L’irresistibile ascesa del gorpcore: il caso di Demon

La montagna è sempre più protagonista del lifestyle urbano: una storica azienda di calzature tecniche risorge nel convergere tra tradizione manifatturiera iperlocale e linguaggi innovativi globali.

Montebelluna, provincia di Treviso, conta poco più di trentamila abitanti e origini celtiche a cui si fa risalire la radice del nome della località: ‘rocca forte’. Da oltre sessant’anni è infatti custode e baluardo di una tradizione, quella della manifattura di calzature. Nello specifico, da montagna.

Digitando Montebelluna nella barra di ricerca di YouTube, uno dei primi video suggeriti è un filmato amatoriale che riprende un uomo, in intimo, che irrompe nel dehors di un bar del centro, sotto la storica Loggia dei Grani, lanciandone per aria le sedie.

La provincia italiana nel suo più classico paradigma: tradizione, avanguardia imprenditoriale e follia creatrice. Oggi a Montebelluna si rimettono in discussione questi concetti con Demon, brand di calzature che ambisce a riaggiornare i canoni della tradizione autoctona guardando oltre i confini cittadini. Anzi, rileggendoli partendo da molto lontano, da Londra dove intorno al 2018 Alberto Deon ha avuto un’intuizione. Classe 1995, il giovane designer, di formazione architetto, ha riscoperto l’importanza dell’identità e di storie “hyperlocal” al punto di voler riportare in vita, a modo proprio e a distanza di oltre vent’anni dalla chiusura, l’impresa di famiglia messa in piedi dal nonno Girolamo nel 1963.

DEMON, collezione 2023. Foto su gentile concessione di DEMON.
Demon, collezione 2023

La fascinazione lisergica del gorpcore

Il nome scelto per questa nuova incarnazione dello storico marchio sembra suggerire i toni oscuri e spigolosi, demoniaci appunto, delle calzature. Essi non fanno mistero di guardare con molta attenzione alla predilizione della cultura contemporanea tanto nei confronti dei materiali tecnici quanto nelle estetiche reminiscenti di una certa cultura abrasiva, dark, hardcore. Nonchè all’esplosione del gorpcore, quella tendenza che ha riscattato l'appeal glamour per l'abbigliamento e le calzature da outdoor sulle passerelle urbane.

“Montebelluna è la città del gorpcore, nel senso che in chiave storica è sempre stata specializzata nello sviluppo di calzature sportive, arrivando fino allo scarpone da sci. Penso a un corredo di aziende, come Scarpa, che sono leader mondiali di questa cultura, anche se oggi sembrano ignorare il fenomeno,” spiega Alberto Deon, che parla di “congiunzione” di eventi contingenti e narrative confluite nella nuova identità del brand.

Demon, collezione 2023

“Il gorpcore, d’altronde, è una fascinazione lisergica dei ragazzotti di città nata sulle ceneri dell’hipsteria e dei successivi normcore e iperrealismo. Per queste aziende è una cosa del tutto velleitaria e, forse, anche un po’ ridicola. Va detto che ha comunque delle ragioni d’essere nobili: parla di un modo diverso di vivere il turismo e il tempo libero, meno legato allo spaparanzarsi ma maggiormente alla fatica come una forma di leisure.”

A testimoniare la bontà dell’intuizione c’è anche il fatto che Demon fa oggi parte del roster di brand venduti da Slam Jam, realtà culturale e negozio promotore della nuova estetica urbana e controculturale, da Milano al mondo.

“Hanno visto in Demon un’ulteriore contaminazione tra questo fenomeno e altre estetiche, che credo sia quello che accadrà in futuro. Seppur gli adepti odino il termine stesso e molti sostengano che ‘gorpcore is dead’, credo che siamo distanti da vederne una fine. Più probabilmente siamo dinanzi a un superamento dialettico del gorpcore, assisteremo a una sua dissimulazione e a maggiori declinazioni.”

Il gorpcore parla di un modo diverso di vivere il turismo e il tempo libero, meno legato allo spaparanzarsi ma maggiormente alla fatica come una forma di leisure
DEMON, collezione 2023. Foto su gentile concessione di DEMON.
Alberto Deon

Il nuovo ruolo urbano del design da montagna

Si assiste, oggi, a un ribaltamento dello scopo per cui nascono queste calzature. Verrebbe così da interrogarsi se sia stata infine la natura a riappropriarsi degli spazi urbani o se, al contrario, anche la montagna non è stata immune a una certa feticizzazione da parte dell’uomo.

“Credo parlare di gentrificazione della montagna sia il modo migliore di descrivere le dinamiche entro cui si è svolto un processo analogo a quello della gentrificazione urbana: sono arrivati gli hotel e tutto un apparato couture, con varie diversificazioni del lusso, che va oltre quel solo immaginario Vanziniano. Anzi, ci sono sfide architettonicamente molto più aperte in montagna che in città.”

Non stupisce, dunque, che una figura oggi cardine nel discorso culturale e architettonico come Carlo Mollino fosse grande estimatore della montagna, tanto sul piano sportivo che su quello progettuale. 

Al centro della produzione Demon ci sono, infatti, materiali squisitamente tecnici e competenze specifiche, radicate nella tradizione manifatturiera, come la cordura e i fascioni protettivi di foam, mentre le suole sono esclusivamente Vibram brevettate tra ‘80 e ‘90.

DEMON, collezione 2023. Foto su gentile concessione di DEMON.

“Sono in realtà pochi i gesti che portano le calzature a raggiungere una dimensione maggiormente espressionista, spesso limitati alla forma delle suole che sono completamente aliene ad altre calzature da montagna. Penso che da questo derivi parte del fascino dell’operazione, che permette di operare una narrazione di preservazione di un preciso contesto manifatturiero,” illustra Deon.

L’eredità tutta italiana di un design fluido

Assistiamo in Demon, come nel più ampio scenario del settore, un desiderio di multidisciplinarietà che è anche sintomo di un ritorno alle commistioni creative da sempre cifra della tradizione italiana. Deon è sedotto dalla sperimentazione di forme espressive, dalla musica alla performance e da figure come quella di Ugo La Pietra. “Sarebbe bello se ci fosse più trambusto tra realtà giovani come queste, maggiori opportunità e accesso a risorse manifatturiere. Se penso in confronto a quello che accadeva negli anni ’60…”

Le velleità della moda, la ricerca del design e il rigore della formazione architettonica come forze in dialogo per riflettere sull’equilibrio tra forma e funzione, per superare la stagionalità tipica della fashion industry. Un background condiviso con un altro demiurgo della street culture, Virgil Abloh, che come osserva Deon ha saputo “porre un corpus teorico al design come per i grandi del pre-modernismo. Un approccio tipico dell’architettura che dà peso e valore al segno.”

DEMON, collezione 2023. Foto su gentile concessione di DEMON.
Demon, collezione 2023

A legare questi elementi è la centralità dello storytelling, che per Alberto corrisponde al riscattare la provincia come scrigno di “expertise iperlocali”, senza però “demonizzare il consumo, anzi armonizzando la narrazione al marketing e al design”. D’altronde, osserva il giovane creativo, “il locale è il nuovo lusso”. Eppure la provincia fatica a comprenderlo, inerpicandosi in tentativi grotteschi – prosegue Deon – di aprirsi a scenari globali rinunciando alla propria identità. 

Quella di Demon appare, dunque, come una missione che va oltre il prodotto, diventando una questione di responsabilità verso il Paese stesso, ma soprattutto nei confronti della provincia, ventre di quella follia creatrice da cui tutto nasce. 

Tutte le foto sono gentile concessione di Demon

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