Espressioni di Gio Ponti

Attraverso oltre 250 tra disegni e dipinti, ceramiche e maioliche, mobili e oggetti, studi e modellini, la mostra curata da Celant rende omaggio all'architetto milanese.

Ponti oltre a essere uno dei primi architetti globali del Novecento, con edifici realizzati e progettati in Italia e in Europa, ma anche in paesi extraeuropei, da Hong Kong a Denver, da Bagdad a Caracas, da San Paolo a New York, è anche un designer riconosciuto a livello internazionale quanto un noto teorico e critico dell'architettura. Alla suo genio sono legate le nascite di Domus e della storica pubblicazione "Stile", come un largo impegno nella ricerca dei legami tra l'architettura e le arti, compresa la loro promozione ed esposizione, che portò alla creazione della Prima Mostra Triennale di Milano nel 1933 e nel coordinamento di molte delle edizioni successive.

L'esposizione alla Triennale di Milano vuole portare all'attenzione la ricca e complessa creatività pontiana che ha inizio negli anni venti con la direzione artistica della società Richard-Ginori e si dipana per circa settant'anni nel campo dell'architettura, del design industriale, della produzione artigianale e artistica, senza dimenticare la ricerca e la comunicazione svolte nel campo delle arti.

Foto Fabrizio Marchesi
Foto Fabrizio Marchesi
In questo composito universo, la mostra vuole rendere simbolicamente esplicita la presenza di Ponti a Milano, attraverso alcuni modelli di studio e/o disegni relativi al primo edificio per la società Montecatini (1936), al grattacielo Pirelli (1956-1960), alla Chiesa progettata per l'ospedale San Carlo (1966), tra gli altri.
Foto Fabrizio Marchesi
Foto Fabrizio Marchesi
L'apporto dell'architetto alla sua città si completa con la rassegna di progetti italiani e internazionali con un focus particolare sull'asse Italia-America, sia attraverso il lavoro di Ponti dedicato agli arredi delle navi transoceaniche, sia attraverso la citazione della Finestra arredata, un nuovo tipo di serramento realizzato tra il 1953 e il 1954, inteso come un omaggio a Philip Johnson e prodotto in forma di prototipo dalla società newyorchese Altamira.

I legami con gli Stati Uniti sono anche forieri di commesse architettoniche realizzate o progettate, dall'Auditorium del Time & Life Building di New York (1959) al Denver Art Museum (1971), alla cattedrale di Los Angeles (1967), che in mostra si aggiungono a noti progetti quali l'Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma (1954), la chiesa di San Carlo Borromeo a Milano (1966) e la Cattedrale della Gran Madre di Dio a Taranto (1970).
Foto Fabrizio Marchesi
Foto Fabrizio Marchesi
L'esposizione si completa con il display del modo di comunicare di Ponti attuato in scritti, dipinti, disegni raccolti in uno studio simbolico in cui si colgono i rimandi ai progetti realizzati e una dimensione intima e della persona, attraverso i filmati e le interviste.

L'allestimento è curato dallo Studio Cerri & Associati di Milano. La mostra è frutto della collaborazione con musei e collezioni pubbliche e private, italiani e internazionali, che hanno generosamente prestato il loro prezioso materiale.

6 maggio – 24 luglio 2011
Espressioni di Gio Ponti
A cura di Germano Celant
Triennale di Milano
Foto Fabrizio Marchesi
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