Nel 1924 il surrealismo spiazzava la scena dell’arte lanciando con il proprio manifesto una ricerca artistica ancorata al linguaggio dell’onirico, dell’inconscio e del fantastico. Un secolo dopo, tra le numerose celebrazioni che Parigi dedica alla nascita del movimento, tra cui una vasta retrospettiva al Centre Pompidou, la sua vena ironica e provocatoria si è manifestata durante l’ultima Paris Design Week anche attraverso l’esposizione che la Galerie Poggi ha consacrato ai mobili di Salvador Dalì.
Realizzata in partnership con BD Barcellona Design, editore storico di Dalì, Antoni Gaudí e Òscar Tusquets, la mostra a cura dell’architetto di interni Joan Madera ruota intorno al prototipo di Saliva, divano in polistirene del 1972, a sua volta un’evoluzione della seduta Bocca che Dalì aveva realizzato nel 1938 per Eduard James, mecenate del surrealismo, a partire dal proprio dipinto “Le visage de Mae West pouvant être utilisé comme appartement surréaliste”, nel quale le labbra dell’attrice americana venivano rappresentate come divano.
Attorno a Saliva, altri mobili si inseriscono senza soluzione di continuità in questo percorso singolare, come la poltrona rivestita di pelliccia Invisible Personage, la poltrona-scultura Leda, con i piedi a tacco a spillo, o l’abat jour Muletas, dove lo stelo è fatto di piccole ossa intrecciate. Non mancano poi alcuni progetti degli anni ’80, proposti nell’ambito di una carte blanche affidata alla galleria NES di Parigi, con pezzi di Philippe Starck, Shiro Kuramata e Andrèe Putman.
Piccola nota di colore: non lontano da Saliva, una colonnina di Chupa Chups spicca sul bancone della galleria. Una presenza, scopriamo, non anodina: è stato Dalì, infatti, a progettare il logo di questo lecca lecca negli anni ‘60. Una ricerca nella continuità, che fa dell’immagine pop di questa caramella, tutta giocata sul colore e la vitalità, un’estensione delle allusioni sensuali che costellano le sue opere.