Domus 982 è in edicola

In questo numero Domus visita la residenza in Colorado progettata da Piano, la Cidade das Artes di Portzamparc a Rio e gli ipogei della cattedrale di Caserta; raccoglie le opinioni di architetti e critici sulla Biennale di Venezia, mentre Lovegrove spiega il progetto parametrico della sedia Diatom.

Tema dell’editoriale del numero di luglio-agosto è il rapporto tra forma e contenuto in architettura.

Domus visita, in Colorado, la prima residenza privata realizzata da Renzo Piano, che assomiglia a un piccolo villaggio; a Rio de Janeiro guarda alla Cidade das Artes di Christian de Portzamparc, luogo di aggregazione pubblica e punto di riferimento nel distretto di Barra da Tijuca e poi va a Napoli dove Francesco Venezia racconta degli ipogei della cattedrale di Caserta, svelamento della città sotterranea, mentre Jonathan Sergison, nel raccontare un suo progetto di edilizia residenziale suburbana, prende posizione contro la speculazione attuata in questi anni sulla casa. Due diversissime mostre permettono di ragionare liberamente sull’architettura: quella di Paolo Veronese, pittore rinascimentale per il quale l’architettura è più che scenografia, e quella di Giuseppina Grasso Cannizzo, architetto italiano che, ospitata ad AUT in Austria, si racconta in primo luogo intervenendo sullo spazio espositivo. Al MoMa di New York sono in mostra le recenti acquisizioni del Dipartimento di Architettura e Design: il curatore Pedro Gadanho spiega il suo punto di vista sull’idea contemporanea di spazio. Infine le opinioni di critici, architetti, curatori e studenti che fanno il punto sulla Biennale di Venezia, con differenti punti di vista.  Questo mese Domus guarda alla FAUP, facoltà di architettura dell’Università di Porto, dove l’architettura è intesa come arte, servizio e prodotto di carattere sociale e culturale e al designer slovacco Tomas Kral, che insegna all’ECAL, che punta, nel suo corso, allo sviluppo di idee in collaborazione con aziende e istituzioni internazionali. Alla Svizzera è dedicato il feedback, con Zurigo vista da Ruggero Tropeano. L’elzeviro di Marco d’Eramo mette in discussione l’etichetta dell’UNESCO di “Patrimonio dell’umanità” che quando applicata alle città, o a porzioni di esse, le congela per sempre.