L’Athens Design Forum è stato un nuovo modo di guardare la capitale greca

Il programma di eventi curato da Katerina Papanikolopoulos ci ha fatto scoprire quartieri inattesi e lati nascosti della città.

“Provo a sovvertire la tendenza che hanno alcune istituzioni, ma anche alcune pratiche, di vedere le città in modo omogeneizzato, valorizzando solo la narrazione dominante,” afferma Phil Smith nel suo libro Counter-Tourism: The Handbook. Il ricercatore, scrittore e performer inglese promuove un metodo di esplorazione che esalta le anomalie di un luogo, provando a far emergere i vari significati che si stratificano nelle città: oggettivi o soggettivi, questi sono tutti degni di curiosità.

Uno approccio simile a quello di Smith lo troviamo nel lavoro di Katerina Papanikolopoulos, fondatrice e direttrice artistica dell’Athens Design Forum, un evento sperimentale che propone un nuovo modo di vivere il design contemporaneo. La manifestazione, che si è tenuta dal 30 settembre al 7 ottobre 2021, porta all’estremo una tendenza recente, cioè quella di legare il design (o l’arte) alla scoperta di luoghi abbandonati o periferici: l’opposto del white cube, un tipo di ambiente immacolato e spesso considerato l’ideale di spazio espositivo.

La casa dell'artista Alekos Fassianos. Athens Design Forum. Foto Chris Kontos
La casa dell'artista Alekos Fassianos. Athens Design Forum. Foto Chris Kontos

La giovane storica dell’arte e curatrice, tornata ad Atene dopo i suoi studi negli Stati Uniti, ha modellato la programmazione di ADF seguendo il suo personalissimo modo di concepire il design e vivere la città. Mostre, seminari, laboratori e archivi sono i quattro pilastri su cui è stato costruito il palinsesto di eventi distribuiti in varie parti della città: dal centralissimo e lussuoso Perianth Hotel, progettato dagli architetti di K-Studio, a una fabbrica in dismissione nel quartiere periferico di Moschato, dove per tutto l’evento hanno lavorato i designer Francesco Pace e Stefano Fusani, conosciuti anche come Tellurico e Neostandard.

Il festival è stato concepito come un’esperienza a 360°, in cui il design è un nodo centrale, ma che serve anche a raccontare le complessità di una città complessa, sporca, vitale e gioviale come è Atene. Con l’Acropoli che, per una volta, serve solamente da (magnifico) sfondo.

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