Il dialogo tra forma, uso concreto e variazioni spaziali è fondamentale nell’opera più recente di Najla El Zein, oggetto di una personale intitolata Transition alla galleria Friedman Benda di New York. La sua prima personale in questa galleria è il risultato di due anni di contemplazione dopo la gravidanza, e riguarda la sua trasformazione di madre, di moglie e di innamorata. “Le opere parlano delle mie esperienze fisiche personali”, spiega la designer dal suo studio libanese di Beirut. “Tanto la trasformazione interna e fisica quanto il suo rapporto ­– o mancato rapporto – con gli altri.”

El Zein allude alle tre serie che compongono Transition. “Distorsione” si presenta come un gruppo di sedute di cemento che alludono alla forma della gravidanza in varie fasi della crescita, mentre in “Pilastro frammentato” varie forme cilindriche costruiscono una scultorea colonna non precisamente diritta, che allude alla fragilità e allo spezzarsi dei fondamenti stabili della persona. El Zein spiega come, essendo il “Pilastro frammentato” fatto di sabbia e gesso, ogni elemento appaia un po’ diverso dall’altro. “Ha una finitura disomogenea, vaga”, come la definisce, che la fa assomigliare a “un frammento di materiale indistinto” che allude all’instabilità che nasce dal mutare delle circostanze.

La serie di sedute “Seduction” (l’opera è stata acquistata dal Dallas Museum of Art per la sua collezione permanente) è la storia di un rapporto umano nel variare delle sue fasi. Le forme scultoree sono un riferimento all’introversione e alla disconnessione, oltre che alla seduzione e al desiderio.The ‘Seduction’ series of benches (one piece of which has been acquired by the Dallas Museum of Art for its permanent collection) is a story of human connection in its varying degrees. Its sculpted forms reference introversion and disconnection, as well as seduction and desire.