Lexus Design Award, i giovani designer vogliono cambiare il mondo

Sono la coscienza e l’ambiente, dice John Maeda, i temi che appassionano i finalisti del Lexus Design Award 2020. Che guardano a soluzioni pragmatiche, oltre la mera componente speculativa.

Vengono da Kenya, Russia, Pakistan, China, Stati Uniti, Italia e Francia i sei finalisti del Lexus Design Award 2020, il premio che l’omonima casa automobilistica consacra ai progetti inediti e innovativi sviluppati da progettisti emergenti. Scelti da una giuria d’eccezione (Paola Antonelli, John Maeda, Joanne Gang e Simon Humphries) tra oltre duemila candidature, i prototipi in lizza combinano l’idealismo di chi aspira a migliorare il mondo e il pragmatismo di chi si confronta con scenari specifici, cercando soluzioni in grado di fare la differenza.

Lick, della designer russa Irina Samoilova, è un dispositivo pensato per l’ambito ospedaliero che permette di eseguire la toilette su malati che non hanno accesso a un bagno. La natura ha ispirato il prodotto in maniera duplice: se la forma a conchiglia è di chiara matrice organica, il meccanismo autopulente prende spunto dalle papille coniche che contraddistinguono la lingua dei gatti.

Garantire l’autosufficienza economica delle persone ipovedenti è invece l’obiettivo della pakistana Aqsa Ajmaland: in un paese dove l’industria tessile rappresenta una delle voci più significative del prodotto interno lordo, la sua macchina da cucire Pursewit è uno strumento accessibile e user-friendly grazie ad una dimensione tattile enfatizzata. Il soccorso in caso di inondazione è invece il campo di intervento scelto dal designer cinese Yaokun Wu; il suo Flash Pack è un giubbotto di salvataggio che può essere agganciato a quello di altre persone per formare una sorta di zattera più stabile e resistente.

Il processo di stampa di Feltscape di Théophile Peju e Salvatore Cicero

Guarda invece alla tecnologia non proprietaria il progetto Open Source Communities sviluppato da BellTower, collettivo di cinque progettisti kenioti. L’idea, quella di offrire una soluzione abitativa integrata e potenzialmente autosufficiente non solo nella produzione di energia, ma anche in quella alimentare grazie un impianto di coltivazione acquaponica. L’ambiente domestico e la sua vivibilità è anche il campo di applicazione di Feltscape, di Théophile Peju e Salvatore Cicero. Ispirata alla forma eterea di una nuvola, la grande superficie in feltro e termoplastica cattura rumori e fa filtrare la luce, permettendo la configurazione desiderata in casa o in ufficio.

I designer Sutherlin Santo, creatori di Bio.Scales
I designer Sutherlin Santo, creatori di Bio.Scales

Infine, non si nega l’ambizione più audace del secolo il progetto dei designer losangelini Paul e Garrett Sutherlin Santo. Il loro Bio.Scales è un biopolimero stampabile che si promette di immagazzinare CO2 e altre sostanze nocive, purificando l’aria circostante. Modulare e scalare, può essere disposto su pareti verticali e orizzontali ed è pensato per il mercato consumer: nelle intenzioni dei Sutherlin Santo, ciascuno potrà in un futuro controllare e incidere sui parametri di salubrità dell’aria che respira proprio regolando la disposizione e la grandezza di supporti come questo.

Nei prossimi mesi, i prototipi saranno ulteriormente sviluppati in vista della loro presentazione ufficiale, prevista nei giorni del Salone del Mobile 2020. Ogni progetto riceverà 25.000 dollari e un mentor d’eccezione (Joe Doucet, Bethan Gray, Philippe Malouin, Shohei Shigematsu) per affinare performance e implementazione del prodotto in vista della nomina del Grand Prix Winner, che sarà annunciato durante la Milano Design Week.

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