Report dal Madrid Design Festival, una piattaforma aperta all’ibridazione e alla critica

Per tutto il mese di febbraio la capitale spagnola mette in mostra la sua cultura progettuale, con decine di mostre, installazioni e incontri.

Con il Madrid Design Festival, che per tutto il mese di febbraio anima gli spazi culturali della capitale spagnola, inizia il valzer di eventi, biennali e settimane del design che in tutto il mondo – e specialmente in Europa – legano il dibattito internazionale ai vari contesti locali, sballottando gli addetti ai lavori senza sosta per tutto il globo.

Nonostante Madrid non sia il principale centro nell’industria del mobile spagnola, la capitale ha una cultura progettuale profonda in cui convergono architettura, design, artigianato, attivismo civile e cultura urbana. Giunto alla sua terza edizione e in costante crescita, il Madrid Design Festival si dimostra tra le piattaforme più interessanti nel panorama continentale.

Madrid è un “campo di battaglia” ideale per ospitare questo genere di manifestazioni. Abbiamo scelto cinque mostre per raccontare la nostra visita frenetica, grazie allla quale abbiamo potuto scoprire (o riscoprire) cinque fantastiche location.

Waugh Thistleton Architects, MultiPly, Madrid Design Festival 2020
Waugh Thistleton Architects, MultiPly, Madrid Design Festival 2020

In Plaza de Colón, a due passi dalla iconica torre a forma di presa elettrica (el enchufe de Colón), si trova il centro culturale Fernán Gómez, che è la sede principale del festival. Qui troviamo quattro grandi mostre, tra cui la monografica di Patricia Urquiola – la prima a Madrid – e un’installazione dello studio madrileno Enorme. “Nature Morte Vivante” si focalizza sulla produzione di oggetti della celebre designer nata a Oviedo che, dopo aver fondato il proprio studio nel 2001, ha lavorato con i migliori brand mondiali di arredamento, conosciuto il mondo attraverso le sue culture materiali, e sperimentato tecniche, tipologie ed estetiche sempre nuove e originali. È la prima volta che la celebre designer – art director di Cassina – mette in mostra sé stessa e non l’azienda per cui lavora.

“Astral Bodies”, già presentato al Salone 2019, nasce invece dalla collaborazione tra Enorme Studio e Finsa, azienda spagnola specializzata nella produzione di agglomerati di legno. La stratificazione dei pannelli e i giochi di colore formano dei corpi che assomigliano a dei meteoriti, che mostrano le proprietà del materiale e creano nuovi immaginari spaziali.

“Nature Morte Vivante”, veduta della mostra, Madrid Design Festival 2020
“Nature Morte Vivante”, veduta della mostra, Madrid Design Festival 2020

Tra ceramiche antiche di Teruel, raffinatissime credenze del XVII secolo e icone del design moderno, al Museo Nacional de Artes Decorativas si ricostruisce il legame tra artigianato e disegno industriale. Qui si possono scoprire i progetti postmoderni dello studio madrileno Los Diez, che negli anni Novanta iniziò il proprio percorso con il motto “l'ironia è l’erotismo della dialettica”.

Il Matadero è invece un’istituzione culturale che negli spazi di un ex macello accoglie un centro per la cittadinanza attiva che si mescola con un centro per le arti contemporanee. Uno dei padiglioni, la Central de Diseño, ospita la mostra “Producto Fresco 2020”, che è una ricognizione del meglio del design madrileno prodotto industrialmente o artigianalmente nell’ultimo anno.


Un altro centro culturale nato dal recupero di una caserma del 1700, il Conde Duque, ospita invece installazioni e performance di marchi che scelgono il design nelle sue diverse forme per lanciare un messaggio a clienti e cittadini. La mostra “Joan Rabascall. Tout va bien” è invece una critica feroce al consumismo di massa e ai mass media. Produzione e comunicazione sono rappresentati da un oggetto-icona: la televisione, che allo stesso tempo un prodotto di design e il medium con il quale per anni le aziende hanno influenzato il desiderio e i gusti dei consumatori.

Sarebbe interessante capire qual è la opinione di Joan Rabascall nei confronti del circuito internazionale design week, che sono uno strumento evoluto e a volte neanche troppo nobile di promozione per l’industria del mobile. Potrebbe essere il prossimo oggetto di critica da parte dell’artista? La sua mostra – e l’istituzione che la ospita – dimostrano però che Madrid è una città aperta a voci diverse, che non esclude minoranze e voce critiche, ed è capace di concepire forme culturali ibride, ambigue, contemporanee.

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