La lunga storia del maggiolino

Cinquant’anni fa veniva interrotta in Europa la produzione di una vettura irripetibile, disegnata da Porsche, la cui nascita risale alla Germania nazista ma icona degli hippie e degli anni Sessanta.

Per via di quelle forme tondeggianti, dolci, di quelle “guance” pronunciate che l'hanno resa tanto simpatica quanto inconfondibile — sottolineando tutto ciò che non sia potenza o velocità — è stata affettuosamente soprannominata con il termine scarabeo. Ovunque. Käfer nella natia Germania, Beetle nei paesi anglofoni, Kever nei Paesi Bassi, Escarabajo in Spagna; da noi, invece, Maggiolino — o Maggiolone, a seconda della versione. E poi ancora, Coccinelle in Francia, Bug — insetto — negli States e Fusca — scarafaggio — in Brasile. 

È un’auto epocale, iconica, planetaria, immortale: il Maggiolino è il simbolo della rinascita industriale della Germania nel secondo dopoguerra, il primo modello mai  prodotto dalla Volkswagen e, forse, l’auto tedesca più celebre nel mondo.

Maggiolino, Volkswagen, modello Ovalino del 1953. Courtesy Archivio Quattroruote

Solo la crisi energetica di metà anni Settanta fu capace di segnare il suo destino: in quegli anni la Casa registrò infatti una notevole flessione delle vendite — che fu risollevata solo dall’introduzione della Golf. Era il 1974 quando l’ultimo esemplare di Maggiolino uscì dalla catena di montaggio di Wolfsburg, ma la perseveranza di quest’auto proseguì anche fuori dal Vecchio Continente, perché dal1981 continuò il proprio corso in Messico. 

Al momento, detiene il record di quattro ruote più longeva della storia, essendo stata prodotta ininterrottamente per sessantacinque anni; ha fatto suo, per lungo tempo, il primato di più venduta al mondo, con oltre 21 milioni e 500 mila esemplari. Attualmente, nella classifica delle vendite all-time, è in quarta posizione dopo Toyota Corolla, Ford F-150 e Volkswagen Golf.

È un’auto epocale, iconica, planetaria, immortale: il Maggiolino è il simbolo della rinascita industriale della Germania nel secondo dopoguerra, il primo modello mai prodotto dalla Volkswagen e, forse, l’auto tedesca più celebre nel mondo.
Maggiolino, Volkswagen, modello del 1962. Courtesy Archivio Quattroruote

La produzione del Maggiolino inizia durante il Terzo Reich per volere dello stesso Hitler, convinto che l'automobile non dovesse esser solo un privilegio destinato ai più abbienti; per il progetto vengono interpellati Ferdinand Porsche e Jakob Werlin — progettista alla Mercedes-Benz. Vince il primo e realizza una macchina con le specifiche elencate dal Cancelliere: capacità di trasportare cinque persone — o tre soldati e un mitragliatore — di e viaggiare oltre i 100 km/h consumando in media 7 litri per 100 km; il tutto a un prezzo che non superi i 1.000 Reichsmark. A onor del vero un progetto molto simile era balenato nella mente di Porsche già dal 1929, lo aveva proposto a Mercedes prima e alla Zündapp — produttrice di motociclette — poi, ma in entrambi i casi nulla andò in porto.

Nel 1936 vengono allestiti i primi tre modelli, due berline e una cabriolet, fortemente ispirati — sia nella tecnica sia nel design — a un prototipo già esistente, quello della Tatra V570 disegnata da Hans Ledwinka. Hitler era un grande fan della Casa ceca e Porsche lo sapeva bene.

Maggiolino, Volkswagen, modello del 1952. Courtesy Archivio Quattroruote

La nuova vettura, inizialmente, si chiama Kraft durch Freude-Wagen ovvero "auto della forza attraverso la gioia” — dal nome dell'ente dopolavoro/ricreativo di Stato Kraft durch Freude. Porsche tenta di opporsi a tale nome, ma, ovviamente, la scelta per il momento è insindacabile. Si decide inoltre che i lavoratori tedeschi devono accollarsi gli ingenti costi dell’operazione: gli si propone quindi uno schema di accantonamento, che prevede una quota settimanale da devolvere per la loro futura auto: le enormi somme anticipate permettono così la costruzione del sito produttivo Volkswagen nei pressi di Wolfsburg, tuttora in funzione.

La Volkswagen ovvero “auto del popolo” — il nome Käfer le sarà attribuito solo nel 1967 — debutta al Salone di Berlino 1939: riscuote subito un grande successo, purtroppo messo in pausa dal conflitto mondiale appena principiato. Lo stabilimento verrà rimesso in piedi solo nel 1945 grazie al controllo delle autorità militari britanniche: la Typ1/111 — così il nome interno del progetto — numero 10.000 lascia la fabbrica già nel 1946.

Al momento, detiene il record di quattro ruote più longeva della storia, essendo stata prodotta ininterrottamente per sessantacinque anni e ha fatto suo, per lungo tempo, il primato di più venduta al mondo.
Maggiolone, Volkswagen, modello del 1973. Courtesy Archivio Quattroruote

Nel 1948 viene introdotto il modello Typ 1/113 — detto Export-Modell — versione meglio rifinita, ricca di cromature e destinata ai mercati stranieri più ricchi. Da questo momento lo sviluppo dei modelli Standard — Typ 1/111 — ed Export — Typ 1/113 — viaggia su binari paralleli: alcune migliorie meccaniche e funzionali verranno introdotte prima sul modello Export e solo più tardi sul quello Standard. Nello stesso anno arriva anche la versione Cabriolet, altro successo. All’inizio degli anni Cinquanta Volkswagen inizia a vendere il Maggiolino anche all’estero, aprendo filiali in Brasile, Messico, Stati Uniti e Sudafrica. Il Rappresenta, di fatto, la prima vera world car; tanto che il 5 agosto 1955, esce già dalla fabbrica il milionesimo esemplare. 

Il Maggiolino, semplice, robusto e affidabile, si è sempre dimostrato tecnologicamente avanzato per i suoi tempi; pare che, senza aver mai subito modifiche radicali, eccezion fatta per l'adozione delle sospensioni MacPherson all’anteriore nel 1970 — una delle peculiarità del Maggiolone — sia stato oggetto di oltre 78.000 migliorie nella sua lunga carriera. 

Forse non tutti sanno che il Maggiolino è l'unica auto prodotta in grande serie capace di mantenersi a galla in acqua, seppur per breve tempo, grazie al suo pianale piatto e al peso contenuto; oppure che nel 1959, Gianni Mazzocchi, editore e direttore di Quattroruote, mise a dura prova l'affidabilità di questa icona dell’automobilismo facendo percorrere a due Maggiolini strettamente di serie la neonata autostrada del Sole per cento volte da Milano a Bologna, per sedici giorni consecutivi e senza interruzione. Si ruppe solo la puleggia di una dinamo al 74esimo giro. 

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