La prima operazione immaginata dal Sebastian Quinn Building Workshopè stata quella di ricavare una serie di nuove grandi aperture sulla copertura dello stabile in modo da illuminare tutti gli spazi di luce naturale.
Sul lato sud della copertura sono inoltre installati dei grandi shed, rivestiti da pannelli isolanti traslucidi, che funzionano da accumulatori diretti di calore fornendo, un terzo del riscaldamento necessario all'edificio in inverno, e da camini di ventilazione per il raffrescamento degli ambienti in estate.
In secondo luogo tutte facciate sono state rivestite da una nuova pelle in lamiera ossidata, ondulata e non; dei materiali e un linguaggio che riescono a inserirsi perfettamente nella grana del vicinato e che fanno riferimento al passato industriale dell'area.
Quest'estetica ruvida, oltre ad una buona resa formale, ha permesso, grazie alla semplicità e all'economicità dei materiali, di contenere notevolmente i costi dell'intervento.
Lo stesso linguaggio lo si ritrova anche negli interni, grandi spazi illuminati sia dalle grandi aperture in copertura che da grandi pareti vetrate che si intervallano alla pelle in lamiera: una pavimentazione in cemento resina da sui si alzano i pilotis in ferro, ormai ossidati, della struttura originale, a vista la struttura di travi reticolari a sostegno della copertura di pannelli prefabbricati in cemento non intonacati; a vista anche gli impianti che spesso non vengono nemmeno alloggiati nelle consuete canaline.
Le pareti sono alternativamente intonacate in bianco oppure offrono alla vista superfici in blocchi di cemento pitturate da una vernice grigio scuro. Anche nelle partizioni il linguaggio è quello di un laboratorio officina, vetro e profili in metallo. Legno e acciaio anche per gli arredi. Prototipi ed opere d'arte, quadri e sculture, completano infine gli ambienti.
