Se c’è un concetto capace di evocare immagini precise, forti e apparentemente immutabili, è proprio il design nordico. Ma l’immutabilità è solo un’apparenza: lo stesso nordic design, dietro l’involucro minimalista, è tutto percorso da ironie, sperimentazioni, deragliamenti che portano a intuizioni, a volte a innovazioni.
Prendiamo un brand-icona come Ikea: è icona grazie a pilastri valoriali come minimalismo, design democratico, versatilità. Ma non passa un momento senza che spuntino storie che rompono il cliché e suggeriscono modi per andare oltre la superficie di un mondo fatto di legni chiari.
La lampada Ikea fatta con 60 brugole: il design scandinavo può essere ironico?
Ispirazioni dal mondo gaming, sostenibilità nata dalle intuizioni, esperimenti continui: David Wahl è il designer che ha creato per Ikea una lampada fatta di 60 piccole chiavi a brugola – pilastro di un mondo da assemblare – e ci porta a scoprire il design scandinavo oltre i cliché.
Courtesy Ikea
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- Giovanni Comoglio
- 19 ottobre 2025
Abbiamo avuto l’opportunità di provare quest’immersione, parlando con David Wahl, designer di Ikea, già noto alle cronache per una lampada che evocava niente meno che la Morte Nera di Star Wars, e ora tornato con un’altra lampada, Ödleblad, capace di raccontare tutto questo mondo “dietro la superficie”: è una sfera reticolare a sospensione, nata come un puzzle di 60 piccoli elementi a L in impiallacciatura di betulla, la forma di 60 piccole chiavi a brugola, vero fondamento di un universo assemblabile come quello Ikea.
Wahl è product designer di formazione – ha studiato alla Beckmans di Stoccolma, vivaio di talenti Ikea – e il progetto ce lo racconta prima di tutto come una sfida che si è posto, partendo dall’idea di un oggetto che diventa grande da pezzi piccoli, dalla riduzione degli scarti al minimo e la fedeltà al principio del packaging ridotto – ma ecco che presto spuntano quei dettagli di processo che allargano lo scenario.
“È divertente il discorso di un elemento dell’heritage Ikea come la chiave a brugola che diventa un pezzo di lampada” ha detto Wahl a Domus, “soprattutto perché questa forma si è dimostrata super efficiente in produzione; non ci sono quasi scarti quando tagli i pezzi tutti assieme: si combinano come un puzzle; e lo stesso succede con le semantiche dell’assemblaggio, con forme tonde collocate in testa a ogni elemento, da infilare dove si vedono asole tonde, e forme triangolari per le altre asole, quelle triangolari”. Non vanno assemblati tutti e 60 i pezzi, come si era pensato all’inizio: cinque gruppi sono già preassemblati ed è sufficiente unirli. Altro risultato di un processo di raffinamento graduale, quello che ha portato a scegliere il foglio di betulla – accoppiato ad un irrigidimento in Abs – che a luce spenta comunica la solidità del legno e a luce accesa una trasparenza quasi astratta.
È divertente il discorso di un elemento dell’heritage Ikea come la chiave a brugola che diventa un pezzo di lampada.
David Wahl
C’è l’oggetto iconico – il globo scandinavo dalla luce morbida e calda – ma è fatto di chiavi a brugola, c’è l’engineering ma nasce da un puzzle: vuoi vedere che oltre al minimal c’è qualcosa di ironico, persino di giocoso, da aspettarsi dal nordic design?
“A me piace che il gioco sia una parte del design” dice Wahl, “e anche in Ikea, oltre a quel minimalismo scandinavo del ‘do more with less’ proviamo a rendere il nostro design giocoso, ma non sfacciatamente giocoso: usiamo quegli elementi che elevano gli spiriti giovani. Le cose che ti fanno stare bene, in fondo, non hanno bisogno di essere sempre super-serie”.
E non devono necessariamente essere solo l’espressione di un mondo fatto di arredi, continua Wahl: “Mi piace trovare ispirazione da mondi esterni al ‘design’: attrezzature sportive, film, videogames, l’automotive; è più interessante che guardare solo al design di mobili”.
Costruire un’identità è un tema più vasto del solo continuare un’eredità o stare verticalmente in un ambito, ma in ogni caso “il più delle volte, tutto parte dalla definizione di un problema”.
Se uno dei temi più cari a Wahl è infatti quello di tradurre la sostenibilità in processi e prodotti, la sua è la ricerca di una sostenibilità attraverso l’intuizione di progetto, più che attraverso le soluzioni tecniche: “Certo, una parte del tragitto è totalmente tecnica, ad esempio le decisioni sui materiali. Ma c’è anche tantissimo che può passare da te in quanto designer”, ci dice.
Pensiamo a una generica scrivania: “Puoi essere più furbo sull’uso del ripiano e su nuovi modi per riporre tutti i diversi accessori, e così risparmiare sull’impiego di materiali, ad esempio. Se già pensi a questi elementi di produzione fin dall’inizio, è poi più facile renderli realizzabili”.
A me piace che il gioco sia una parte del design e anche in Ikea, oltre a quel minimalismo scandinavo del ‘do more with less’ proviamo a rendere il nostro design giocoso.
David Wahl
È anche la cifra di quel principio di “democratic design” che in Ikea viene usato come criterio di test a cinque voci – forma, funzione, qualità, sostenibilità, economicità – per ogni prodotto, e che ha indirizzato le caratteristiche finali della Ödleblad: se c’era da subito la forma, è poi servito lavorare sul rapporto di qualità e prezzo, e lì sono arrivati il legno, e lo studio del suo uso.
Nota su questo ultimo aspetto: Wahl ha sviluppato la lampada anche usando un modello 3d parametrico, e il test digitale agli elementi finiti è un passaggio ormai usuale per tutti i prodotti, ma la complessità delle connessioni era tale che realizzare modelli fisici e provarli empiricamente è stato poi quello che ha portato al risultato finale. Una flessibilità che è l’esatto opposto dell’idea di icona, delle immagini immutabili che potremmo associare al design nordico quando lo leggiamo come cliché, e che appartiene invece totalmente ad un discorso sul design contemporaneo e globale.