Come le tecnologie di tracciamento stanno riprogettando la sanità

Questa pandemia ci ha mostrato quanto il tracking sia diventato importante nell’ambito dell’assistenza sanitaria, dal processo di produzione e distribuzione al percorso del paziente fino alla progettazione degli ospedali in base ai big data. L’intervista.

Tracciare. È questo uno degli obiettivi principali di Zebra Technologies, l’azienda americana che si occupa dei servizi di tracking di tutte le spedizioni di Amazon e che da anni traccia sul campo i giocatori del campionato di football americano, fornendo accurate statistiche all’NFL. Oggi, il suo coinvolgimento nei settori industriali è pressoché infinito e spazia dall'industria automobilistica alla filiera alimentare che, per esempio, utilizza i servizi offerti da Zebra per sapere da quali aziende agricole provengono le singole vaschette di carne che le persone prendono dagli scaffali del supermercato. "Lavoriamo anche nel settore sanitario per il tracciamento dal produttore farmaceutico fino al paziente, il che è di estrema importanza oggi" dice WayneMiller, Healthcare Director EMEA di Zebra Technologies. “Anche prima che scoppiasse la pandemia, l'assistenza sanitaria era uno dei segmenti di mercato in più rapida crescita per la nostra azienda. Adesso Zebra Technologies fornisce i suoi servizi al sistema sanitario nazionale del Regno Unito per quanto riguarda il programma di vaccinazione contro il Covid-19. E questo comprende il tracciamento delle dosi di vaccino e la tracciabilità dei pazienti”.

Puoi dirmi qualcosa di più sul passato di Zebra Technologies, che è stata fondata più di 50 anni fa?
Abbiamo iniziato con il codice a barre, ma abbiamo anche quelle che chiamiamo tecnologie RFID, che possono essere sia passive che attive. Ad esempio, quando qualcuno cerca di uscire da un negozio senza accorgersi che è l'etichetta antitaccheggio è rimasta attaccata a un paio di jeans e fa scattare l'allarme, si tratta di una tecnologia passiva. E poi ci sono le tecnologie attive, che richiedono una batteria che emette un segnale. In questo modo possiamo tracciare il segnale sia all'interno che all'esterno, in modo da poter individuare la posizione, oltre ai dati importanti che circondano l'attività. Per quanto riguarda le tecnologie RFID, abbiamo il portfolio più vasto del settore: abbiamo sviluppato stampanti, etichette antitaccheggio, dispositivi mobili e così via.

Quella del codice a barre è una tecnologia molto longeva. La RFID, ovvero l'identificazione mediante onde radio, prenderà il suo posto, prima o poi?
Oggigiorno si parla molto di queste tecnologie di livello superiore, che vengono anche ampiamente utilizzate. Ma quando pensiamo a un'economia globale dobbiamo pensare a tecnologie di livelli minori. Quindi, se dalla Germania dobbiamo spedire un vaccino fino in Africa centrale, l'umile codice a barre è forse la scelta migliore. 

Quali sono i suoi principali campi di applicazione, oggi?
Lavoriamo molto con il settore della produzione. Per esempio, se ordini un particolare set di sedili in pelle rossa per la tua auto, e ce n'è solo uno in fabbrica, noi possiamo dire a quella fabbrica dove si trovano esattamente quei sedili, e assicurarci che siano pronti al momento giusto per essere montati sulla tua BMW, o Mercedes. O Ferrari, se sei abbastanza ricco. 

Disponete anche di una tecnologia chiamata MotionWork Proximity, sviluppata per garantire che gli operatori di magazzino possano lavorare in sicurezza mantenendo sempre la giusta distanza. In altre parole, avete la tecnologia per verificare che la distanza sociale sia rispettata.
Sì.

Wayne Miller

Quindi, in un ipotetico futuro, potrete verificare che la distanza sociale venga rispettata anche durante un festival musicale o una fiera?
Potenzialmente sì. Al momento ci stiamo lavorando con i produttori, dentro le nostre quattro mura, e lo abbiamo testato in centri di distribuzione, strutture e impianti, ma non è stato ancora testato in un festival musicale. Ma potenzialmente potrebbe funzionare. 

