Nelle tasche interne delle strutture tessili, sembrano abiti di monaci, ci sono libri, oggetti, suoni e immagini che dovrebbero orientarci. Spunta un testo cardine di Jane Addams, premio Nobel nel 1931. Alla sua opera Hull House, Matali Crasset aveva dedicato un progetto ed è a questa attivista politica, utopista e instancabile organizzatrice che si cominciano ad ancorare le speranze di penetrare l’arcano di questo strano universo.
L’utopia in versione Crasset sembra contraddire l’idea che non è l’abito che fa il monaco e suggerirci esclusivamente l’idea di fuga dalla noia. Ed è liberatorio non dovere sempre e solo occuparsi della forma o della funzione. Sembra questa volta e senza esitazione puntare a un diritto naturale al design, a una forma di liberazione che è propria delle teorie più radicali davvero innovative, se non utopiche o rivoluzionarie.
fino al 20 luglio
Matali Crasset: Voyage en Uchronie
Galleria Thaddeus Ropac Pantin, Paris