Aeo, la seduta degli anni ’70 che voleva essere “povera”, ma non ci riuscì

Il fondatore di Archizoom Paolo Deganello disegna per Cassina 50 anni fa una poltrona rivoluzionaria e utopista, che però costava troppo per diventare popolare come nelle intenzioni del designer.

Primi anni Settanta. In Italia l’onda lunga della contestazione del ’68 sta sfociando in una situazione di conflittualità radicale che investe non solo gli assetti socioeconomici, ma anche le visioni e i progetti in ambito artistico e culturale.

Tra i prodotti di design più rappresentativi di quella stagione c’è senz’altro la poltrona Aeo disegnata da Paolo Deganello per Cassina. Mentre l’esperienza degli Archizoom è in fase declinante, Deganello si orienta verso una progettualità sempre più solitaria che lo porta a immaginare questa poltrona come reazione polemica e forse perfino come antitesi alla Soriana di Tobia Scarpa, a sua volta prodotta, peraltro, da Cassina, e insignita nel 1973 del Compasso d’Oro.

Deganello vede la creazione di Scarpa come una poltrona gonfia e opulenta, che cola grassa e morbida schiuma, espressione emblematica e paradigmatica di quel design del benessere, del lusso e del comfort che gli Archizoom contestavano alla radice con sistematica dedizione.

Paolo Deganello, courtesy of Cassina

Aeo nasce proprio come rovesciamento di quel paradigma: fatta con la comune tela delle sedie a sdraio, con balestre d’acciaio, con tubi piegati e plastica Moplen (quella che Gino Bramieri pubblicizzava a Carosello), Aeo ambisce a essere l’equivalente, nel campo del design, di quel che in ambito artistico era l’arte povera. L’idea di Deganello trova immediato ascolto presso il centro ricerche di Cassina: nelle aziende c’è una forte tensione verso l’innovazione, verso la sperimentazione sui nuovi materiali e verso prodotti che sappiano intercettare il pubblico più giovane.

Un dettaglio: il cuscino imbottito

Deganello, che ha come interlocutori il direttore del centro Francesco Binfaré e i suoi collaboratori, ma anche Cesare Cassina in prima persona, propone di rifondare radicalmente il concetto stesso di sedia, partendo dall’idea di una seduta capace di rilevare la forma del corpo umano che deve accogliere. Ma l’innovazione non si ferma qui: anticipando per certi versi la filosofia Ikea, inizialmente Aeo viene spedita smontata, l’utente è invitato a montarsela da solo, e a personalizzare l’oggetto scegliendo quali componenti acquistare.

Aeo – con l’obiettivo di superare l’ideologia del moderno e il feticismo di pezzi tutti uguali – è disponibile infatti in versioni differenti, con o senza braccioli, è componibile in linea o a semicerchio, può dar vita financo a divani da duecento o trecento posti, con o senza piano porta oggetti, e il rivestimento del cuscino e dello schienale, realizzati con versioni plurime diversamente decorate, sono facilmente sfilabili e lavabili.


Anche promozione e comunicazione sono fortemente innovative e in sintonia con lo spirito del tempo: Deganello chiede che le poltrone siano portate in giro con un camion e poi disposte in spazi pubblici, in mercati o piazze di Roma, per farle provare alla gente della strada e poi discutere insieme della validità del prodotto. Nell’intento del suo autore, Aeo vuole essere un pezzo popolare e un oggetto “povero”. Come dice lo stesso Deganello: “Sceglievamo e speravamo di essere scelti da quegli stessi soggetti che ci sembravano portatori di nuovi e più umani progetti di vita, da quei giovani che con noi occupavano le facoltà, partecipavano alle manifestazioni di piazza e sognavano di cambiare il mondo”.

Per Deganello, Aeo si rivolge a quelli che odiano lo spreco, sognano una creatività diffusa e collettiva, vogliono personalizzare gli oggetti e co-progettare la forma e il significato del prodotto. Ma la prima delusione arriva con il prezzo, che non è certo popolare. La seconda arriva invece con la decisone dell’azienda di mettere un produzione – contro la volontà del designer – una versione di Aeo in pelle invece della più umile e dimessa tela da sdraio.

Ancor oggi, a 40 anni di distanza, Aeo continua a essere venduta come un prodotto innovativo, ma già assemblata e in un’unica versione, a un prezzo che stride con la sua vocazione di oggetto povero. Il che porta Deganello a pensare – sono parole sue – che “in questa società il prodotto innovativo è inevitabilmente e inesorabilmente elitario”.

Immagine di apertura: poltrona Aeo di Paolo Deganello – Cassina

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