Anche nelle scuole?
La mia partner è un'insegnante, e attualmente è in isolamento a casa perché uno dei suoi studenti è risultato positivo. E senza tecnologia, non c'è modo di provare il fatto che una persona sia venuta a contatto con il virus o meno, quindi 30 studenti sono stati mandati a casa solo perché non esiste una tecnologia per provarlo.

È una cosa che tutti noi abbiamo sperimentato durante la pandemia, credo: non abbiamo le informazioni adeguate, e quindi ci affidiamo a dei metodi che richiamano periodi più "pre-scientifici" della nostra storia... 
La tecnologia fornisce informazioni che permettono di prendere decisioni basate sulle prove, piuttosto che sulle opinioni. Sicuramente tutti abbiamo ben presente i social media, dove tutte le opinioni hanno la stessa importanza. Beh, questa non è la realtà.

Zebra Technologies svolge un ruolo importante nella vaccinazione nel Regno Unito. 
Sì, scansionando i vaccini e confrontandoli con i pazienti. Il governo del Regno Unito ha deciso una gerarchia, quindi gli operatori sanitari saranno i primi ad essere vaccinati, poi sarà il turno delle persone più vulnerabili, quindi quelli sopra gli 80 anni, specialmente quelli che vivono in case di riposo, e poi arriveremo alle persone più giovani. Quello che volevano fare era avere una registrazione accurata di quale vaccino è stato somministrato a quale paziente, perché ci sono due dosi, sai, che si danno a 30 o 20 giorni di distanza l'una dall'altra. E si vogliono registrare i dettagli di entrambe, perché se si ricorda uno o entrambi i vaccini, bisogna ricordare tutti i pazienti a cui si è somministrato il vaccino. Questa era l'importanza di tutto ciò. 

Avete anche le tecnologie per controllare la temperatura, e questo è di vitale importanza per i vaccini contro il Covid-19.
Disponiamo di tecnologie in grado di supportare e monitorare la catena del freddo. Abbiamo delle "etichette termocromatiche" che cambiano colore a seconda della temperatura. Abbiamo anche dei data logger Bluetooth: mettiamo un sensore all'interno di una cassetta di vaccini e ne monitoriamo la temperatura, da quando partono dalla sede del produttore fino a quando raggiungono il punto di consegna. Tutto questo fa parte del track and trace: non è solo una questione di "cos'è?" e "dov'è?", ma anche di "in che condizione si trova?".

Tralasciando la vaccinazione di massa, possoimmaginare che, con la pandemia, la gestione di un numero di pazienti molto maggiore del normale in ospedale sia stata decisamente più complicata del solito.
Passerò ai pazienti tra un attimo. Durante la pandemia, la catena di fornitura dei DPI, ovvero i dispositivi di protezione individuale, è diventata estremamente importante. Noi lavoriamo nel sistema sanitario da 15 anni, ma la catena di fornitura è lo zoccolo duro di Zebra da ben 51 anni. Adesso esaminiamo i pazienti, scopriamo quali DPI abbiamo dato a quali medici, e a quale paziente, e dove si trova quel paziente. Se stiamo rintracciando un paziente attraverso un braccialetto, e se quel paziente ha il COVID o si sospetta che lo abbia, vogliamo rispettare la sua libertà di movimento, e magari inviare avvisi e aggiornamenti all'équipe medica. Gli ospedali non sono carceri, quindi c’è bisogno di molte informazioni sulla localizzazione del paziente. Non si tratta mai di dove si trovano, ma piuttosto del contesto, perché la quantità di tempo che le persone passano in un posto è diventata improvvisamente importantissima. Prima non lo era. Eravamo abituati a stare seduti in una sala d'attesa per un'ora e passa con altre 20 o 30 persone, e ora non possiamo più farlo. È tutta una questione di volumi, oltre che di tempi. Non si tratta solo di luoghi, ma anche di contatti.

