L’idea che la casa possa diventare uno spazio vivo, capace di interagire con chi la abita così che la maniera stessa in cui sono vissuti gli spazi possa cambiare, non nasce con l’avvento degli assistenti vocali o con le app di gestione domestica. Molto prima che Alexa o Google Home entrassero nelle nostre vite, il cinema aveva già anticipato molti degli scenari tecnologici che conosciamo e una forma di domotica. Prima che come disciplina ingegneristica, è stata un immaginario e idea. L’idea che la casa possa essere altro.
Il cinema sapeva che le nostre case sarebbero diventate intelligenti
Molto prima di Alexa e degli assistenti vocali, il cinema aveva già immaginato cucine a comando, case intelligenti e robot domestici. Dai corti comici di Keaton alle visioni futuristiche di Ritorno al futuro, fino a Jarvis e Her, la settima arte ha anticipato i sogni e gli incubi della domotica quotidiana.
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- Gabriele Niola
- 29 ottobre 2025
I principi della domotica nascono prima del digitale, con l’elettrificazione delle città e quindi delle abitazioni. E il cinema l’aveva raccontata già prima dell’arrivo del sonoro con La casa elettrica, un cortometraggio del 1922 di Buster Keaton, in cui un neolaureato in ingegneria elettrica deve modernizzare una casa. Per farlo crea scale mobili, un sistema di bracci meccanici che prende libri dalla libreria, una vasca da bagno su rotaie che dal bagno arriva in salotto, un biliardo che si prepara da solo, colonnine che emergono dal pavimento e porgono gli accessori, fino a trenini elettrici che servono le pietanze a tavola e anche una piscina che si svuota e riempie da sola. Non sono vere idee funzionali, ma gag, soluzioni fatte per far ridere nel momento in cui, inevitabilmente, non funzionano. Tuttavia l’idea che la casa si automatizzasse era lì, già nel 1922.
E c’era di nuovo nel 1958 in Mio zio, in cui Jacques Tati si confronta con una fredda villa di design iperautomatizzata. Anche lì l’intento non è sognare o prevedere ma prendere in giro e criticare la temutissima deriva della disumanizzazione tecnologica, addirittura in casa (lesa maestà). Ci vorranno gli anni della fantascienza al cinema, i Sessanta, per cominciare a immaginare una domotica positiva. E in questo senso i più predittivi di tutti sono stati I pronipoti, la serie animata di Hanna e Barbera su una famiglia del futuro, nella cui casa c’erano videotelefonate, elettrodomestici a comando vocale, smartwatch e anche un piccolo robottino con rotelle che pulisce il pavimento, non diverso dai moderni Roomba.
La domotica sostanzialmente eredita i sogni del cinema.
Quello deI pronipoti è stato a lungo il modello di casa del futuro, tanto che per esempio lo ha poi riprese, con toni meno da cartone animato Ritorno al futuro - Parte II, nel cui 2015 ci sono di nuovo cucine a comando vocale, sistemi di sicurezza integrati e possibilità casalinghe di videoconferenza lavorativa. Il Marty McFly del futuro viene anche licenziato dal capo mentre è nel suo salotto. C’era quindi già quell’idea che lo spazio casalingo con la tecnologia diventasse un ibrido che sfuma i confini tra spazio personale e professionale, di fatto mescolando vita e lavoro.
Ci ha pensato Lei di Spike Jonze, nel 2013, a spostare l’attenzione dall’hardware alla relazione tra abitanti e intelligenza artificiale. Quel film immagina un assistente vocale empatico e creativo, solo un anno prima della commercializzazione di Alexa, l’assistente casalingo di Amazon. Ma quella IA diventa un compagno e quindi un assistente di vita. Semmai il modello più affidabile di domotica del futuro è Jarvis, l’assistente di Tony Stark nei film Marvel. Jarvis è un cameriere britannico di fine Ottocento, comanda la casa, gestisce ogni cosa in modo che il padrone sia servito a dovere e non debba muovere un dito. È sempre il modello Alexa, cioè un’intelligenza con cui interagire a voce che comanda tante cose, ma l’integrazione mostrata è quella cui aspirano tutti i produttori di domotica.
E ovviamente ci sono i film di tensione o di paura con una domotica minacciosa, il cui modello più perfetto è Generazione Proteus (1977), in cui l’IA prende possesso della casa e si rivolta contro i padroni. È la progenitrice di tutte le IA casalinghe autonome e ostili, che comandano gli abitanti e mirano a ucciderli. Un classico ripetuto molte volte, anche in uno degli episodi di Halloween di I Simpson, e arrivato fino a oggi con Smart Home Killer (2023).
Come sempre quello che il cinema fa non è predire esattamente le cose (anche se ogni tanto ci riesce per caso), ma immaginare una destinazione, generare uno scenario che si impone nella mente di tutti, quando ha successo, e diventa anche la maniera in cui chi la tecnologia la costruisce immagina i possibili utilizzi. La domotica sostanzialmente eredita i sogni del cinema.
Immagine di apertura: Robert Zemeckis, Ritorno al Futuro Parte 2, 1989