e quindi nudo. Nude è invece il termine utilizzato per rappresentare il corpo umano nella Storia dell’Arte.
Virando totalmente dalla nudità della Nakedness, Vanessa Beecroft sembra suggerire agli artisti di non abbandonare la strada indicata dalla classicità e dalla tradizione del disegno del nudo – da Leonardo a Michelangelo da Giorgione a Tiziano – ma piuttosto di ri-orientarla verso il proprio tempo contemporaneo...
Jeffrey Deitch, co-autore del titolo, sottolinea come The most compelling Art, simultaneously celebrates and upends the artistic tradition. (“L’arte più convincente, celebra e sovverte allo stesso tempo la tradizione artistica”).
D’altra parte l’opera di Beecroft non ha mai esitato a dichiarare debiti culturali e citazioni dalla storia dell’arte; anzi, è lei stessa a sottolineare la sua cittadinanza classica, greco-romana, europea. Proprio l’aver saputo riaggiornare la riflessione sul potere dell'estetica attraverso la trasformazione artistica, ha fatto crescere l’interesse sul suo lavoro.
Le opere di Vanessa Beecroft sanno sospendersi sulla soglia tra fisicità ed astrazione, portando la dimensione politica e reale nella dimensione simbolica dell’arte. La nudità che mette in scena con le sue modelle è una provocazione che molti hanno frainteso non cogliendo che la nudità, un po’ come la sincerità, non vale nulla se non viene interpretata.
In un mondo contemporaneo in cui il nudo è sovraesposto fino a diventare privo di interesse, l’artista ci ricorda che lo scoprirsi vuol dire anche mettersi in gioco. E, se non è troppo narcisistica, anche l’elaborazione dell’esperienza personale può rientrare dentro uno scoprirsi che diventa importante perchè riesce a trasformarsi e risolversi felicemente nella forma.
I finalisti sono chiamati ora a presentare un progetto inedito sulla base del quale la giuria internazionale sceglierà il vincitore, che sarà annunciato il prossimo novembre a Palazzo Reale a Milano.
Oltre alla possibilità di studiare e lavorare all’estero in una residenza d’artista, il vincitore avrà l’occasione di realizzare il progetto presentato nella fase finale grazie al sostegno di Fondazione Furla: l’opera sarà concessa in comodato al Museo del Novecento di Milano, mentre il suo lavoro sarà presentato in occasione di miart, la Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Milano, all’inizio di aprile 2015, e poi esposto alla Fondazione Querini Stampalia a Venezia nel maggio 2015, in concomitanza con la 56. Biennale di Arti Visive.