Un loft a Milano è uno spazio scenico per spiriti liberi

Uno spazio aperto sotto un tetto, mosso da due blocchi totemici pronti per l’uso, si configura come un ambiente senza costrizioni dove sottrarsi al mondo e ritrovare il gusto per la libertà.

Una casa rifugio, protetta dai rumori del mondo e interpretata come un covo da assaporare in solitudine, è quella che l’architetto Elena Martucci mette a punto per un professionista amante della musica classica all’ultimo piano di una palazzina nella Chinatown milanese. Concepito come “una scenografia che crea appigli per gli attori”, nelle parole dell’architetta, “e dunque aperta all’interpretazione che questi vorranno darne”, il progetto si distingue per l’abbattimento delle pareti divisorie preesistenti e per l’implementazione di due dispositivi scenici che amplificano le possibilità di utilizzo dello spazio.

Dall’entrata, una enigmatica cucina ad isola supera la presenza del tavolo da pranzo incorporando alcune sedute su disegno a scomparsa. Sullo sfondo, un cubo totemico si offre non solo come superficie sopraelevata per accogliere la zona notte, ma anche come blocco contenitore che racchiude la cabina armadio, un piccolo sgabuzzino nel vano scala e la sala da bagno. Intorno al cubo, dotato di due diversi accessi, lo spazio liminale accanto alla parete ospita una piccola zona studio arredata con mobili di famiglia.

La combinazione delle imponenti capriate con il pavimento in cemento – lo stesso utilizzato nell’antistante terrazza, questa sì vissuta in estate come spazio per ricevere - richiamano un registro di stampo industriale, che trova però nell’integrazione di assi di recupero opportunamente scenografate una nota di accurata sofisticazione. Addossata alla parete dell’ingresso, una vasta libreria su disegno trasforma la presenza di numerosi volumi in una quinta decorativa, mentre grandi oggetti protagonisti del design industriale prevalentemente italiano – tra cui Le Bambole, Parentesi, Putrella o ancora lo sgabello Kono sempre di Mario Bellini – puntellano la scena di icone dal volto familiare.

In questo quadro arioso e rassicurante, non manca un imprevisto coup de théâtre. Quasi invisibile, la rete sospesa tra la zona letto e la parete è sì la soluzione che permette di evitare l’installazione di un parapetto contenitivo accanto al materasso, ma è anche un’opportunità inaspettata per alleggerire le costrizioni, restando immobili a sentire la musica e sperimentando un senso di libertà che solo qui, distesi sul vuoto, appare veramente ritrovato.

Location:
Milano
Architetti:
Elena Martucci
Programma:
Loft
Area:
60 mq
Anno:
2019
Scenografa:
Maria Paola Di Francesco

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