Sotto molti aspetti, la pandemia e l'isolamento non hanno solo cambiato le nostre vite. Hanno portato una sorta di accelerazione.
Credo che da qualche parte ci sia una tecnologia che deve ancora realizzare il suo pieno potenziale. E nei prossimi anni vedremo tantissimi sviluppi sorprendenti in termini di soluzioni. Si dice che il settore militare sviluppi le più grandi innovazioni proprio durante una guerra. Nonostante il COVID sia ovviamente una cosa negativa, trovo molto positivo invece che i paesi di tutto il mondo, soprattutto in Europa, stiano lavorando insieme per un obiettivo comune.

Che tipo di tecnologia potete implementare per aiutare gli ospedali? 
Noi guardiamo l'intero percorso del paziente, ponendo il paziente al centro dell'attenzione, ma anche il medico curante. Per quanto riguarda il paziente, prima di tutto lo dotiamo di un braccialetto da mettere al polso. In più, tracciamo e rintracciamo tutti i campioni di sangue di quel paziente, stampiamo le informazioni a riguardo e rintracciamo l’origine di questi campioni. Tracciamo anche tutti i campioni di laboratorio all'interno di uno specifico laboratorio, quindi ci assicuriamo che l'identità su quel campione sia presente quando lo ritiri fuori cinque anni dopo per vedere come sta progredendo la tua malattia: sta peggiorando o migliorando? E poi esaminiamo la tracciabilità di tutti gli asset intorno al paziente, a quale monitor cardiaco abbiamo collegato il paziente, quale ventilatore, quale medico ha lavorato su quel paziente… Forniamo uno smartphone di tipo medico con plastiche sterili, una batteria intercambiabile e uno schermo in Gorilla Glass molto resistente. Mettere la tecnologia nelle mani di un medico sostituisce il desk, e rappresenta anche una finestra sulla cartella clinica elettronica. Con questo smartphone, si può scansionare un farmaco, il braccialetto del paziente, e registrare la dose di medicine direttamente a fianco del paziente. Stiamo quindi evitando che le équipe cliniche debbano camminare fino al desk e poi tornare al paziente. Con questo metodo, possono passare direttamente da paziente a paziente.

L'intervento dell'IA potrebbe migliorare questo flusso di lavoro?
L'IA funziona solo se si dispone di dati. Pensa a tutti i medici e gli infermieri di un ospedale: ogni giorno trattano dai 500 ai 2500 letti. Scansionando i codici a barre è possibile registrare con precisione chi, perché, cosa, dove, quando, i pazienti, i farmaci, le attività, e inserire queste informazioni in un database. Però sono troppe informazioni da registrare per un essere umano. Ecco perché si dovrebbe introdurre l'IA, che è capace di trovare tutti i punti in comune nei dati: come compriamo la maggior parte dei farmaci, da quale paese provengono. Un governo potrebbe notare che sta acquistando molte medicine dall'Ungheria o dalla Cina, e optare per una produzione interna, anche per ridurre i tempi di viaggio. Dopotutto, sappiamo cosa succede se tutti gli aerei rimangono a terra.

E siamo tornati alla catena di fornitura... 
Sì, si può iniziare a usare l'IA non solo per il trattamento dei pazienti, ma anche per le catene di fornitura aziendali e le diverse economie. Economie di scala. L'IA è davvero importante per il nostro futuro, e ciò che stiamo facendo è fornire dati accurati a quell'IA.

I vostri dati sono utilizzati nella progettazione di nuovi ospedali? Siete in contatto con studi di architettura?
Non abbastanza. C'è un ospedale a me molto vicino: è stato costruito cinque anni fa, e uno dei suoi consulenti tecnologici ci ha chiesto se potevamo individuare i percorsi che medici e pazienti fanno in giro per l'ospedale per posizionare nei posti giusti caffè e distributori automatici. Non pensiamo mai al fatto che un medico o un paziente potrebbero dover camminare 30 o 40 metri solo per acquistare una bottiglietta d'acqua. Inoltre, non hanno piantato l'erba vicino ai parcheggi fino a quando non hanno visto la traiettoria percorsa dalle persone per arrivare agli ingressi, e hanno pavimentato quei percorsi. E lo stesso principio vale anche per gli interni: non decidere nulla delle infrastrutture prima di aver tracciato il comportamento delle persone. Quindi sì, ci piacerebbe molto parlare con gli architetti, perché oltre a rendere gli edifici belli, li rendono anche utilizzabili e abitabili.

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